Scienza, Omeopatia e Fedi

Photo by Artem Maltsev on Unsplash
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Nel Post precedente ho accennato all’Omeopatia, più come spunto per parlare di altro che con la reale intenzione di parlare della sua validità o meno. Vic e PG hanno fatto commenti, piuttosto vivaci direi, su questo secondo aspetto. Visto che non sono d’accordo con la loro visione della faccenda provo a dire quello che penso a riguardo.

ciarlatani

La critica più forte che viene fatta all’Omeopatia, come a tutte le Medicine Alternative è quella di sfruttare l’ingenuità delle persone per propinare tecniche di guarigione che non guariscono o, guariscono quello che si sarebbe comunque messo a posto da solo o con un miglioramento dovuto all’effetto placebo. Questo in contrasto con la Medicina Ufficiale che cura secondo pratiche sancite come valide dalla comunità medico scientifica.

Se la guardiamo in questi termini la validità di un sistema rispetto all’altro risiede nell’affidabilità dell’ente che sancisce quali cure sono efficaci e quali no.

Proverò a parlare anche della validità oggettiva della Medicina, e di quello che la Scienza può effettivamente dire di sapere o non sapere, in generale e in particolare sul funzionamento del corpo umano. Ma ci tengo a far notare qui che non stiamo parlando di quello. Chi giudica se una pratica medica è da considerarsi lecita o meno non è un’oggettività scientifica. Chi giudica sono istituzioni umane, con interessi economici, politici, di ambizioni personali, di rivalità con altre istituzioni. Siamo né più né meno sullo stesso livello delle leggi. Le decisioni sono prese in gran parte in base ai rapporti di forza tra le parti.

Ma guardiamo più da vicino i vari aspetti.

guariscono ?

I medici tradizionali guariscono ?

Se mi fratturo una gamba o mi viene una polmonite o peggio, sicuramente non vado da un omeopata. Vado da un dottore, faccio le analisi del caso e seguo le cure. E sono anche contento che esista un organismo che si è assunto il compito di verificare che i farmaci che mi danno siano appropriati e non facciano danni eccessivi. Questo per premettere in chiaro che non voglio buttare merda sulla medicina ufficiale o sulla classe medica e neanche sulle istituzioni legali che governano il loro agire.

Detto questo ci sono parecchie patologie rispetto alle quali la Medicina sembra dover fare ancora molti passi avanti.

Visto che questo è il mio blog personale e sto parlando di una mia opinione voglio citare un caso personale. Da qualche mese ho un problema a un occhio, un opacità del vitreo, farfalle nere che svolazzano e rendono la visione fastidiosa, il tutto, a volte, accompagnato da lampi di luce a fronte di movimenti bruschi.

Sono andato da un oculista. A pagamento perché prenotando col servizio sanitario nazionale si andava troppo per le lunghe. Visita non conclusiva, serviva un esame della retina. Fatto a pagamento anche questo, sempre per i tempi lunghi. Di nuovo visita e il responso è stato che non c’era distacco della retina, sulla causa dei lampi la risposta è stato qualche borbottio indistinto, il problema delle farfalle volanti liquidato con un “deve bere tanto”.

Nessun accenno al perché due problemi a suo dire slegati si siano presentati nello stesso momento. Nessun accenno a una possibile causa sistemica del problema, una patologia di altri organi o mentale che finisce per manifestarsi sull’occhio prima che da altre parti.

Dopo aver bevuto per due mesi un sacco di acqua e averne tratto scarso giovamento sono partito per il Camino de Santiago. Il problema è completamente scomparso nei primi giorni e me n’ero completamente dimenticato. Ora che son tornato da qualche settimana accenna a ripresentarsi.

