Il Vangelo di Marco

Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia o il perdono, di chi penso non fu altri che un uomo, come Dio passato alla Storia.

Ma inumano è pur sempre l’amore di chi rantola senza rancore, perdonando con l’ultima voce chi lo uccise tra le braccia di una croce.

(Si chiamava Gesù – Fabrizio De Andrè)

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Riprendo la chiacchierata sulla religione cristiana iniziata con la Trinità. Dicevo lì che mi piaceva l’idea di un Dio che volesse comunicare con l’uomo, e scegliesse di farlo attraverso due meccanismi che riflettono due dimensioni concentriche dell’uomo: la parola, la storia, il racconto, per parlare alla razionalità umana e lo spirito, l’intuizione, per parlare al nostro inconscio.

Vorrei ora cercare di indagare su quello che questo Dio sta cercando di dirci partendo dalla più ufficiale di queste comunicazioni: i Vangeli, l’annuncio della Buona Novella.

Cosa sono i Vangeli ? parlano alla nostra razionalità o al nostro inconscio ? Credo parlino a entrambi: sono razionalità in quanto racconti, in quanto documenti storici, sono intuizione perché li hanno scritti uomini inspirati, con un messaggio, una passione da comunicare.

Piccola premessa

Prima di iniziare vorrei esprimere chiaramente il mio punto di vista su Gesù di Nazareth e sul cristianesimo in generale. Quello che farò, sarà cercare conferme a questa tesi, o comunque elementi che analizzerò con questi occhiali. Mi sembra giusto, quindi, esplicitarli.

Non credo che Gesù sia stato un Dio incarnato, non più di quanto lo possa essere ognuno di noi. Non credo abbia fatto miracoli, se non quelli nelle corde di un bravo guaritore, non credo sia risorto fisicamente. Credo sia risorto come presenza, ricordo, come qualsiasi persona cara continua a vivere in chi l’ha amato. Non credo abbia voluto creare una Chiesa e non credo abbia voluto istituire l’eucarestia se non come ricordo di lui.

Credo ad un disegno divino, mi piace pensare a Gesù come persona ispirata che ha voluto comunicarci la sua, preziosa, percezione di Dio.

E, d’altra parte, credo che tutto quello che succede faccia parte di questo disegno, compresa la Chiesa, con i suoi sbagli e i suoi ravvedimenti.

Marco

Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

(Marco 50-52)

Probabilmente Marco era quel ragazzo, che da giovane ha partecipato ad un evento straordinario. Uno straordinario momento di terrore. Non ci sarebbe stato altro motivo per inserire il particolare della presenza alla crocifissione di questo ragazzino, se non il desiderio di firmare il suo lavoro, di dire “io ero lì”.

Questo vangelo pare sia stato scritto dopo il 70 d.c., più di quarant’anni dopo i fatti che racconta, o forse dopo ancora. È il vangelo più antico, in parte gli altri due vangeli storici, quello di Matteo e Luca hanno copiato di qui.

Il Vangelo di Marco è lungo 22 pagine (pdf, traduzione CEI), si legge molto in fretta, e leggerlo è come maneggiare un antico vaso, frantumato e ricostruito mille volte, con inserti e materiali diversi.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 20)

Quella sopra è la fine del racconto. Sembra dire che la Parola è centrale, ma, paradossalmente non si trova granché traccia del messaggio di Gesù nel racconto stesso. Sembra stato scritto con l’intento di inanellare alcuni fatti importanti, quasi un Bignami ad uso della comunità. È destinato a gente che sapeva già tutto, aveva solo bisogno di un manuale, un testo di riferimento, lo scheletro di un racconto che veniva fatto oralmente.

Lettura

Volevo provare a sintetizzare il racconto, ma è già talmente stringato e conciso che diventa difficile. Mi limito ad accennare ad alcuni aspetti che mi hanno colpito.

Gesù appare dal niente, l’unica notizia su di lui è che arriva da Nazareth. Il ritmo del racconto è molto concitato, succedono un sacco di cose già nella prima pagina.

Sembra che Gesù passi il tempo a nascondersi, a fuggire dalla folla che lo assedia continuamente per le sue abilità di guaritore. Sembra che lui però, consideri più importante guarire la gente dai mali interiori (Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati) che da quelli fisici, le guarigioni fisiche servono “affinché voi crediate”.

