2050 La vera storia

Anno 2050…Nonno raccontami quando l’Italia divenne una nazione così bella !

E il nonno cominciò:

< ….era il 2020, trent’anni fa. All’improvviso una epidemia investì tutto il mondo, proveniva dalla Cina …ma forse era stata portata da altri… non si seppe mai la verità ! L’Italia fu colpita prima di tutti in Europa, tanti morti, tutti chiusi in casa….paura, diffidenza, gli ospedali erano pieni di gente. Durò alcune anni….fu dura…tanto! Il governo dopo un primo momento di incertezza continuò a prendere decisioni inconcludenti. Tutti gli Italiani dettero prova di grande esempio e spirito di sacrificio. Le persone riscoprirono il valore dell’aiutarsi a vicenda.

Purtroppo la chiusura delle fabbriche e di tantissimi negozi fu il vero problema che dovemmo affrontare. Una crisi spaventosa, alla quale non eravamo preparati.>

< Ah sì, poi avete chiesto l’aiuto all’Europa e loro non ve l’hanno dato e …>

< Ma no, schiocchino ! Però hai ragione, girava anche una storia del genere qualche anno fa. Ma era una storia un po’ stupidina. L’hanno scritta persone piene di paura e odio, che vedevano nemici dappertutto, che pensavano che i problemi si potessero risolvere ognuno con le proprie forze, di fatto le cose sono andate in un modo decisamente migliore>

< Ma nonno, l’Italia adesso è davvero una nazione bellissima >

< Certo certo. Ed è bellissima anche l’Europa. Anzi tutto il mondo è diventato un po’ più bello da allora. Senti come è successo.

Chiedemmo aiuto all’Europa, all’epoca avevamo una Comunità…così si chiamava Comunità Europea. Doveva servire per fare un grande Nazione, come gli Stati Uniti. Ma in altre Nazioni, come la Germania e l’Olanda le cose non andavano male come da noi. Da una parte avevano governi più efficienti che erano riusciti a contenere l’epidemia meglio di noi, e dall’altra le loro economie erano più ricche.

Vedi, quando scoppiano queste epidemie, è successo diverse altre volte da allora, bisogna evitare che il virus si diffonda troppo velocemente e faccia ammalare troppa gente. Bisogna sbrigarsi a capire chi si è ammalato e isolarlo dagli altri, bisogna convincere tutti a cambiare le loro abitudini e restare molto tempo chiusi in casa, e bisogna capire chi si sposta, chi è stato a contatto con chi, prima che persone che sono ammalate e non lo sanno ancora possano spargere ulteriormente il contagio. E bisogna riuscire a fare queste cose molto in fretta, servono governanti che prendano decisioni lucide e rapide. E bisogna anche fare in modo che l’economia non si blocchi, perché se tutti smettono di lavorare non c’è più niente che funziona. Bisogna che chi può lavori da casa, per esempio (allora non tutti usavano internet e questo era una parte del problema), e bisogna che chi deve andare a lavorare possa farlo senza rischiare di ammalarsi, servono tanti esami medici e dispositivi di protezione, per esempio.

Beh, come dicevo, i paesi del nord Europa erano riusciti a fare tutto questo meglio di noi e, giustamente dal loro punto di vista, molte persone in quei paesi non volevano rimetterci, stare peggio, per dare aiuti che non sarebbero serviti a niente>

< Come fanno degli aiuti a non servire ? Erano davvero un po’ egoisti questi del nord.>

< Vedi, a quel tempo in Italia si era diffusa l’idea che si potesse vivere tutti senza lavorare. Qualcuno aveva messo in giro l’idea che ci sarebbero stati soldi per tutti se non fossero stati tutti nelle mani di poche persone. E che se avessimo ridistribuito quei soldi saremmo potuti stare tutti in vacanza tutta la vita.

C’era una parte di verità in questo, come in tutte le bugie. Era vero che la maggior parte della ricchezza era nelle mani di pochi, e che questo rappresentava un problema, ma, come puoi ben capire, non era vero che tutti avrebbero potuto smettere di lavorare. >

< Perché nonno ?>

< Perché la ricchezza non è come l’acqua contenuta in una serie di tazze, per cui se in una tazza ce n’è di più la togli di lì e la distribuisci nelle altre tazze e tutti ne hanno uguale. La ricchezza, il benessere, sono più come l’acqua di un fiume. Puoi togliere lo sbarramento di una diga per fare in modo di distribuirla meglio, ma è importante che l’acqua continui a scorrere. E scorre solo grazie al lavoro delle persone. E qualche diga ogni tanto serve anche, per usarla meglio.>

< Però gli aiuti ci servivano davvero, no ?>

< Certo, e infatti li abbiamo avuti. Il problema era come li avremmo usati. Gli stati del nord non ce li avrebbero mai dati per distribuirli semplicemente alla gente che stava a casa e per finanziare il lavoro dei governanti incapaci che avevamo allora.>

< E cos’è successo quindi ?>

< È successo che ci sono stati momenti di grande tensione. La Comunità Europea fu davvero sul punto di spaccarsi, ma a quel punto è successo una specie di miracolo.