Da tutto questo mi viene da estrarre una serie di dubbi:

  • Magari questo medico non era abbastanza competente. Cosa dovrei fare ? Provarne un altro ? Devo provarli tutti ? Le istituzioni che dichiarano ciarlatani gli omeopati non dovrebbero bacchettare sulle mani anche i medici incapaci e indicarmi quelli bravi ?
  • Sul Camino accadono veramente i miracoli ?
  • Ha davvero fondamento il proverbio “Nasciamo tutti con due dottori: la gamba destra e la gamba sinistra” ?
  • Non è che il problema è proprio l’esistenza degli specialisti ? O che questi prima, o oltre, il cercare malfunzionamenti degli organi di cui sono più esperti dovrebbero ipotizzare anche problemi generali, non escludendo quelli psicologici. Insomma i medici tradizionali non dovrebbe imparare dagli omeopati a essere più olistici ?
  • Non è che la medicina è capace di curare solo le malattia gravi ? Quelle in cui anche un intervento grossolano e con side effects notevoli sull’organismo è preferibile a tenersi il problema ?
  • Non è che la medicina non ha capito molto del funzionamento del corpo umano ? Soprattutto delle interazioni tra corpo e mente ? E se è così ha davvero il diritto di ergersi a giudice di chi cerca strade parallele ?

le medicine alternative guariscono ?

Non ho grandi aneddoti da citare a questo proposito. Mi sono rivolto a guaritori non ufficiali in svariate occasioni per problemi minori e devo dire di averne sempre tratto giovamento, se non altro perché ho sempre trovato persone che ti trattavano come un essere completo non come un lego in cui cercare il mattoncino rotto. La guarigione può essere stata frutto di effetto placebo, non lo so. Ma se così fosse non è una cosa che anche la medicina ufficiale dovrebbe imparare ad usare ? Se l’effetto placebo guarisce non dovrebbe essere studiato e usato ?

il ruolo della scienza

La Scienza come la intendiamo oggi nasce nel 1500 da un profondo atto di umiltà dell’essere umano. Nasce dall’avere qualcuno finalmente ammesso che non sapevamo niente e che dovevamo costruire il sapere partendo dall’osservazione dei fenomeni, dalla formulazione di ipotesi che le spiegassero e prove empiriche che confermassero o smentissero queste ipotesi.

Può questo processo avere una fine ? Può arrivare un momento in cui dichiareremo di aver compreso tutto ? Qualcuno è convinto di sì, ma si tratta di una Fede, non di un’evidenza scientifica. E se non è così, o finché non sia così, finché non si arrivi a dar conto di tutto, quanto possiamo considerare certo di quello che abbiamo imparato ? Non dobbiamo essere sempre pronti a buttar via tutte le conoscenze acquisite perché un fatto nuovo mette in crisi l’intera struttura ? Non è successa una cosa del genere con Einstein rispetto alla fisica Newtoniana ?

Davvero la Scienza può affermare che una determinata spiegazione di un fenomeno non può essere vera ? O non si deve limitare a dire per quanto ne sappiamo oggi non è dimostrabile ? E se è così non assume un peso rilevante nella costruzione del castello di sapere, che di fatto governa le vite di tutti, come viene deciso quali fenomeni indagare ?

Ho la sensazione che il nocciolo della questione stia davvero qui.

In uno dei libri di Harari si accenna al problema facendo l’esempio di un ricercatore che voglia studiare la sofferenza degli animali (purtroppo non dei sassi Vic 😂). Questo ricercatore non riceverà mai un finanziamento. Quello che può fare è presentare la sua ricerca facendo notare che la sofferenza degli animali ha un impatto diretto sulla produttività degli allevamenti.

Rupert Sheldrake

The Science Delusion di Rupert Sheldrake (in italiano è uscito col titolo Le illusioni della scienza ) è pieno di esempi di questo tipo. È un libro che dovreste assolutamente leggere se condividete una fede cieca nella Scienza.