Ci sono molti passi assai poco comprensibili. Molte cose hanno un qualche senso col senno di poi, sembrano confermare la dottrina che maturerà in seguito la Chiesa, ma all’epoca non si spiegano. Aggiunte successive, probabilmente, come quando chiedono a Gesù perché i suoi discepoli non digiunano e lui risponde che finché lo sposo è presente si festeggia.

Quasi da subito i farisei (la Chiesa dell’epoca) cominciano ad accusarlo di nefandezze con la storia del sabato (perché raccoglievano spighe camminando) e il Nostro risponde che il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato. Curiosa espressione “figlio dell’uomo”. Alla terza pagina farisei e erodiani hanno già deciso di farlo morire. Da quelle parti erano tosti già allora.

A ritmo serrato Gesù si porta avanti col lavoro e dei tanti che lo seguivano ne scegli dodici (il salotto buono), è uno lo sbaglia, Marco crea la suspance da subito (“… e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.”).

Il racconto è infarcito di concetti dati per scontati, ma mai introdotti o spiegati. Si parla ad esempio di “bestemmie contro lo Spirito Santo”, ma cosa sia questo Spirito Santo non viene detto. Si parla di Satana, ma non ci viene detto chi è. È da notare che Satana è pochissimo presente nella Bibbia ebraica, dove non ha questo ruolo centrale di oppositore ufficiale di Dio. Solo nel nuovo testamento diventa protagonista.

Gesù si esprime in parabole, che è un bel modo di dire le cose. Racconta delle storie. Stranamente ci tiene a presentare la cosa come se fosse un linguaggio criptico, che può comprendere solo quello a cui viene spiegato. E infatti comincia a spiegare le parabole al suo salotto buono dopo averle dette a tutti. L’idea che mi son fatto è che Gesù presentasse davvero qualcosa di difficile da capire, talmente difficile che neanche i suoi discepoli, nonostante le spiegazioni, l’abbiano davvero compreso. A noi quindi è arrivato il meccanismo ma non il contenuto, rimpiazzato, quest’ultimo, da qualcosa di più banale, quello che i discepoli sono riusciti effettivamente a capire.

Comincia qui a parlare del Regno di Dio, che parte come piccolo seme e cresce, ma, a parte illustrarci il meccanismo di crescita non ci dice cos’è questo regno di Dio. Sembra comunque una cosa destinata a succedere in tempi brevi.

Episodi come quello dell’indemoniato lasciano perplessi. Il diavolo si fa chiamare Legione perché sono in molti lì dentro. Chiedono e ottengono, i demoni, di potersi insediare in una mandria di maiali lì vicino, e i maiali si buttano nel lago. Difficile dare un senso a questa cosa, salvo voler mostrare un Gesù che fa cose straordinarie (anche se poco sensate) e comanda su mondi oscuri. Di segno opposto, ma ugualmente incomprensibile è l’episodio della trasfigurazione.

Intanto gli apostoli cominciano ad andare in giro per conto loro, a predicare e guarire e tornano da Gesù a raccontare com’è andata. Arriva tanta gente, moltiplicano pani e pesci per sfamarla. I farisei fanno notare che non si lavano le mani prima di mangiare e Gesù fa loro notare che il loro rispetto delle regole è più formale che sostanziale. Alcune situazioni sembrano andare oltre le capacità degli apprendisti guaritori e Gesù spiega che «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Sia questa catalogazione dei demoni che la cura vengono lasciati sul vago.

A questo punto iniziano le beghe tra i discepoli su chi deve primeggiare, non sono ancora finite ora. Gesù prova a dire che il primo deve essere il servitore di tutti, ma deve essere una delle tante cose che non son state capite.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

Altro passo strano: non viene spiegato questo scandalo in cosa consiste, ne come fanno una mano, un occhio, un piede a provocarlo. Però interessante questa menzione di un luogo di pena eterno e molto caldo. La Geènna era semplicemente una discarica vicino a Gerusalemme, paragona quindi l’inferno ad un immondezzaio.