Vedi, come ti dicevo, fino a quel momento internet esisteva, ma veniva usata malissimo. Non molta gente la usava per lavoro, o per studiare, ad esempio. Veniva usata per avere più scelta sui film da guardare o per scambiarsi foto con gli amici, o per fomentare odio sulle chat pubbliche. In effetti veniva usata anche come strumento di indagine e di persuasione occulta da parte di persone molto ricche e con pochi scrupoli.

Durante quella terribile epidemia molta gente è stata costretta a passare molti giorni chiusa in casa e questo ha portato un uso di internet sempre più massiccio, molta gente ha cominciato ad usarla per altri scopi. Hanno iniziato gli studenti e i professori, le scuole erano chiuse e l’insegnamento era possibile solo in quel modo. Sono fiorite molte piattaforme di auto apprendimento, ad esempio. Chi poteva lavorava da casa, e questo ha reso tantissime persone più capaci di usare strumenti informatici. Fare la spesa era un problema, perché era un problema uscire di casa, chi era ammalato non poteva neanche farlo, così molti hanno iniziato a comprare cose online. Piano piano la gente si è abituata ai pagamenti elettronici, questo in pochi anni ha poi portato alla scomparsa del denaro contante, ed è stato un incredibile apporto di ricchezza nelle casse dello stato, perché prima molti non pagavano le tasse e con i pagamenti elettronici era molto più difficile.

Ma soprattutto la gente ha cominciato a leggere di più, a studiare, ad informarsi, a sentire campane diverse. Abbiamo imparato ad affrontare i problemi insieme, e non uno contro l’altro.>

< Ma il problema col nord Europa come si è risolto ?>

< Esattamente nel modo opposto di come racconta la favoletta che avevi sentito. Gradatamente la gente ha capito che i problemi si potevano risolvere decidendo sempre più cose assieme agli altri, quindi anche insieme agli altri paesi europei. A quei tempi la Comunità Europea era in embrione. Non aveva praticamente poteri. Emetteva delle leggi che dovevano poi essere accettate dai vari paesi, e c’era il problema che alcuni paesi potevano opporsi alle decisioni degli altri anche se erano in minoranza. Insomma un pasticcio. Grazie alla crisi ci si è trovati tutti di fronte alla scelta di cancellare l’Europa o farla funzionare davvero. E fortunatamente abbiamo tutti scelto la seconda cosa >

< Anche i paesi del nord ?>

< Certo, tieni conto che anche loro ci avrebbero rimesso se l’Europa fosse finita, loro vendevano a noi tanti prodotti, venivano in massa in vacanza qui, perché il nostro è un paese davvero bellissimo.>

< E quindi com’è andata ?>

< E’ andata che qualcuno ha proposto di spostare in blocco un sacco di competenze degli stati verso il governo centrale, almeno per la durata della crisi. Quindi la gestione della produzione e distribuzione delle mascherine, dei disinfettanti, delle apparecchiature per gli ospedale e per la costruzione degli ospedali stessi sarebbe passata all’Europa senza mediazione degli stati. E così pure la gestione del tracciamento dei contagiati, e anche la gestione degli aiuti: un ente centrale europeo avrebbe controllato direttamente chi doveva stare a casa perché era ammalato o troppo a rischio di ammalarsi, avrebbe distribuito aiuti economici a queste famiglie e avrebbe aiutato gli altri a trovare un’occupazione utile durante la crisi. Molte persone hanno iniziato a fare i corrieri ad esempio, molti hanno trovato lavoro nelle fabbriche di materiale medico, molte nella distribuzione, nella scuola.

E’ stato un vero miracolo. Secoli di burocrazia inutile spariti in un attimo, privilegi incomprensibili cancellati. Politici corrotti e incapaci rimandati a lavorare (ne ricordo uno che è tornato a distribuire bibite, non negli stadi, che sono restati chiusi per un po’).

Le tasse si sono abbassate drasticamente per l’abolizione del denaro contante e per l’abbattimento dei privilegi. I servizi hanno iniziato a funzionare bene.

Insomma alla fine ci si è trovati così bene con questa soluzione che anche dopo la crisi la gente ha voluto continuare così, e molte più competenze sono passate alla gestione centrale europea. Compresa la difesa, ad esempio, e questo ha fatto in modo che molte fabbriche di armi fossero riconvertite a fare cose più utili. Chi era inizialmente diffidente ha iniziato a informarsi di più, a tenere d’occhio le scelte che i politici che aveva votato facevano in suo nome, e questo ha migliorato enormemente la classe politica.