È un libro scritto da uno scienziato, un biologo con importanti ricerche e scoperte alle spalle, che critica la Scienza dall’interno, in nome della Scienza stessa. Fa notare i molti dogmi di cui la comunità scientifica è pervasa, dogmi che derivano da filosofie materialiste del XIX secolo e che l’autore vorrebbe trasformare in domande da sottoporre a verifica con il metodo scientifico stesso. Le domande, una per capitolo, sono: “La natura è meccanica ?”, “La quantità totale di materia ed energia è sempre la stessa?”, “Le leggi della natura sono costanti?”, “La materia è priva di coscienza?” (Vic 😜), “La natura è priva di obiettivi?”, “Tutta l’eredità biologica è materiale?”, “I ricordi sono conservati come tracce materiali?”, “Il pensiero è confinato nel cervello?”, “I fenomeni psichici sono illusori?”.

Il capitolo 10, intitolato “La medicina meccanicistica è l’unica che funziona davvero?” È completamente dedicato all’oggetto di questo post, ne faccio una breve sintesi.

autoguarigione e igiene pubblica

Animali e piante hanno sviluppato da millenni meccanismi di autoguarigione, e che anche l’essere umano sia dotato di questa capacità è noto da secoli. Gli ateniesi, cinquecento anni prima di cristo, ma anche arabi e cinesi usavano pratiche molto simili ai vaccini odierni per prevenire epidemie.

I grandi successi della medicina nel XIX sono dovuti al miglioramento delle condizioni igieniche a fronte anche della scoperta dell’esistenza dei germi da parte di Pasteur. Nè questa scoperta ne le pratiche igieniche e le vaccinazioni derivavano dalla teoria meccanicistica della vita e dalla concezione materialistica del mondo.

penicillina e farmaci

La scoperta della penicillina è stato un evento casuale e inaspettato, non frutto di una ricerca mirata. Le capacità curative delle piante officinali sono note da secoli e il 70 per cento dei medicinali odierni è basato sui principi attivi delle piante, derivati da fonti naturali o sintetizzate in laboratorio. La restante parte dei medicinali è prodotta per tentativi. Si prendono sostanze più o meno a caso e si testa il loro effetto sulle cellule e, in caso di effetti interessanti, successivamente su organismi più complessi, fino alla sperimentazione sugli umani.

Benché si siano spesi ingenti capitali in ricerche tese a scoprire nuovi farmaci sulla base della comprensione dei genomi e dei dettagli molecolari delle cellule i risultati sono stati molto deludenti.

I nostri farmaci non derivano dalla conoscenza che la medicina ha del corpo umano.

Le case farmaceutiche spendono tantissimo in pubblicità e promozione, per far apparire i propri farmaci più sicuri ed efficaci di quanto non siano in realtà, compreso in molti casi il fenomeno del ghostwriting, articoli scientifici firmati da scienziati pagati, ma in realtà scritti dalle case farmaceutiche stesse (l’autore cita uno scandalo della DesignWrite e della casa farmaceutica Wyeth).

Le case farmaceutiche spendono tantissimo in lobbying (900 milioni di dollari tra il 1998 e il 2004). Molti enti regolatori sono finanziati dalle case farmaceutiche che dovrebbero controllare.

effetto placebo

Il successo di un farmaco o di una terapia è notevolmente influenzato dalle aspettative sia del paziente che del terapeuta. Per questo motivo gli esperimenti in questi campi avvengono in condizioni di cecità, in cui né i medici, né i pazienti sanno chi assume il farmaco e chi il placebo.

Il sistema a doppio cieco ha dei limiti, per esempio nel caso in cui il farmaco abbia dei forti effetti collaterali. In questi casi i pazienti a cui è stato dato il placebo vengono facilmente smascherati dall’assenza di questi effetti (i test del Prozac hanno evidenziato questo problema, ad esempio. L’indagine sui dati della ricerca, pubblicati su imposizione di un tribunale dalla Ely Lilly sembrano dimostrare che il Prozac non fosse meglio del placebo).

L’effetto placebo funziona non solo per i farmaci, ma anche nel caso di finte operazioni chirurgiche (test effettuati negli anni cinquanta nei casi di angina).