L’intervista

  • Grazie di aver accettato.
  • Figurati, mi è sembrata una cosa interessante. Non capita spesso.
  • Parliamo di Marco. L’hai conosciuto ? L’ha scritto davvero lui questo testo ?
  • Era un ragazzino che seguiva il nostro gruppo. Non mi ricordo di lui, erano in tanti. È stato, come tanti, scioccato da tutto quello che è successo: il passaggio brusco da un momento di euforia alla tragedia. Stavamo costruendo un bel momento. Un modo di vivere diverso, che dava un senso alla vita, un posto in cui diventava più importante il senso dello stare insieme rispetto ai drammi, alle pulsioni dei singoli. Ma questo si è scontrato con quelli che di mestiere dicevano agli altri come si vive. Si sono sentiti defraudati del loro potere e ci hanno fermati.
  • Beh, non ci sono riusciti, in fondo.
  • Ci sono riusciti eccome. La Chiesa di oggi è una perfetta replica di quella di allora. Comunque, tornando al testo, l’ha inizialmente scritto lui, ed era giusto una serie di note che usavano nella comunità come traccia per raccontare quello che era successo. In pochi avevano davvero iniziato a capire di cosa parlavo, ma sentivano che c’era qualcosa di importante e avevano voglia di diffonderlo. Alla fine il racconto si è impregnato di quello che via via hanno creduto di capire.
  • Quindi è da buttar via ?
  • Niente è da buttar via. Riflette comunque la storia di un pensiero, tutto sommato pieno di buone intenzioni. Certo, di quello che ho provato a insegnare c’è rimasto poco.
  • Facevi davvero miracoli ?
  • Guarivo la gente, ai tempi i dottori non erano granché bravi.
  • Ma i modi in cui li guarivi sono oggi incomprensibili alla scienza.
  • La medicina di oggi ha esplorato alcune strade, impensabili allora, ma ne ha accantonate altre, che pure erano promettenti. Credo che, per paura dei ciarlatani, abbia buttato un po’ il bambino con l’acqua sporca. L’essere umano ha capacità immense di autoguarigione, capacità che la medicina, finora, non ha analizzato granché. E ci sono anche potenzialità per una persona di guarirne un’altra. Non siamo organismi singoli, neanche fisicamente, siamo un tessuto. Ci influenziamo l’un l’altro. Non noti mai che vicino a certe persone “stai bene”? Questa capacità di guarirsi e di guarire può essere incrementata, la meditazione è un elemento fondamentale, ad esempio, come lo star bene insieme, anche a fare festa.
  • Ma tu queste cose dove le hai imparate ?
  • Ho viaggiato parecchio, soprattutto verso est. Da quelle parti avevano già fatto molta strada in questo senso. E c’erano gruppi dalle mie parti che approfondivano quel tipo di cultura.
  • Gli Esseni ?
  • Anche. Non sono mai stato parte di nessun gruppo, è un ambito in cui il progresso è sempre molto individuale, ma li frequentavo, sì.
  • Sei davvero risorto ?
  • Direi di sì, visto che sto parlando con te …
  • No, voglio dire fisicamente
  • Quale delle due cose pensi sia più importante ?
  • Mmm. Perché pensi che la Chiesa abbia insistito così tanto su questo punto ?
  • La morte fa molta paura se ti identifichi completamente con la tua individualità. Non tanto quella fisica, anche quella mentale, le tue percezioni. Noi non vediamo le percezioni, i pensieri, degli altri. Vediamo la loro fisicità e deduciamo i loro pensieri basandoci sulle espressioni dei loro corpi. Quando i corpi cessano di muoversi e si disgregano non sappiamo più cosa dedurre rispetto ai pensieri. Stiamo solo guardando dalla parte sbagliata. Di fatto siamo circondati da resurrezione da tutte le parti. I semi che marciscono e fanno rinascere le piante, gli animali e gli uomini che fanno figli, le idee che si mescolano e ne fanno nascere di nuove.
  • E quest’idea di Dio Padre come ti è venuta ?
  • Se inizi a percepire il mondo come una cosa bella, ricca. Se cominci a cogliere il tessuto di cui parlavo prima, le relazioni tra le persone, tra le cose, questa magia che respiriamo, non puoi né pensare che venga fuori dal nulla, né che non abbia un fine buono. Il minimo che possiamo pensare di questo assoluto è che abbia un senso.
  • Hai visto Matrix ? E’ un altro tipo di spiegazione
  • Sì, è quella di Kant, per altro. Ma non nega la mia, se ci pensi. Da una parte le macchine sono state create da qualcuno, quindi, indirettamente, torniamo al concetto di Creatore, e poi il fatto di vivere in un mondo illusorio è esattamente il centro della mia predicazione: smettere di percepirsi come individualità e accorgersi di quanto invece siamo parte di un organismo è la vera pillola rossa.
  • Bene. Grazie della chiacchierata. Posso invitarti a proseguirla con i prossimi vangeli? Ci sono tanti altri aspetti che vorrei affrontare.
  • Molto volentieri.

