Il diavolo non esiste
Il Diavolo è sicuramente un soggetto interessante, ed è stato protagonista di straordinarie opere figurative e letterarie. Mi vengono in mente Dante e soprattutto Saramago col suo bellissimo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”.
Ma, guardandolo dal punto di vista teologico/filosofico credo sia la prima cosa che uno rifiuta della religione Cristiana, appena inizia ad applicare un po’ di spirito critico.
Se si arriva da un’educazione cattolica è un po’ più difficile. Se ti riempiono la testa da piccolo con un sacco di dogmi senza senso, ma vedi tanti adulti intorno darle per scontate, la reazione immediata è del tipo “non capisco ancora, prima o poi capirò”. Poi, crescendo, ti accorgi che neanche gli adulti intorno capiscono davvero, semplicemente si fidano di qualcos’altro. Questo qualcos’altro inizialmente pensi, accetti, che sia Dio che ha rivelato a qualcuno tanto tempo fa delle cose che si sono tramandate nel tempo. Se cerchi di capire un po’ di più ti accorgi presto che molti di questi dogmi sono nati nel corso del tempo. Sono stati aggiunti al corpo dogmatico principale, non senza controversie, e che spesso sono frutto di atti legislativi tesi più a tenere in piedi un’organizzazione molto terrena, la Chiesa, che a interpretare il pensiero di un Dio.
In effetti il concetto del Diavolo è visto con sospetto da molti anche all’interno della Chiesa. Che lo si immagini come essere con le corna e gli zoccoli e padrone di un inferno incandescente, come vuole la cultura popolare e molta iconografia, o che lo si guardi in maniera più filosofica come potenza, Dio alternativo, che giustifica la presenza del male nel mondo, è un concetto che fa acqua da tutte le parti.
È un’idea che serve in tutte le religioni (o almeno quelle con qualche elemento di dualismo) a giustificare l’esistenza della sofferenza e delle tentazioni.
Se vogliamo pensare a Dio come a un essere immensamente buono, che ci ama, da dove nasce la sofferenza ? Come giustifichiamo un Dio che ci ha creati con la possibilità di soffrire ? Allora tanto buono non deve essere. E se ci ha creati lui perché è così difficile seguire le sue prescrizioni ? Deve essere colpa di qualcun altro. Inventiamolo.
Libertà
La risposta ufficiale a queste domande (l’ha data anche Papa Francesco nella sua recente intervista in TV, che non mi è piaciuta), è che Dio ha voluto lasciarci liberi di scegliere.
È una risposta che non condivido. Ma dai, Dio, mi metti davvero a giocare per qualche decennio in un videogame e, se perdo, mi fai vivere tutta l’eternità nella sofferenza ? Ma chi ti ha chiesto di farmi giocare ?
Senza contare che questa presunta libertà è tutta da dimostrare. Gli scienziati tendono a trovare un sacco di conferme all’idea che le nostre scelte siano perlopiù il risultato di reazioni chimiche tra gli elementi del nostro organismo. Queste reazioni sono condizionate dall’ambiente circostante, dalla nostra eredità genetica, dal microbioma (l’insieme dei batteri all’interno del corpo), dal viroma (l’insieme dei virus al nostro interno), dalla nostra educazione e posizione sociale.
Penso che la nostra libertà spesso si riduca a prendere coscienza di quali meccanismi, o stimoli, abbiano ispirato una determinata scelta.
Dualismo
Il dualismo poi crea problemi filosofici non da poco. Ammettiamo anche che esista il Diavolo e che il male sia opera sua, mentre Dio resta quello che vuole solo il nostro bene. Ok, ma quel Diavolo chi l’ha creato ? Se è davvero allo stesso livello di Dio, non creato da lui, vuol dire che Dio non è onnipotente, se l’ha creato lui mi ricorda Putin che dice “no, non voglio invadere l’Ucraina” mentre manda agenti provocatori a far scoppiare disordini per avere la scusa per l’invasione.
Insomma non se ne esce.
Ma serve
Però un Diavolo ci servirebbe.
Nelle religioni dualiste, o dualiste mascherate come il Cristianesimo, il Diavolo serve a giustificare la sofferenza e le tentazioni. A noi, agli uomini del nostro tempo, forse non serve più a quello.
Quanto alla sofferenza direi che la scienza ha ampiamente spiegato che il dolore, a livello del singolo organismo, è semplicemente la nostra bussola biologica per evitare situazioni dannose. La sofferenza, come il piacere, ci serve da rotaia per muoverci lungo il percorso su cui la nostra macchina organica funziona meglio. A livello sociale la sofferenza, intesa come tensione tra gli individui, la morte degli individui stessi, è la base del meccanismo evolutivo biologico. I singoli individui possono soffrire, vedere le loro possibilità restringersi fino a scomparire, per il bene della specie.