Per molti anni, la maggior parte dei ricercatori in campo medico ha considerato le risposte placebo come un’irritante complicazione degli studi clinici, un intralcio nella ricerca delle vere cure. L’atteggiamento però sta cambiando: la risposta placebo mostra che le credenze e le speranze dei pazienti hanno una parte importante nel processo di guarigione.

L’impatto di un trattamento collaudato è sempre rafforzato dall’effetto placebo. Non solo il trattamento darà un beneficio standard, ma avrà anche un beneficio aggiunto, perché il paziente si aspetta che la cura sia efficace. I migliori dottori sfruttano appieno l’impatto placebo, mentre i peggiori aggiungono solo un minimo rafforzamento placebo alle loro cure.

Nel 2009, si è scoperto che le risposte placebo stavano aumentando, in particolare negli Stati Uniti. Negli studi clinici, sono sempre meno numerosi i farmaci che battono i placebo. In altre parole, è cresciuto il numero dei farmaci che non superano i trial clinici, il che provoca gravi problemi alle case farmaceutiche.

Se il materialismo fosse un fondamento adeguato per la medicina, le risposte placebo non dovrebbero verificarsi. Il fatto che invece si verifichino mostra che le credenze e le speranze delle persone possono avere effetti positivi sulla loro salute e la loro guarigione. Viceversa, disperazione e senso di impotenza possono avere effetti negativi. Esiste addirittura un campo di ricerca dedicato a questo tema, la psiconeuroimmunologia. Stress, ansia e depressione sopprimono l’attività del sistema immunitario e lo rendono meno in grado di resistere alle malattie e di inibire la crescita di cellule tumorali. Perciò le persone ansiose o depresse hanno maggiori probabilità di ammalarsi o di contrarre un cancro. Le risposte placebo dicono che salute e malattia non sono solo questione di fisica e chimica, ma dipendono anche da speranze, significati e credenze. Le risposte placebo sono parte integrante della guarigione.

(Sheldrake, Rupert. Le illusioni della scienza (Italian Edition) . Feltrinelli Editore.)

ipnosi, verruche e stili di vita

L’autore qui passa in rassegna vari casi in cui si evidenziano effetti fisici, come la cura delle verruche ottenuti attraverso l’ipnosi o pratiche simili.

Prende poi in considerazione altri fattori che influenzano la salute, come le motivazioni, gli atteggiamenti e i fattori sociali. Le persone che hanno credenze religiose, che hanno una rete di parenti o amici o animali domestici godono di una salute migliore.

terapie alternative

Si parla principalmente di agopuntura, una pratica inspiegabile dal punto di vista scientifico e che ha al suo attivo parecchi successi. Non è testabile in doppio cieco (non si possono usare aghi finti 😁).

ricerca comparata di efficacia e conclusioni

L’autore qui propone come alternativa, o in aggiunta, al doppio cieco un sistema per confrontare l’efficacia di cure diverse per una data malattia. Riporto qualche paragrafo significativo.

Immaginatevi, per esempio, che l’omeopatia risulti il trattamento migliore per l’herpes labiale. Gli scettici sosterrebbero che sarebbe solo grazie al fatto che l’omeopatia ha un effetto placebo più forte delle altre cure. Ma se l’omeopatia liberasse effettivamente una risposta placebo maggiore, questo sarebbe un pregio, non uno svantaggio. L’omeopatia funzionerebbe davvero e probabilmente sarebbe anche meno costosa.

Uno dei problemi della medicina meccanicista è la sua visione a tunnel, con la sua ossessione per i metodi chimici e chirurgici e con l’esclusione di tutti gli altri. Per decenni, la concezione materialista del mondo ha plasmato il modo in cui si insegna medicina nelle università, ha sbilanciato il finanziamento della ricerca medica e ha dato forma alle politiche dei servizi sanitari nazionali e delle compagnie di assicurazione private. Nel frattempo la medicina è diventata ancora più costosa. La ricerca sull’efficacia comparata può portare a un sistema di medicina realmente basato sulle prove, che includerebbe, anziché escludere, terapie che non sono coerenti con il sistema di credenze materialista.