15 risposte a “Il Vangelo di Marco”

  1. Bravo Enzo. Mi ci trovo in quello che racconti, in come lo tratti. Anche per me Marco é il vangelo piu interessante, quello che ti introduce alla condivisione di un tesoro mediante gli appunti di un pirata. Interessante anchecse non originalissima l’idea dell’intervista. Diciamo che avendo stappato lo scoop di averLo li a tua disposizione avrei osato qualcosa di più. Magari qualcosa a ptoposito di cio chei discepoli non hanno manco sfiorato come come intuizione del suo messaggio. Sara per la prossima volta visto (che si è dato a proseguire con l’intervista sui prossimi vangeli.) Un ultima cosa che proprio non potevi farti sfuggire … un selfie da far morire d’invidia Renzusconi

  2. Ti ringrazio della tua “piccola premessa”.
    Con la tua sfilza di non-credo ci hai tenuto a dichiararti non-credente.
    Del resto, al giorno d’oggi, dichiararsi credente è pura follia. Si viene tacciati subito di essere retrogradi, succubi, non razionali, se va bene ingenui, se va male complici delle nefandezze della Chiesa.
    …Forse è la nemesi storica di quanto ha fatto la Chiesa stessa nel corso dei secoli.

    Bellissima poi l’ “intervista impossibile” finale!
    Ci mancava solo che ti confessasse di usare le IQUOS pure lui. 😁

    1. Mi spiace che tu abbia capito questo, perchè io mi sento decisamente credente.
      La Chiesa ha rapidamente dichiarato eresia il credere che Gesù non fosse Dio, ma nei primi tempi della comunità cristiana era una posizione assolutamente lecita. Secondo me assumere che Gesù sia Dio è uno sminuirlo. Lui sta cercando di farti vedere la luna e tu ti concentri sul suo dito.
      L’insistenza sulla sacralità della persona di Gesù ha trasformato il suo messaggio in un’altra cosa. Molto più brutta. La divinità di Gesù diventa un alibi per non capirlo. De Andrè diceva, giustamente, “perchè non si imita un Dio, un Dio va adorato e lodato”, e invece lui stava proprio invitando la gente a fare come lui, a vivere nel provvisorio, a non preoccuparsi di cosa mangerai o vestirai domani, a prendere esempio in questo dai passeri e dai fiori. Ma queste cose ha senso che le dica un uomo, non un Dio.
      Davvero, per tutto il tempo in cui ho accettato la versione “ufficiale”, con tanto di riti, di arzigogoli teologici, di gerarchie, di dogmi e doveri, sentivo tutto questo in modo molto più distaccato e triste. Gesù ti sta dicendo che l’unico rito di cui abbiamo bisogno è una buona pizza con gli amici.
      Io mi sento molto più credente così.

      1. È vero. Perdonami. A volte sono davvero troppo tranchant.
        Scusami. È un peccato di presunzione anche il mio. Anzi peggiore.
        Come faccio a decretare che tu sia non credente? Chi mi dà l’autorità di dispensare patenti di fede/ateismo agli altri?

        Forse dovremmo innanzitutto definire cos’è la Fede, cosa significa Credere.
        Quindi io ti dico la mia in proposito.
        Quello che volevo dire è che, secondo me, quale senso può avere dirsi credente, ma in uno che non è Dio?
        Un uomo si può apprezzare, adulare, seguire, ma per CREDERE ci vuole la dimensione trascendente.
        Non dico che una cosa sia buona e l’altra brutta. Ma sono semplicemente diverse.
        Non capisco ad esempio la tua affermazione: “Per la Chiesa assumere che Gesù sia Dio è sminuirlo”.

        ???

        Cioè, allora se diciamo che Gesù era vero Uomo e vero Dio (come lui stesso ha più volte affermato: “io e il Padre siamo una cosa sola”), …lo stiamo sminuendo?
        A me sembra che la “luna” sia il Gesù-Dio, mentre il “dito” sono le sue parole, i suoi insegnamenti, il “meccanismo” del suo pensiero che ancora adesso affascina tanti.
        Ma la luna è lì, è Lui, il Trascendente.

