Credo

Si parla molto, in questi giorni, del Credo di Matteo Salvini. Lo si critica per aver usato questa parola come logo per la sua campagna elettorale. La critica sottolinea in genere la mancanza di quelle certezze che, secondo i critici, dovrebbero indirizzare il pensiero di un politico.

In effetti non mi è chiaro perché Salvini l’abbia scelta. Probabilmente, dal suo punto di vista, è solo un richiamo familiare all’elettorato cattolico conservatore. Mi auguro non voglia richiamare anche il “credere, obbedire, combattere” dei motti fascisti.

In ogni caso, aldilà delle motivazioni salviniane, a me questa parola applicata alla politica piace.

Credere, sia in campo religioso che nella prosaica vita quotidiana è il risultato di un’elaborazione inconscia. Di fronte a problemi troppi complessi per arrivare ad una decisione razionale il nostro cervello non rinuncia e ci propone un risultato non verificabile, un risultato fatto di sensazioni. Anche la decisione razionale si manifesta alla coscienza come sensazione, ma ci permette di smontarla, seguirne i passi logici. Quella istintiva no, al massimo è accompagnata da una sensazione di probabilità, ci comunica in qualche modo il suo grado di certezza, o meglio, il suo rapporto costi benefici.

credo teologico

Se ci poniamo le domande importanti, quelle che riguardano il perché esistiamo, se la vita abbia un significato, cosa sia la coscienza e che ruolo abbia, la nostra mente ci propone, tra le altre risposte, la possibilità dell’esistenza di un assoluto, di un intelligenza al di là di noi. Magari queste risposte sono influenzate dalla scienza, dalla tradizione che ci ha educati. Ma ragionare su queste cose è la sfida più ardua per la ragione. Le uniche risposte, positive o negative, sull’esistenza di questa super intelligenza ce le dà l’intuito. E quindi crediamo o non crediamo in un Dio. Niente certezze, solo sensazioni di probabilità.

Le religioni tendono a trasformare questa sensazione in certezza, in atto di volontà, atto di asservimento a questo super essere, ma fanno, in questo, una mossa falsa. Il dubbio è l’unica fonte di energia spirituale sensata. La molla che può spingerti a cercare costantemente prove, la molla che ti fa cercare Dio continuamente, non dandolo per acquisito una volta per tutte. Senza dubbi la Fede si trasforma in crociate, “il mio Dio è meglio del tuo”, “il mio Dio è l’unico possibile”.

credo politico

I problemi che affronta la politica sono sempre complessi. Più complessi di quanto la nostra mente razionale è in grado di sbrogliare. Semplicemente non abbiamo abbastanza dati per sapere con certezza cosa funzionerà e cosa no.

Le dottrine economiche sono sempre delle scommesse, e i proponenti sono inclini a sostenerle più per il grande potenziale guadagno che vedono per se stessi o la classe di persone rappresentata, che per la certezza del risultato.

Liberalismo e comunismo, ad esempio, sono entrambe ricette per un mondo migliore. Se entrambi funzionassero penso non ci sarebbe una grossa differenza, per un cittadino medio, a vivere in una società governata dall’una o dall’altra ideologia. Il problema nasce quando la scommessa non funziona: in un capitalismo sfrenato avremo pochi ricchi agiati a spese di una massa di gente in sofferenza economica, in un comunismo immaturo avremo una massa di burocrati che vive alle spalle di tutti gli altri.

Sono credi, comunque. Fedi irrazionali.

È una fede quella che vuole autoritarismo, l’uomo forte. Chi ci garantisce che saprà fare le scelte giuste ?

È una fede la democrazia diretta, o anche la democrazia tout court. Non sappiamo se la gente avrà l’impegno per partecipare, informarsi e prendere decisioni sensate.

È una fede il sovranismo. Come si può essere sicuri che non staremmo meglio cedendo sovranità a organismi più grandi ?

Ed è una fede anche essere moderati e riformisti. Chi può dire con certezza che decisioni azzardate e potenzialmente destabilizzanti non possano produrre alla fine buono risultati?

Quindi gettiamo la spugna ? Tanto è tutto uguale, inutile prendersela calda per un’idea ?

Certo varrebbe la pena di smorzare i toni. Anche qui un po’ di sano dubbio sulle proprie convinzioni non guasterebbe. Ma, in fondo, l’unico modo di verificare se un’idea funziona è provare ad implementarla. Cercare di coinvolgere altri su una possibile idea la mette anzitutto alla prova della coscienza collettiva, se in tanti ci credono non deve essere poi malaccio.

tifo

L’unica cosa a cui starei attento, anche qui, sono le crociate. La politica sembra sempre più una questione di squadre, vedo pochissime persone disposte a sentire davvero le idee degli altri, la sola idea di votare qualcuno che “è stato della parte avversa” è impensabile per molti. Ci si rinfaccia a vicenda di essere di destra o essere di sinistra, come se se uniche possibili soluzioni al problema politico fossero quelle inventate nell’800. Quelli che sfuggono a questa dicotomia si irrigidiscono su questioni di simpatia/antipatia.

E invece la mobilità, la velocità di incrocio e propagazione delle idee è fondamentale per trovare in fretta quelle migliori (i virus a RNA insegnano).