Al momento abbiamo un sistema medico ufficiale finanziato dallo Stato che è costoso, restrittivo e fortemente influenzato dalle grandi case farmaceutiche, la cui preoccupazione principale è quella di fare grandi profitti. Questo sistema ha avuto un successo spettacolare, ma la maggior parte dei suoi progressi si è verificata prima degli anni Ottanta. Il ritmo dell’innovazione va rallentando e la maggior parte delle promesse della medicina genetica e della biotecnologia restano inadempiute. Nel frattempo i costi delle cure e della ricerca aumentano.

Se il monopolio del materialismo sponsorizzato dallo Stato fosse meno forte, la ricerca scientifica e clinica potrebbe considerare il ruolo di credenze, fedi, speranze, paure e influenze sociali sulla salute e sulla guarigione. Si potranno confrontare i sistemi di terapia sulla base della loro efficacia e le persone potranno scegliere quello che, probabilmente, funzionerà meglio per loro, con l’aiuto di consiglieri informati. Dieta, esercizio fisico e programmi di medicina preventiva si potranno a loro volta confrontare sulla base della loro efficacia. La natura delle risposte placebo e il potere della mente potranno diventare campi di ricerca validi, come gli effetti della preghiera, della meditazione e di altre pratiche spirituali. Un sistema medico integrativo darebbe alle persone la possibilità di condurre una vita più sana. Medici e pazienti potrebbero diventare più consapevoli della capacità innata del corpo di guarirsi e potrebbero riconoscere l’importanza della speranza e della fede. Si potrebbe chiedere a un maggior numero di persone come preferirebbe morire, se a casa, in una casa di riposo o in un reparto di terapia intensiva. Un approccio integrativo alla medicina farebbe affidamento sugli enormi progressi degli ultimi due secoli e li includerebbe in una forma più aperta di medicina, che potrebbe essere più efficace e costare meno.

(Sheldrake, Rupert. Le illusioni della scienza (Italian Edition) . Feltrinelli Editore.)

6 risposte a “Scienza, Omeopatia e Fedi”

  1. Grazie per questa riflessione.
    Credo che il metodo scientifico sia molto legato alla tecnologia e alle conoscenze del periodo storico in cui si vive.
    Negli anno 50 i medici ti consigliavano di fumare per calmare lo stress ora ti dicono di smettere perché è dannoso. Anche in medicina ci sono le mode, da piccola mi propinavano medicine per indurmi a mangiare di più e diventare più cicciottella (sinonimo di salute a quei tempi, anni ’70) e non tenevano conto che stavo tutto il giorno a correre e saltare per i campi, ero in salute, ora dobbiamo tutti dimagrire.
    Con la tecnica del neuroimaging ora si riesce a vedere cosa succede al cervello anche solo quando pensiamo a qualcosa e da qui gli studi porteranno a capire l’effetto placebo, la meditazione..

    Inoltre penso che i medici dovrebbero usare con molta cautela, se non abolirla, la parola cronico/a. Quando la pronunciano le persone sono rincuorate perché un medico ha dato una spiegazione alla loro difficoltà, ma ne ha interrotto la ricerca per stare meglio.

    Ricercare, avere spirito di ricerca per migliorare la qualità della vita penso sia la chiave per toglierci dalla situazione di giudicare ‘questo è giusto e questo è sbagliato.’

  2. Nella prima parte del tuo post mi sembra che le contestazioni non riguardino il “metodo scientifico” – in generale, non soltanto applicato alla medicina – ma le “istituzioni” che tale metodo dovrebbero applicare.