Ma non solo. L’umanità, con la sua evoluzione culturale prende in mano questi meccanismi ancestrali, e li migliora. La sofferenza dei singoli viene diminuita dalla medicina, dalla solidarietà, dall’educazione, la diplomazia e il commercio che evitano le guerre.
Quindi non ci serve più il concetto di Diavolo per giustificare la sofferenza, sappiamo cos’è e abbiamo un’idea su come gestirla.
Per quanto riguarda le tentazioni la cosa è più complicata.
Se accettiamo l’idea che il bene dell’umanità nel suo insieme è più importante di quello dei singoli individui, abbiamo bisogno di re-introdurre il concetto di peccato. Ci servono regole per comportamentali per il singolo per fare in modo che questo si adegui agli interessi della collettività.
Potremmo definire peccato qualsiasi comportamento individuale che favorisca il bene dell’individuo a scapito di quello della specie.
La cultura laica ha già accettato questa idea da secoli. I peccati più gravi sono puniti dalle leggi. Se ammazzo qualcuno perché ostacola i miei interessi, se rubo, se violento donne o bambini, se anche solo metto a rischio il benessere degli altri, ad esempio guidando un’auto troppo velocemente, vengo punito dalle leggi.
Altri peccati sono veicolati dal senso comune. Se non mi lavo e puzzo o non mi vesto decentemente, se non imparo un mestiere e non cerco un lavoro, se anziché dialogare urlo, se non ho un minimo di cultura, se non mi informo, se non dimostro un minimo di benevolenza e gentilezza verso gli altri, vengo automaticamente classificato dalla maggior parte delle persone che mi circondano come un sub umano. Vengo gradatamente estraniato dal contesto civile.
Ma chi definisce cosa è peccato e cosa no ?
Le religioni hanno giocato storicamente un ruolo importante in questo. Molti dei comportamenti sanzionati dalle leggi e dal senso comune arrivano direttamente da quello che la religione dominante in quel dato territorio riteneva peccato.
Quindi il Diavolo ci serve, non tanto per giustificare il concetto di tentazione (il fatto che l’individuo senta il proprio benessere in conflitto con quello della comunità), ma per analizzare queste dinamiche e definire quali comportamenti sono da considerare buoni e quali cattivi.
Forse Mosè sul Sinai ha parlato col Diavolo non con Dio, è più facile derivare norme comportamentali dal concetto di Male che da quello di Bene assoluto.
E allora ricreiamolo
Proviamo, allora, a ridefinire il concetto di Diavolo.
Guardando la storia umana dall’alto possiamo scorgere una direzione abbastanza definita su cui l’umanità si sta muovendo.
Vi consiglierei, a questo proposito, di leggere il libro “Sapiens. Da animali a dèi” di Yuval Noah Harari. Parlerò di questo libro in uno dei prossimo post, sto ancora mettendo a posto le mie note. È una carrellata dell’evoluzione della nostra specie negli ultimi 100 mila anni.
Harari identifica in questa evoluzione diversi filoni che, insieme, stanno portando l’umanità a diventare sempre più unita e sempre più sganciata dall’evoluzione biologica.
Credo che questa visione del sentiero che stiamo percorrendo possa essere accettata sia da un punto di vista laico che da quello di un credente. La direzione verso cui ci stiamo muovendo possiamo vederla sia come frutto di una casualità, sia come etero guidata da qualche intelligenza superiore. La percepiamo come incerta in entrambi i casi.
Se è oscuro il punto di arrivo è però abbastanza chiaro da cosa ci stiamo allontanando. Abbiamo favorito:
- i comportamenti individuali che hanno portato all’unificazione di gruppi di individui in organizzazioni sempre più vaste.
- i comportamenti dettati più dall’evoluzione culturale che dagli istinti di cui ci ha fornito l’evoluzione genetica.
Quindi definirei il Diavolo come uno dei poli che determina questa direzione. Ci stiamo allontanando da lì. Qualsiasi comportamento che ci riporti verso quel punto di partenza è da definire ispirato dal Diavolo e quindi peccato.
Qualsiasi comportamento che divida anziché unire.
Qualsiasi comportamento dovuto a scelte istintive, non mediate dalla consapevolezza di dove stiamo andando tutti insieme.
Possiamo ridefinire Dio nello stesso modo ?
Credo di no. L’evoluzione culturale ha lavorato per un tempo molto limitato, circa 50 mila anni, negli ultimi due o tre mila ha avuto una grande accelerazione che è diventata spaventosa nell’ultimo paio di secoli. Non è una linea retta e predire il futuro da quello che leggiamo nel passato è impossibile.
Secondo Harari tra non molte generazioni gli individui potrebbero essere talmente diversi da ora (grazie a biotecnologie, possibilità di impiantare coscienze su organismi non biologici etc.) che è impossibile immaginare il futuro dell’umanità (tenendo anche in conto la possibilità che la nostra specie si estingua in un disastro ecologico).