Ed ora l’Europa è il paese più bello del mondo.

E l’Italia il suo bellissimo giardino.

Eravamo così orgogliosi di essere europei, furono anni di grande intensità emotiva e riscoprimmo di essere un grande popolo, fortunato….perché vivevamo nel paese più bello del mondo !>

< Grazie Nonno… domani me la ripeti ?

È una storia così bella !!!!! 🇮🇹>

Fate diventare vostra questa storia e NON pubblicatela, perché pochi la capiranno, ma, se siete tra quelli che la capiscono, lavorate nel vostro piccolo per realizzarla 🙏❤🇮🇹

Omelia di domenica 29 marzo 2020

Stavo leggendo quella di Padre Antonio Menegon (ma perché usa FaceBook ?) e, siccome mi ha lasciato un po’ perplesso, ho pensato di scrivere alcune considerazioni. Una mia omelia diciamo. Capitasse mai che qualcuno voglia leggerla …

Le letture

Le letture di domani parlano di miracoli. Parlano di vita e di morte dice Antonio. Secondo me parlano più di promesse, di aspettative.

La prima lettura di domani è tratta dal libro di Ezechiele (non il lupo, credo). Ed è una promessa fatta agli israeliti di farli uscire dai sepolcri e di condurli alla terra promessa. La seconda, bruttissima come quasi tutto quello che ha scritto Paolo di Tarso, è dalla lettera ai Romani, e parla, come al solito, di peccati, di dominio della carne etc.

Più interessante, e ricco di spunti su cui riflettere, è il brano, tratto dal vangelo di Giovanni, che parla della resurrezione di Lazzaro.

Gesù e i miracoli

Me l’ha inviato Vic dopo aver letto il post. Molto azzeccato !

Quello che più mi mette in crisi nella mia personale ricerca spirituale è l’aspetto miracolistico (i super poteri) dei racconti della vicenda umana di Gesù di Nazareth.

Ne avevo già scritto parlando del Vangelo di Marco. Mi piace pensare a Gesù come ad un guaritore molto bravo, magari ben oltre l’ordinario, ma senza aspetti soprannaturali. Mi piace pensare a quelli che sono passati alla storia come interventi diretti di Dio, che stravolgono le leggi naturali, più come fatti non ancora spiegabili con le conoscenze di allora, e magari neanche con quelle di adesso, ma sempre molto umani e terreni. Come eventi che forse un giorno capiremo e saremo in grado di replicare.

Volendo guardare le cose da questo punto di vista, racconti come quello della resurrezione di Lazzaro lasciano perplessi, perché sarebbero molto difficilmente spiegabili. Potremmo ricorrere alla scappatoia della distanza che ci separa dall’epoca in cui avvengono i fatti narrati. Ai possibili rimaneggiamenti di un racconto orale giunto a noi attraverso l’opera di una organizzazione che ha avuto tutto l’interesse a sostenere la tesi dell’intervento divino. Ma preferisco qui fare un altro tipo di considerazioni.

Un Dio enigmista

Qualsiasi cosa sia successa duemila anni fa non ci è dato di conoscerla per certo. Che istintivamente pendiamo verso una spiegazione o l’altra, ogni dubbio rimane lecito. Io tendo a non crederci, ma non ho elementi per escludere che le cose siano andate davvero come racconta il vangelo, e, direi, nessun credente può garantire che sia andata, invece, come descritto. Quindi qual’è l’unica cosa su cui ci possiamo trovare d’accordo? Parto dall’ipotesi che un Dio esista e ci voglia parlare, se escludiamo anche questo, il discorso diventa un altro, e altra la sede per affrontarlo. Se crediamo che Dio ci sia, quello che diventa importante è il significato che questo e altri racconti simili possono avere per noi.

Ora, se Dio fossi io (ma in parte lo sono, ricordate? sono fatto a sua immagine e somiglianza) e volessi far capire a qualcuno che l’ho infilato in un mondo con determinate leggi fisiche, ma mi riservo il diritto di cambiarle quando voglio, lo farei continuamente. Metterei, che so, dei neon la notte in cielo, con scritto “quelli che voglio li faccio risorgere”, e ogni tanto ne farei davvero risorgere qualcuno, tipo un gratta e vinci, metti. Ogni tot che muoiono uno risorge, e gli angeli in cielo intonano “Uno su mille ce la fa”.

Ok, lo so, molto blasfemo, ma avete capito il concetto. Il fatto stesso che non sia tutto così lampante implica, anche per un credente, che Dio stesso qualche dubbio vuole che ce l’abbiamo.

L’unico miracolo che merita

Vado oltre.