    Non capisco davvero come si potrebbe stabilire l’efficacia di un farmaco o presunto tale se non tramite gli strumenti oggi utilizzati, certamente perfettibili e soggetti ad errori, ma di cui non vedo alcuna sostituzione credibile. Esiste, o dovrebbe esistere, a tuo parere, un “ente alternativo” a cui affidare la verifica di una qualsivoglia pratica medica? E, nel caso, quali strumenti dovrebbe utilizzare che risultino diversi dal “metodo scientifico”?

    Sostieni che “… Chi giudica se una pratica medica è da considerarsi lecita o meno non è un’oggettività scientifica. Chi giudica sono istituzioni umane, con interessi economici, politici, di ambizioni personali, di rivalità con altre istituzioni …” ma non ci dici chi, invece, dovrebbe giudicare: non conosco alcuna umana istituzione che sia del tutto esente dai difetti (verissimi!) che elenchi! In futuro, magari, potremmo affidarci alla maggiore oggettività dell’intelligenza artificiale senza dimenticare, però, che sarà anch’essa progettata e implementata da esseri umani. Oggi, così è, che ci piaccia o meno …

    La critica più forte che io faccio all’omeopatia e a qualunque altra pratica ad essa assimilabile, non è “quella di sfruttare l’ingenuità delle persone per propinare tecniche di guarigione che non guariscono o, guariscono quello che si sarebbe comunque messo a posto da solo o con un miglioramento dovuto all’effetto placebo” ma di non essere in alcun modo verificata, almeno finora ed a mia conoscenza, da nessun fondamento basato sul metodo scientifico. È confermato l’effetto placebo ma l’omeopatia proprio no! E in questi casi la probabilità di affidarsi a ciarlatani senza scrupoli aumenta pericolosamente.

    Sarei curioso di conoscere il criterio con il quale decidi di affidarti alla medicina tradizionale piuttosto che a quelle alternative: fratture o polmonite, la prima; cosa, invece, affidare alle seconde? Quelle “meno gravi”? E cosa vorrebbe dire “meno gravi”, oggettivamente? Il tuo caso personale non fa che confermare i limiti ben conosciuti della medicina: spesso, ancora oggi, si procede per tentativi ed esclusioni e non è affatto scontato che si ottenga un risultato apprezzabile. La medicina non è una scienza esatta come, del resto, non lo è nessuna scienza, matematica compresa. In fondo dovresti essere più benevolo con l’oculista che ti ha visitato: bere molta acqua mi sembra un’eccellente cura omeopatica, senza neppure l’aggiunta di sostanze estranee infinitamente diluite!

    Magari sul Cammino esistono davvero i miracoli che, ricordiamolo, sono un’invenzione delle religioni. Se un ammalato si bagna a Lourdes e inaspettatamente guarisce, la Chiesa Cattolica inizia un lungo processo di verifica e, nel caso in cui la Scienza ufficiale non fornisca adeguate spiegazioni, si arriva a concludere, con enorme presunzione, che si sia trattato di un intervento divino, extraterrestre, un miracolo per l’appunto. Non credo nei miracoli, purtroppo, e neppure nelle religioni …

    Non ho dubbi che, nella malattia e nella salute, esista un’indubitabile relazione tra corpo e mente, cosa confermata da tutti o quasi i medici tradizionali senza la necessità che questi ultimi imparino dagli omeopati a essere più olistici. Allo stesso modo, per quanto ne so, l’effetto placebo è studiato e utilizzato anche nella medicina tradizionale (il tuo oculista, ad esempio!) anche se ancora nessuno sa bene quanto, come e perché funzioni.

    Ti domandi: “Può arrivare un momento in cui dichiareremo di aver compreso tutto?”. La Scienza ha già risposto con un chiarissimo “no”, grazie soprattutto al famoso dibattito tra Einstein e Bohr riguardo alla fisica quantistica e alla conseguente “Interpretazione di Copenhagen”: aveva ragione, ed è stato sperimentalmente dimostrato, lo scienziato danese, nonostante il fatto che le sue teorie e previsioni vadano contro ogni senso comune con il quale gli esseri umani interpretano la realtà.