Quindi no, non possiamo definire Dio in questo modo. Come credenti possiamo accettare l’idea che esista, che parli nelle nostre coscienze, che ci guidi su un cammino che ha un senso, ma non possiamo capire più di questo. Come non credenti possiamo solo incrociare le dita.
I comandamenti
Stabilito qual’è la bussola, visto che negli ultimi 500 anni ci siamo mossi parecchio forse è il caso di riguardare la mappa e decidere da che parte andare. Potremmo risalire sul Sinai e riscrivere le tavole della legge, questa volta in digitale (Mosè si è limitato a 10 perché doveva scoprire sulla pietra con un martello, qui possiamo metterne un po’ di più).
Una lista stilata oggi potrebbe comprendere:
- Paga le tasse. Senza barare. Servono per migliorare la vita di tutti. Se sei uno dei fortunati che ha di più della media non sentirti sminuito dal dover dare di più a tua volta. Il mondo è stato generoso con te, ricambia con entusiasmo.
- Controlla come vengono usate le risorse comuni. Non firmare assegni in bianco ai politici, esigi trasparenza, informati, controlla, eleggi chi fa meglio per il bene di tutti.
- Esigi che i politici che eleggi lavorino per cedere sovranità, dove è possibile, a organizzazioni sempre più ampie. E controlla anche i politici di queste organizzazioni.
- Partecipa alla vita politica, se ne hai le capacità anche in prima persona.
- Coltiva il tuo potenziale. Studia, non solo a scuola, ma per tutta la vita.
- Cerca un lavoro, non farti mantenere se puoi. Cerca un lavoro che ti dia pienezza, che ti faccia usare tutte le tue capacità.
- Non sgomitare, cerca di non prevaricare sugli altri. In una disputa cerca il miglior compromesso per tutti. Nella contesa per un incarico riconosci il valore di chi è meglio di te e sostieni il tuo valore se sei tu il migliore. Cerca il bene comune non il tuo, devi comprendere il punto di vista degli altri e le loro capacità. E accetta che le decisioni prese insieme possano non essere sempre le migliori, una decisione sbagliata presa insieme è meglio di un conflitto perenne o di una scissione.
- Trovati degli amici. Non vivere senza relazioni. Un legame forte con alcune persone è un buon allenamento per creare legami con tutte le persone del mondo.
- Non accumulare ricchezze per paura del futuro. Il denaro, le risorse servono a spingere avanti il mondo e non possono farlo se non vengono scambiati. Rischia i tuoi averi, anche con l’obiettivo di moltiplicarli, ma mettili in gioco, finanzia imprese che ritieni utili. Se hai una casa in cui non abiti, anche per un periodo, affittala.
- Se hai un’idea per un progetto non partire da solo. Parlane ad altri e realizzatelo insieme. Condividi i guadagni e i rischi.
- Mira a comprendere sempre meglio te stesso. La tua salute, le tue capacità, i tuoi limiti.
- Ama l’arte. Leggi, ascolta musica, visita musei, impara a suonare uno strumento.
- Non nasconderti. Non fingerti diverso da quello che sei. Odia la privacy e spingi perché vengano cancellate le leggi che la sostengono. Quanto più gli individui sono trasparenti ed esposti al reciproco controllo/aiuto tanto più facile sarà creare una società che funzioni più come organismo che come insieme di individui isolati. Permetti che i tuoi averi, le tue scelte, anche il tuo DNA siano visibili ai ricercatori. E controlla che uso viene fatto di questi dati.
- Non sindacare sulle scelte politiche, sessuali, etiche altrui. Se hai idee diverse dialoga, cerca di trovare insieme agli altri le soluzioni migliori. Ma tieni presente che solo comportamenti individuali liberi (non costretti o inibiti dagli altri) hanno l’energia per sostenere una macchina sociale funzionante. In generale un comportamento scorretto è meglio di un individuo depresso, finché il danno che reca alla comunità non è elevato.
- Ridi, rilassati, divertiti, perdi tempo. Ed evita l’eccesso di tutte queste cose.
- Evita l’ansia, la fretta di raggiungere risultati, l’ambizione. Evita anche l’eccesso di pigrizia.
- Cammina molto. Non usare l’auto per andare dove basta una bici.
- Cerca momenti di riflessione. Medita regolarmente. La meditazione ti rimette in fase col mondo, e, se ci credi, con Dio.
- Non restare soffocato in una situazione, un lavoro, una relazione. Ma non gettare la spugna troppo in fretta. Anche riuscire a salvare un rapporto con una persona, trovare nuovi punti di intesa, migliorare un posto di lavoro è un bel risultato.
- Non fare più figli di quelli a cui puoi dare una vita decente e una buona educazione. Ai figli bisogna dedicare tempo, valuta quanto ne hai. Ma se possiedi risorse e tempo fanne.
- Cerca di capire quando la tua vita diventa solo più fonte di sofferenza per te e per gli altri. Quando ti rendi conto non hai più nulla da dare comincia a disfarti dei tuoi averi e lascia spazio agli altri.