Penso che quelli narrati nei Vangeli siano miracolicchi. Sì, anche la resurrezione di Lazzaro. In fondo sarà poi ri-morto pochi anni dopo, non è comunque più tra noi. Cosa resta allora se non un simbolo, un significato da scoprire, un racconto.

Secondo me questi miracolicchi rischiano di farci perdere di vista un miracolo ben più grande, che, questo sì, è certamente opera di Dio, ed è sotto i nostri occhi continuamente, molto meglio dei neon la notte. È la vita stessa.

Siamo immersi in un mondo magico. Magico nel senso che non riusciamo a spiegarlo, comprenderlo. Ogni cosa che guardiamo non può che essere fonte di meraviglia. La complessità e bellezza del mondo che possiamo assaporare tutti i giorni, la nostra razionalità, la nostra scienza, non riescono a spiegarla. Continuiamo a scavare, continuiamo a scoprire gemme, ma non riusciremo a spiegare il mondo. Non riusciremo a descrivere un insieme che contiene noi stessi (forse lo diceva già Gödel). A mio modesto parere non troveremo mai una teoria unificante, non ci sarà mai un novello Archimede che potrà dire: “Datemi questi ingredienti e il mondo non lo sollevo semplicemente, lo creo”.

Mi immagino il lavoro degli scienziati come quello di qualcuno che ingrandisce sezioni di un insieme di Mandelbrot, per ritrovare, ad ogni passo, nuovi infiniti da scoprire, senza rendersi conto che è proprio questo ripetersi infinito di infiniti la cosa su cui merita porre attenzione.

Oltre la rassegnazione, e Don Bosco

Padre Antonio, nella sua omelia, parla di questa pietra tombale che Gesù fa rimuovere, come metafora dell’atteggiamento di rassegnazione da cui spesso ci lasciamo seppellire davanti alle difficoltà. Bello.

Mi è venuto in mente in mente, visto che siamo in tempi (e anche Antonio ne parla) di epidemia, quell’episodio della vita di Don Bosco durante il colera del 1854. Sono andato a cercare il racconto, lo trovate qui, nel caso. E’ bello da leggere, molto attuale, di questi tempi. Una narrazione della Torino ottocentesca, ma la Torino dei poveri, dei diseredati. Mi è venuto in mente perché vi si parla di un altro miracolo. Don Bosco, dopo aver preso “per non tentare Dio” precauzioni molto umane, come imporre maggiore igiene personale e sanificazione di locali e vestiti, chiede ai suoi ragazzi di impegnarsi nell’assistenza ai malati, offrendo l’intervento divino come protezione. Pare non si sia ammalato nessuno di questi volontari.

Mi ha fatto pensare ai nostri medici e infermieri, in questi giorni, e a quanto l’atteggiamento mentale possa incidere nel difenderci dalle malattie.

Forse in questa terra promessa di cui parla la prima lettura ci siamo già, basta rendercene conto.

Ancora sui miracoli

Ma torniamo al discorso miracoli. Sopra ho implicitamente accennato al miracolo della fisica, la nostra possibilità di comprendere i meccanismi della materia, o del cosmo.

Se credete che un giorno riusciremo a padroneggiare quei misteri provate a pensare alla biologia, alla comprensione di cos’è la vita. Alla complessità delle cellule, degli organismi.

E se non vi basta pensate alla psiche umana, all’infinito celato dentro le nostre menti, e, ancora, pensate alla complessità dei rapporti sociali, alle organizzazioni degli uomini, al nostro lento diventare alveare, all’egoismo che diventa coscienza di essere cellule di un apparato più grande, pensate alla storia, ai milioni di anni che hanno lasciato tracce infinite da scoprire.

Pensate alla cultura, all’arte, alla tecnologia, al fatto che ogni giorno creiamo più tesori da conoscere (più libri, più musica, più innovazione tecnologica) di quanto una singola mente umana potrà essere in gradi di digerire in tutta la vita, anche se si concentra su un settore estremamente specifico.

Questo è il grande miracolo che abbiamo intorno.

Poi, vabbè, qualcuno sarà anche risorto duemila anni fa. Ma sarebbe davvero il meno.

Mezze maniche Ultra Yang

Questo è l'aspetto del sugo quando spegnete la fiamma.
Questo è l’aspetto del sugo quando spegnete la fiamma.

Questa quarantena ci sta trasformando tutti in grandi chef.

Registro questa ricetta, buonissima, anche per ricordarmela, perché oggi è venuta proprio bene. Familiari entusiasti.

Premetto che è una ricetta per gente coraggiosa. Non bisogna aver paura di carbonizzare gli ingredienti (ci si va molto vicino) e non bisogna aver paura del potenziale cancerogeno della Reazione di Maillard, tanto moriremo per colpa di un virus zoonotico, non di cancro. Fidatevi.