        Direi che è proprio una questione di prospettiva, di visioni diverse che ci differenzia.
        Ma meno male, dai! Sennò, pensa che noia discuterne!! 😁

        1. Ok, però prova un attimo a immaginare che Gesù non fosse un Dio. Che fosse un uomo, come ce ne sono stati altri nella storia (pochi credo) che ha avuto una particolare “percezione” di Dio, e che è riuscito ad appassionare chi gli stava vicino a questa sua “visione”, “percezione” di Dio. Un uomo (ripeto, come altri) che ha insegnato un modo diverso, migliore di vivere, di rapportarsi con questo assoluto. Ha senso comunque cercare di capire (per quello che è ancora possibile attraverso la coltre dei secoli trascorsi) il suo insegnamento. Insegnamento che, di fatto, è di “credere in Dio”, credere non solo che esista, ma che sia buono, Padre. Non ti sembra comunque una dimensione trascendente ? Non ti sembra fede ?
          Sì, credere che sia Dio è sminuirlo. E’ come se venisse Superman a dirti che bisogna affrontare i criminali a mani nude, gli risponderesti: “sì, per te è facile, sei superman”. Se la stessa cosa te la dice Ghandi ha tutto un altro valore.

          1. Grazie. Ci sto davvero provando ad immaginare questo Gesù-profeta, semplice portavoce del Verbo, ma mortale e terreno come tutti gli altri uomini.
            Però, scusami, ma davvero non riesce a convincermi una Fede basata su un uomo, seppur un gradino più sù degli altri. Persone come Budda, Ghandi, Martin Luther King, Siddharta, o magari Marx e Nietzsche possono rappresentare un modello da seguire, possono ispirare una ideologia, ma a me non verrebbe mai da dire che CREDO in uno di loro.
            La grandezza del Cristianesimo rispetto alle altre risiede nell’essere una religione rivelata e incarnata. Secondo me non avrebbe potuto essere quello che ha significato nella storia dell’umanità se fosse stata solo una pizza tra buoni amici che si vogliono bene.
            Mi sembra anche chiaro che la divinità di Gesù non sia una invenzione posticcia della Chiesa (a che pro, poi?), ma che Lui stesso lo affermava di sé più volte.
            Non ho le capacità per una disputa teologica, né mi piace scendere nel dogmatismo, ma mi ricordo diversi passi dei Vangeli in tal senso. Oltre a quello che ho citato prima, in altro momento Gesù ha detto: “io non sono di questo mondo”.
            Certo, se poi mi si dice che quello che non torna è stato aggiunto da una “manina” nelle successive riedizioni della Bibbia nel corso dei secoli…. allora alzo le mani e non parlo più!

            Non ho ovviamente le competenze archeologiche, linguistiche e esegetiche per confermare o confutare quello in cui ho sempre creduto, ma se dovessi un giorno scoprire che hai ragione tu sulla manipolazione della Parola di Dio, beh, credimi: a quel punto mi proclamerei ateo, piuttosto che credente a metà.

    2. Un’ulteriore riflessione, un po’ influenzata da altre cose che scrivevo nella parte più “politica” del blog. Questa “autonomia” che rivendico per il credente rispetto a quanto dice la Chiesa mi sembra vada di pari passo con altre “restrizioni di delega” che avvengono in altri ambiti. Stiamo sempre meno delegando ai giornalisti di capire il mondo al posto nostro, leggiamo, ci informiamo e vogliamo farci opinioni nostre. Stiamo sempre meno delegando ai politici il prendere decisioni al posto nostro firmando loro un assegno in bianco. L’esperimento di democrazia diretta costruito dai 5Smostra ad oggi molti limiti, ma non ho dubbi che finiremo per trovare strade “funzionanti” in quella direzione. Deleghiamo sempre meno agli scienziati, vogliamo capire, vogliamo, se non altro, trasparenza sul loro lavoro. Soprattutto, in tutti questi aspetti, vogliamo metterci in grado di capire quanto, nelle decisioni, affermazioni che questi “esperti” prendono/fanno è frutto di sincera ricerca e quanto invece di rivalità, ricerca di successo personale. Allo stesso modo credo che chi ha sensibilità, bisogno, interesse per la ricerca spirituale finirà per affrancarsi, almeno un po’, dai religiosi professionisti. La facilità di scambio di informazioni di questa era ci mette in contatto con esperienze religiose di altri popoli, altre culture, che non riesco a trovare nessun motivo per non considerare “valide” e arriccheti quanto le nostre. La Chiesa stessa, del resto, ha rinunciato da tempo all’idea che ci sia verità solo nel suo ambito. Insomma, troverei davvero sbagliato, anche per un cristiano più tradizionalista, bollare come insensato tutto quello che non arriva o mette in discussione le verità tradizionali. Tra l’altro queste sono nate lungo il corso dei secoli e hanno subito continui mutamenti.