Credo dovremmo impegnarci tutti a vagliare sia le idee che le persone sulla base dei risultati ottenuti. Cosa non facile, ma nemmeno impossibile, almeno quel tanto che basta per dire “per questa elezione Credo”.

4 risposte a “Credo”

  1. A mio parere l’espressione “… Niente certezze, solo sensazioni di probabilità …” è un chiaro ossimoro, nel senso che le probabilità, nel mio mondo, non sono mai determinate da vaghe e poco definibili “sensazioni” ma risultano valori determinati da precisi calcoli statistici. Così come mi sembra un paradosso valorizzare il verbo “credere” – in campo politico o in qualunque altro contesto lo si applichi, se si accetta la sua definizione corrente (Accogliere tra le proprie convinzioni o opinioni, per intima persuasione, per adesione spirituale, per un atto di fede; dare credito a qualcosa, ritenerlo vero) – e sostenere, al contempo, che “Il dubbio è l’unica fonte di energia spirituale sensata”. Se credi davvero in qualcuno o qualcosa, vuol dire che hai superato ogni perplessità, raggiungendo una certezza. O no?

    In politica, poi, il termine “credo” è pericoloso e l’uso che ne fa Salvini lo dimostra ancora una volta, aggiungendo un di più a quanto ci ha finora insegnato la Storia, dagli Assiri fino a Stalin e Hitler.

    1. Il concerto di probabilità non è legato alla sua misurabilità esatta. Quando allontani il bicchiere dal bordo del tavolo perché credi che rischi di cadere, o quando guardi se arriva qualcuno prima di attraversare la strada perché credi possa passare un’auto non conosci con esattezza la probabilità di questi possibili eventi, ma tieni comunque conto della probabilità.
      E lo stesso per il caso del credo religioso, se accetti la possibilità che un Dio possa esistere non hai necessariamente superato ogni perplessità. La certezza in campo religioso è fanatismo, ed è un’altra cosa. Purtroppo le religioni spingono alla confusione di cui sei vittima, confusione che cancella ogni spazio per la spiritualità, che, ripeto, è essenzialmente dubbio.
      Quanto alla politica, non so niente degli Assiri, ma l’uso che Stalin, Hitler e anche il nostro Mussolini hanno fatto del “credere” era esattamente quello dell’accettazione fanatica di una dottrina indimostrabile.
      Recuperare il “credo” dubbioso, quello del bicchiere che non è detto che cada, sarebbe un buon passo sia per la politica che per la religione.

      Risposta di PiGreco:
      Pur condividendo un comune lessico, a volte sembra proprio che noi due si attribuisca un significato diverso, se non opposto, ai termini che utilizziamo. Nello specifico, riporto nuovamente la definizione del verbo “credere” presente nel MIO dizionario (fonte: Wikipedia): “Accogliere tra le proprie convinzioni o opinioni, per intima persuasione, per adesione spirituale, per un atto di fede; dare credito a qualcosa, ritenerlo vero”: qual è, invece, la definizione del TUO dizionario?

      Considera, per favore, una qualunque affermazione, tipo “2 + 2 = 4” oppure “Dio esiste!”, solo per fare un esempio. Si può replicare con “ci credo!”, “non ci credo!” oppure “forse, non lo so!” che sono risposte mutuamente esclusive. Mi sembra incontrovertibile che “credere” e “dubitare” siano, per definizione, incompatibili fra loro. Altra cosa, naturalmente, è affermare di “credere nella possibilità che …”: in tal caso, ciò che conta per interpretare correttamente la frase non è più il verbo ma il sostantivo.

      Come avevo già riportato nel mio commento precedente, non ho dubbi che, il alcuni casi, “il concerto di probabilità non sia legato alla sua misurabilità esatta” ma, certamente, ad una sua stima di massima. Mi auguro, per la tua incolumità, che prima di attraversare una strada tu non ti affidi mai ad una fallace sensazione ma calcoli, sia pure inconsapevolmente, la probabilità dell’impatto con un eventuale veicolo. Non si tratta di una valutazione precisa ma si basa su dati e formule di fisica elementare: una stima di spazio, tempo e velocità tue e del veicolo in arrivo. In caso contrario temo che la probabilità di essere, prima o poi, investito risulterebbe molto alta.

      1. Secondo il dizionario Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/credere/), ma credo, qualsiasi altro dizionario, il verbo credere ha due significati, paradossalmente contrapposti:
        1. Quello che indichi tu: esprimere sicurezza in qualcosa, che applicato alla matematica, o qualsiasi cosa dimostrabile razionalmente, è forse inutile, mentre applicato a cose indimostrabili tenderei a chiamare fanatismo, anche se Salvini, Putin, Ratzinger, Kiryll, Komeini e molti altri non sembrano d’accordo.
        2. Esprimere una probabilità: credo che domani possa piovere, credo che Dio possa esistere, credo che la flat tax possa avere impatti positivi sull’economia.
        Il senso del mio post era semplicemente porre l’attenzione sul fatto che in ambito sia religioso che politico spesso si tende a usare il primo significato dove, invece, sarebbe più corretto usare il secondo.

  2. Ciao Blogger!
    Allora, com’è andata?

    Intendo la tornata elettorale.
    Certo, i risultati li ho letti, ma volevo chiederti:
    Che ci dici tu? com’è andata, secondo te?

    PS: spunto di riflessione: questo “rosatellum”……??

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