Componenti (3 persone)

  • 3 cipolle medie
  • 4 pomodorini
  • 50 cc di salsa di soia
  • 50 cc di aceto balsamico
  • 200 di vino rosso
  • 260g di mezze maniche
  • sale, pepe
  • parmigiano
  • olio evo

Le dimensioni dei pomodori variano molto, la regola a naso che uso è che la massa dei pomodori deve essere uguale o leggermente inferiore a quella delle cipolle.

Algoritmo

Tagliare a fettine le cipolle e farle appassire in una padella antiaderente. La padella dovrà essere di dimensioni sufficienti a contenere anche la pasta.

Quando le cipolle sono appassite, prima che inizino a bruciare disintegrarci sopra, con le mani, i pomodorini. Succo, pelle e polpa.

A fiamma vivace, mescolando continuamente, bisogna far evaporare il più possibile l’acqua dei pomodori. Passeranno inizialmente allo uno stato “che è ‘sta schifezza”, quella poltiglia rosata acquosa che non mangereste neanche sotto tortura. Avendo la costanza di insistere, a questo punto, succede che l’acqua abbandona lentamente la poltiglia, mentre questa tende ad attaccare anche se la padella è antiaderente. Ci vuole attenzione e un cucchiaio o una spatola di legno, per staccare continuamente dalla padella questi tentativi di carbonizzazione. Richiede impegno e costanza. Quando vedete che state perdendo la partita abbassate un po’ la fiamma, ma non troppo. Ci si accorge che sta andando meglio quando le cipolle cominciano a perdere la patina acquosa sulla superficie. Ad un certo punto il tutto comincia a sprigionare un odore commestibile, lasciatevi guidare dall’olfatto e non smettete prima che questo succeda. Più insistete, più sarà buono il risultato, ma fate attenzione a non bruciare tutto.

Arrivati al limite della vostra costanza/temerarietà bloccate la cottura innaffiando il tutto con la salsa di soia. La padella sarà molto calda, per cui evaporerà in un attimo. Aspettate che sfumi tutta la soia e quindi annaffiate con l’aceto. Ho scritto 50g sopra, ma la quantità è quella sufficiente ad evaporare in una trentina di secondi. A questo punto, fiamma bassa, e potete aggiungere sale e pepe. Buttateci sopra un bicchiere abbondante di vino e, mescolando ogni tanto lasciatelo asciugare. Bisogna portarlo alla consistenza da sugo. Niente roba che galleggia, ma neanche grumi asciutti.

Spegnete la fiamma e lasciatelo riposare.

Ora potete mettere a scaldare l’acqua, quando bolle la salate, ci buttate le mezze maniche e le cuocete abbastanza al dente. Le scolate e le buttate nella padella col sugo.

Riaccendete una bella fiamma vivace, e anche ora non abbiate fretta: mescolate lentamente in modo che la pasta si colori bene e bruciacchi anche un po’.

Quando quelli a tavola scalpitano potete servire, avendo cura di aggiungere sui piatti, dopo la pasta, una bella spruzzata di un buon olio d’oliva extra vergine crudo e una grattata di parmigiano.

Garantito, è veramente buona.

Cellule, virus e torte

La torta di Ester

Ieri ho fatto la torta all’arancia con la ricetta di Ester. Molto buona, per essere il mio primo tentativo dolciario. Ho avuto alcune difficoltà. Anzitutto non avevo una teglia da 24cm, ma sfoggiando le conoscenze acquisite con profitto alle elementari sono riuscito a calcolare che l’area di un cerchio di 24 cm di diametro è 12x12x3,14, circa 452, grosso modo equivalente ai 468 della teglia 18×26 che avevo. Poi c’è stato il problema della quantità di lievito: sulla bustina (procurata da Laura via borsa nera in cambio di fetta di torta, che al negozio non se ne trovava) c’è scritto che è la dose per 500g di farina, visto che la ricetta prevede 200g ne ho messo la metà. Via chat Ester mi ha poi detto che lei la mette intera, ma ormai avevo fatto. Comunque è lievitata lo stesso. Mi chiedo se gli altri ingredienti contino nel calcolo, immagino debbano disturbare la lievitazione, non so.

Poi c’è stato il problema di farla uscire dalla teglia per farcirla. Mi hanno informato dopo che avrei dovuto usare la carta forno. Mi sono invece ingegnato con una leccarda di silicone, che se la infilzi di lato si piega lungo il fondo e funziona benissimo. Vi capitasse, sapetelo.

Comunque è finita in un attimo, uno di questi giorni la rifaccio, tanto ho ancora mezza bustina di lievito.