  3. A proposito, com’è andata la serata di preghiera di Taizè con il Vescovo? È riuscito a farti capire di leggere il Vangelo col cuore piuttosto che con gli occhi?
    Ah!… questo errore di presunzione di voler sempre ricondurre tutto alle nostre (seppur enormi!) capacità intellettive!
    E lo dico innanzitutto per me, eh!? Beninteso.

  4. Scusa ancora se insisto, ma questa storia del Gesù brav’uomo che ha avuto un’intuizione geniale proprio non mi soddisfa….
    Anche tu sei una brava persona, Enzo. Con te potrei andare a farci una pizza. Anzi ci andremo sicuramente! E anche un panzerotto.
    Ma anche se tu fossi il migliore degli eroi della Terra, non potrai mai morire e soprattutto risorgere per la mia salvezza.
    Ho sempre pensato che l’errore dei detrattori ma anche di molti seguaci del Cristianesimo è di fermarsi al crocifisso, che è diventato un’icona, un amuleto. Da baciare di fronte a piazze osannanti oppure oggetto di “guerre di religione” (appunto!) per la sua esibizione nei luoghi pubblici.

    Ma così ci si limita alla morte di un uomo. E si perde il meglio: quell’uomo è RISORTO! Perché era Dio. Per mostrarci sulla sua pelle umana che la morte non è la fine ultima. Si può vincere la morte. Ecco che la mia Fede diventa Speranza, e non un semplice libretto del galateo per vivere meglio e in pace con tutti.

  5. Conoscete questo Dalla?

    Canto l’uomo che è morto

    Non il Dio che è risorto

    Canto l’uomo infangato

    Non il Dio che è lavato.

    Canto l’uomo impazzito

    Non il Dio rinsavito

    Canto l’uomo ficcato

    Dentro il chiodo ed il legno.

    L’uomo che è tutta una croce

    L’uomo senza più voce

    L’uomo intirizzito

    L’uomo nudo, straziato

    L’uomo seppellito.

    Canto la rabbia e l’amore

    Dell’uomo che è stato vinto

    Canto l’uomo respinto

    Non l’uomo vincitore.

    Canto l’uomo perduto

    L’uomo che chiede aiuto

    L’uomo che guarda

    Nell’acqua del fiume.

    Dove l’acqua conduce

    l’uomo che accende una luce

    o quello che trova la voce.

    Canto l’uomo che è morto

    non il Dio che è risorto.

    Canto l’uomo salvato

    non l’uomo sacrificato.

    Canto l’uomo risorto.

    Non il Dio che è li’ morto.

    Canto l’uomo che è solo

    Come una freccia

    Nel suolo.

    L’uomo che vuole lottare

    E che non vuole morire.

    Canto Andrea del vento

    Ragazzo di Crotone

    Che si fa avanti e racconta

    La sua vita di cafone.

    Anch’io sono partito

    Piangevo alla stazione

    E poi là nella neve

    Dove si poteva sperare.

    Non c’era l’onda del mare

    Là sono arrivato

    Anch’io mi sono fermato.

    Canto l’uomo che ascolto

    Con la voce distesa sul prato

    Canto chi vuole tornare

    Non chi vuole fuggire.

    Canto Andrea che dice:

    Quella era la mia terra,

    Adesso la prendo e la mangio”

    Ecco l’Uomo, ecco dIo!

  6. Bellissima!!
    Ma è la sua visone. Rispettabile, giusta, forse anche più condivisibile della mia.
    Ma non è professione di fede.

    Restando su questa forma d’arte, mi vien da pensare all’ultima strofa di Dio è morto:
    “Che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge”.

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