    Per quanto mi riguarda, uno scienziato serio non affermerà mai che una determinata spiegazione di un fenomeno non può essere vera, a meno che non ne abbia prove sperimentali inconfutabili, sempre pronto a cambiare idea nel caso in cui nuove conoscenze dimostrassero il contrario. Insisto dunque nell’affermare che, al momento, l’omeopatia non è dimostrata per cui potrebbe essere vera o falsa ma, di certo, non mi affiderei mai ad un rimedio omeopatico neppure per prevenire la formazione di un callo nel pollicione di un piede!

    Di contro, ho già inserito “Le illusioni della scienza” di Rupert Sheldrake nell’elenco dei prossimi libri che vale la pena comprare e leggere: magari mi aiuterà a cambiare o ampliare il mio punto di vista. Attenzione, però, a non confondere autoguarigione e vaccini: la prima è possibile, per definizione, in qualunque essere vivente che sia dotato di un sistema immunitario ma, nello specifico, a volte deve essere attivata da un medicinale – scoperto e verificato dalla scienza tradizionale! – che chiamiamo vaccino.

    Le case farmaceutiche sono di certo criticabili e, senza dubbio, promuovono i loro interessi ma questo non ha nulla a che vedere con i principi di cui finora abbiamo discusso: gli Stati provano a difendersi con le Agenzie del farmaco, anch’esse ovviamente perfettibili e … di parecchio. Non dimentichiamo, però, un esempio da manuale: la FDA non approvò mai, nonostante le pressioni di ogni genere, l’uso del Talidomide negli USA, evitando a quel Paese le tragedie accadute nel resto del mondo.

    Mi fermo qui, al momento, nonostante gli argomenti da te sollevati meritino senz’altro maggiori approfondimenti e un più ampio dibattito. A presto, dunque.

    1. Il metodo che suggerisce Sheldrake per valutare quali terapie funzionano meglio non credo sia impraticabile. In sostanza mi sembra suggerisca di produrre per ogni malattia una lista di possibili cure (ufficiali e alternative) e di indirizzare i casi da curare spalmandoli sui diversi tipi di cure disponibili. Un’analisi a posteriori sugli esiti di ciascuna cura evidenzierà quali cure risultino più efficaci per un determinato tipo di malattia, e anche quali cure hanno più variabilità rispetto agli operatori che le praticano. Quest’ultima cosa mi sembra molto interessante: capire se quello che funziona è la cura in sé o quello che ci mette il singolo operatore.
      Il problema magari è chi decide quali ammalati indirizzare verso una determinata cura o verso un’altra. Secondo me andrebbe lasciato alla sensibilità dei singoli utenti.
      Mettere in pratica questo suggerimento si scontra con l’affermazione che tu stesso fai rispetto all’omeopatia: “di non essere in alcun modo verificata, almeno finora ed a mia conoscenza, da nessun fondamento basato sul metodo scientifico”.
      Il centro del discorso è tutto lì.
      Se guardi bene oggi nessuna cura è verificata dal metodo scientifico. La medicina ha capito parecchi meccanismi, conosce l’effetto di certe sostanze sulla biochimica delle cellule, conosce il funzionamento di alcuni meccanismi del corpo umano, ma non conosce un sacco di cose. Sicuramente non conosce a fondo le interazioni tra corpo e mente, ma neanche, mi sembra, il funzionamento, ad esempio, delle risposte ormonali o dei neurotrasmettitori. Si sa che determinate sostanze hanno un certo tipo di ruolo/effetto ma non credo siamo in grado di replicare con i farmaci quei meccanismi. I neurotrasmettitori vengono prodotti dal nostro corpo in quantità minime per brevissimi periodi, indirizzati ad aree particolari e in coordinazione tra diverse sostanze. Curare con i farmaci è spesso l’equivalente di tentare di aggiustare un orologio a martellate. Qualche volta ti può anche andare bene (Fonzie insegna) ma tirare in ballo il metodo scientifico forse è eccessivo.
      Dire che una cura non è ammessa perché non ha un fondamento scientifico è un po’ mettere il carro davanti ai buoi. È più sensato verificare oggettivamente quali cure funzionano e quali no, ammettendo all’esame senza filtri tutto quello che viene proposto. A fronte di cosa funziona e cosa no avrà senso che i ricercatori cerchino di capire perché una cura funziona e l’altra meno. Magari scopriremo che è effetto placebo, ma allora, forse, sapremo qualcosa di più su come liberare e amplificare questo effetto, che, a quanto pare, è la miglior medicina di cui disponiamo.