Biologia molecolare della cellula

Ho iniziato a ritagliare frammenti di tempo, ogni giorno per leggere questo testo di Bruce Albers e altri. In effetti ne avevo già letto metà, tempo fa, in inglese. In questi giorni, riordinando, mi sono trovato tra le mani la versione in italiano (l’aveva usata Edo nei suoi primi anni di università, ci sono anche tutte le sue annotazioni), e mi son detto: “perché no”. Bello studiare sugli appunti di tuo figlio.

Il funzionamento di una cellula è veramente affascinante. Tra l’altro, rileggendolo, sto cogliendo cose che non avevo colto nella prima lettura, forse il mio inglese non è poi ‘sto granché. Ad esempio mi ha colpito che le cellule degli eucarioti (gli organismi complessi, come animali e piante) sono la progenie di cellule predatrici. Gli antenati delle nostre cellule andavano a caccia di altre e le inglobavano, finendo, ad un certo punto per assoggettarle in una simbiosi che ha tutta l’aria di una dittatura illuminata. Nelle nostre cellule abbiamo i mitocondri che sono di fatto altre cellule che sanno trasformare gli zuccheri in energia (i vegetali hanno anche i cloroplasti che compiono trasformazioni chimiche usando l’energia solare). Li abbiamo inglobati per usare questa loro capacità, per contro il governo centrale della cellula grande assolve per loro conto funzioni di carattere generale/logistico, come procurarsi il nutrimento.

Bello vedere come anche a livello microscopico la vita riesce a trasformare l’egoismo in collaborazione.

Lievito

Lieviti e funghi sono un’altra categoria di organismi complessi, che però sfrutta nicchie ecologiche per sopravvivere. Anziché dotarsi della complessità di apparati interni per procurarsi da mangiare usano gli scarti degli altri. Mi ha colpito che digeriscono il cibo all’esterno della cellula, modificano il microambiente che li circonda e lo usano.

Il lievito oggi al negozio ce l’avevano. Ho preso tre bustine di quello da dolci (6 torte) e una grossa di lievito per cose salate, proverò a fare del pane o delle pizze.

In coda, fuori dal negozio, c’era diversa gente. Tutti mascherati. Io conosco pochissima gente del paese, e già normalmente (anche la miopia non aiuta) quando incrocio qualcuno mi chiedo se lo conosco, e, in genere, non ho la risposta finché non sono a pochi metri e capisco dalla sua mimica facciale che tipo di saluto si aspetti. Ora che girano tutti col viso e la voce camuffati da questa varietà di cose che si mettono in faccia la cosa è ancora più complicata. Mi rincuora un po’ il fatto che, essendo anch’io camuffato, il mio imbarazzo si percepisce probabilmente di meno.

I giovani girano senza mascherina, In genere li trovi in giro che portano a spasso qualche cane. Ti guardano con compassione, forti, credo, della coscienza che a loro questo virus non fa grandi danni. Sembra, spesso, che non si pongano il problema di poterne fare loro agli altri, ma forse hanno ragione: il futuro è loro, meglio un virus con questa caratteristica che il contrario.

Virus

I virus sono ancora più affascinanti delle cellule. Come i funghi e i predatori possono vivere solo grazie all’esistenza di altre forme di vita, ma sono riusciti a ridurre al minimo la loro complessità. Hanno giusto l’essenziale per riprodursi, e lo fanno con un’efficienza impressionante, a spese di qualche tipo di organismo a cui si adattano perfettamente.

In fondo ci aiutano a tenere sotto controllo l’eccessivo proliferare della popolazione. Un virus che aggredisce gli anziani è una benedizione per le casse dell’INPS, se dovessi cercare un komplotto indagherei da quelle parti, non da quelle dei servizi segreti.

Borelli e Bertolaso si sono ammalati. Zingaretti si era ammalato prima, quindi non vanno in ordine alfabetico.

A forza di lavarmi le mani ogni minuto con un sapone antibatterico (ammazzerà anche i virus ?) mi si sono rovinate le mani, e ho cominciato anche ad usare una crema per le mani, sensazione schifosissima.

Adesso tutti sembrano d’accordo che i numeri che girano sui contagiati siano inutili, ma ancora nessuno decide di fare un tracciamento serio. C’è ancora molta gente che si preoccupa della privacy. Io trovo preoccupante che ci siano loro. Ho visto che la Germania sta andando molto bene nel contenere l’epidemia. Il nord Europa in generale sta andando bene, ma loro tracciano il più possibile.

Mi sembra che queste situazioni di emergenza mettano bene in luce il fatto che i governi debbano essere in grado di dosare in modo dinamico il bilanciamento tra libertà individuale ed efficienza. Ci servirebbe un cursore, da spostare verso “stato” quando sono richieste velocità di decisione e autorità e rispostare verso “individuo” in tempi più normali. Non è facile.

Iedere nacht

Vuol dire “Ogni notte” in olandese. È il titolo di un canto di Taizè molto bello che hanno cantato i monaci alla preghiera di poco fa.

Iedere nacht verlang ik naar u, O God,

Ik hunker naar u met heel mijn ziel.

“Ogni notte ti desidero o Dio, Ti bramo con tutta la mia anima.”

E loro, i monaci, ogni notte ripetono questo rito. Semplice. Inizia con un versetto del vangelo letto in diverse lingue, qualche canto, dieci minuti di silenzio e qualche altro canto.

Bello soprattutto il silenzio. 6 monaci e 3000 persone in silenzio nelle loro case, in giro per il mondo. Belli i commenti in tutte le lingue. “Hello from New Jersey”, o “from London”, o “from Sweden”. Commenti in lingue che non riesco a capire o di cui intuisco appena il significato. Molti dall’Italia, che pregano per le vittime dell’epidemia, perché finisca presto.

Ho messo un mi piace al commento di una francese che chiedeva di pregare per Albert Uderzo che è morto oggi. Bello ricordarsi, onorare gli uomini grandi. Mi è piaciuto tra l’altro oggi vedere il video di Makkox che disegnava Asterix, così, semplicemente.

E intanto i morti aumentano. Ci vorrebbe un druido con una pozione magica.

La cosa che mi stupisce di più, in questi tempi di comunicazione rapida tra persone da un capo all’altro del mondo, è la lentezza con cui i vari paesi riescono a fare tesoro delle esperienze degli altri. Noi avremmo avuto un mese e più per prepararci e non abbiamo capito, gli altri ancora peggio. Quando tireremo le fila, alla fine, dovremo riflettere molto su questo.

E mi stupisce anche il fatto che non percorriamo la strada delle Corea del Sud, che ha dimostrato di funzionare. Ho visto che la Gabanelli ha ripreso l’idea nel suo Data room, mi è sembrata molto convincente, eppure nessuno sembra volerlo fare. Tutti preoccupati non so di che. Cosa ci sarebbe di più importante ora che fermare questo disastro?

Mi stupisce Conte che parla su Facebook e non in parlamento. Mi stupisce Borelli che ogni giorno ci elargisce numeri ad-cazzum, ammettendo anche che lo sono (“saranno almeno 5 volte di più”).

Mi stupisce che sia sparito il lievito dai negozi. Il lievito e la farina. Se volessimo scegliere un indicatore di quanta paura ha la gente non potremmo trovarne uno migliore. Mi stupisce che i corrieri non consegnino e che ci siano code ai supermercati: se vuoi che la gente non si muova di casa non dovresti far succedere l’opposto ? Tra l’altro un corriere che ti suona al campanello con la mascherina e ti molla il pacco davanti al portone rischia molto meno di una cassiera al supermercato (non parliamo dei clienti).

Mi stupisce che ci indigniamo se la Germania non ci consegna le mascherine che abbiamo comprato e noi ci gongoliamo di avere bloccato i ventilatori che la Grecia ha comprato da una nostra fabbrica.

Mi stupisce vedere gente giovane che ha più paura di andare al lavoro oggi che di vedere chiudere la fabbrica in cui lavora domani.

Ma in fondo è normale stupirsi. Ci stupiamo perché nessuno di noi può vedere l’immagine globale. Quella forse possiamo costruirla tutti insieme, mettendo insieme i tasselli che ognuno vede.

Forse il virus ci sta aiutando a capirlo.

Smart Pray

Stamattina ho partecipato alla messa di Padre Antonio Menegon. Via Facebook. Mi ha invitato Antonio e io ho invitato, a mia volta, Umberto, Lorella e Top. Era tanto che non entravo in una chiesa, entrarci in questo modo è stato curioso, e anche bello. Bello anche scambiare un segno di pace con le faccette di Whatsapp, o mettendo dei “mi piace” sui commenti degli altri.

La reclusione da pandemia porta tutti a cercare nuovi modi, inevitabilmente informatici, per continuare a fare le cose di prima, o a riprendere a fare cose che si erano lasciate da parte. Ma, forse, questa del pregare, soprattuto del pregare insieme, assume di questi tempi una qualità particolare. Non è solo una continuazione, non è solo un ritrovarsi. C’è, in fondo, una domanda di fondo che facciamo a Dio, un perchè in più da approfondire, una richiesta di aiuto particolare.

Si sta diffondendo molto questo modo di pregare. Molte sono le parrocchie che organizzano messe in questo modo. Molti i gruppi di preghiera, i rosari. Oggi ho sentito un pezzo di un’altra omelia in cui il prete parlava del “Corano Virus”, lapsus freudiano.