      1. Dunque, a tuo parere, oggi nessuna cura è verificata dal metodo scientifico: mi sembra un’affermazione quanto meno azzardata. Si possono avere dubbi e incertezze sulla procedura in doppio cieco ma sostenere che sia inutile o non rispetti il metodo scientifico significa negare l’evidenza: i pazienti sottoposti a test ed i medici che somministrano il farmaco ignorano le informazioni fondamentali dell’esperimento; a seguire vengono condotte approfondite analisi statistiche e tutti i dati ottenuti devono essere pubblici, sottoposti al giudizio di qualunque specialista in materia ed alla verifica di ogni agenzia del farmaco che ne stabilisce o meno l’approvazione seguendo parametri ben precisi: efficacia, effetti collaterali, controllo degli impianti di produzione e della qualità del prodotto finale e, infine, stabilendone anche i canali di distribuzione ed il prezzo al pubblico. Cos’è tutta questo minuzioso sistema, solo un modo per prenderci per i fondelli e favorire le lobby delle case farmaceutiche o il meglio che si possa fare per minimizzare il rischio che i malati assumano sostanze inefficaci o, addirittura, potenzialmente nocive? È questo, a mio parere, l’unico modo che oggi abbiamo per “verificare oggettivamente quali cure funzionano e quali no” (io scriverei: il più oggettivamente possibile!). Non credo che l’omeopatia sia stata esclusa a priori dalla sequenza di passi sopra riportata ma, banalmente, nessuno ne ha finora dimostrato l’efficacia: solo questo, niente di più. In caso contrario, perché non accettare senza troppi dubbi i vaticini degli oroscopi o dei lettori di tarocchi professionisti?

        1. Dicendo che le attuali cure non sono frutto del metodo scientifico mi riferivo più alla fase di progettazione della cura che a quella di verifica. Comunque, parlando di verifica, penso che i trial clinici siano l’equivalente dei test di componente nella progettazione software. Testano una parte della cura, e sono fatti prima che la cura sia diffusa nel mondo reale. Tanto per dirne una il doppio cieco sembra fatto apposta per minimizzare l’effetto placebo, e non “misura” le capacità del terapeuta. Due cose estremamente importanti per la guarigione.
          Quello che sto provando a dire è che, credo stiamo sbagliando bersaglio. In nome della ricerca di obiettività scientifica non ci preoccupiamo della guarigione. È più importante stabilire se una cura è scientificamente fondata o stabilire se la gente con quella cura guarisce ? Secondo me è di gran lunga più importante la seconda cosa, e se è così non ha nessun senso non sottoporre ad “approfondite analisi statistiche” anche cure che non hanno una base oggi compresa dalla Scienza.
          Ora queste “approfondite analisi” non credo vengano effettivamente fatte nemmeno per le cure ufficiali. Tornando al caso del mio oculista, per esempio, dubito fortemente che la cura, fallimentare secondo me, del mio disturbo sia finita in qualche statistica. E così per la maggior parte delle persone che si recano da un qualsiasi medico per un qualsiasi disturbo. Le statistiche di cui parli tu sono probabilmente fatte per qualche farmaco in qualche ospedale, e mi chiedo con che serietà siano raccolti i dati (immagino i medici, presi da tutt’altri problemi, che delegano a qualche segretaria la compilazione di qualche tabella ritenuta più un disturbo alla loro attività che un aiuto)

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