Alla sera alle 8 si può persino partecipare alla Preghiera di Taizè, coi bellissimi canti dei monaci, ieri mi ci sono collegato, e credo ne farò un appuntamento costante nei prossimi giorni.

In fondo, in giro è tutto un chattare, un fare video party con i vari gruppi di amici. Stiamo scoprendo questa incredibile voglia, enfatizzata dall’isolamento, di sentirsi, vedersi, scambiarsi amenità, notizie, consigli, preoccupazioni. Mi chiedo se non siano tutte altrettante liturgie.

dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.

Chissà, forse il suo nome può essere anche implicito.

Padre Antonio pubblica le sue omelie anche su Facebook. Alla fine questa partecipazione a distanza può diventare anche meglio, almeno per me, di quella reale. Mi dà modo di approfondire le cose con più calma.

Per esempio, in questa omelia ho notato una cosa su cui non sono troppo d’accordo. Dice ad un certo punto:

Il coronavirus, semmai, è una conseguenza del scellerato uso del pianeta e della natura da parte dell’uomo

Mi sembra un altro modo di dire che la malattia è il risultato di un nostro peccato. Un peccato di massa, o di una parte più avida dell’umanità, ma comunque un peccato degli uomini che Dio punisce. Insomma, sembra, con questo commento, smentire quello che ha detto poche righe sopra:

Oggi si sente dire in giro che questa epidemia è il castigo di Dio per i peccati dell’umanità. Questa è una bestemmia! Dio non castiga, non si vendica, Dio ama sempre e ama tutti!

Forse questa malattia dovrebbe farci capire che semplicemente non siamo i padroni di questo mondo. Siamo ospiti temporanei, e lo sono anche i virus. Anzi loro sono qui, abitavano quelle foreste, da milioni di anni prima che arrivassimo noi. Questo nostro incontro recente ha solo bisogno di un riassestamento, come quando ti trovi dei nuovi vicini di casa, o dei nuovi compagni di lavoro, e devi riprendere le misure, trovare un nuovo modo di convivere. Noi non possiamo fare del male al pianeta, si difende benissimo da solo, e lo sta facendo.

La coscienza ecologica è importante, perchè ci spinge a tenere pulito il nostro giardino, ad amarne i fiori. Non va trasformata in un nuovo senso di colpa. Il numero crescente di esseri umani sicuramente crea scompensi, ci mette di fronte a queste crisi, a chissà quante crisi future. Ci spingerà a cercare soluzioni, forse a controllare le nostre nascite, o a cercare nuovi mondi da popolare, o a stiparci in spazi più regolati, ma non possiamo usare anche questo pretesto per trovarci dei nemici. Io Dio me lo immagino come un padre che guarda i suoi bimbi un po’ discoli, che si azzuffano, che imparano, ma nessun padre dice a una parte dei suoi figli: “voi siete quelli che sbagliano, loro sono i migliori”.

L’omelia finisce così:

Forse questa epidemia ci costringe nell’isolamento e nel silenzio a riflettere sulla nostra vita, sulla verità delle nostre azioni, sul senso autentico da dare ai nostri giorni e alle nostre scelte

Bello. Aggiungerei che ci sta facendo anche trovare forme nuove di convivenza. Ci sta spingendo ad usare di più e meglio questo strumento meraviglioso che abbiamo creato. Internet. Ci aiuterà, forse, dopo un periodo buio, in cui molti di noi se ne andranno, a creare un mondo un tantino migliore.

Amen

Preferireste perdere la libertà o la privacy ?

I dati del Covid19

Che i dati di diffusione del virus siano, a voler essere ottimisti, inutili è ormai sotto gli occhi di tutti. Basta dare un’occhiata ad articoli come questo per rendersi conto che i numeri forniti ogni giorno dalla Protezione Civile sono basati sul niente.

Se i tamponi non vengono fatti a tappeto su tutta la popolazione il dato relativo ai contagiati è un non senso (soprattutto in presenza di contagiati asintomatici). Inoltre le politiche di raccolta dei tamponi sono diverse da regione a regione come spiega molto bene il Post e questo rende il dato inutile anche solo per un confronto tra i vari territori. Se si aggiunge che queste politiche cambiano continuamente l’inutilità si estende alla dimensione temporale: non ha senso neanche un confronto tra i dati della stessa regione/provincia nell’arco di più giorni.

Fatte queste considerazioni avevo ingenuamente immaginato che si potesse avere un’idea di come si sta diffondendo il contagio prendendo il dato delle morti e moltiplicandolo per 100. L’idea era di prendere per buono il dato internazionale di mortalità dell’ 1% (vista la situazione sopra questo dato è probabilmente più affidabile). Per fare questo ci si scontra anzitutto col problema che il totale dei decessi è fornito solo per regione e non per province. Poi, riflettendoci tre secondi in più, ci si rende conto che sarebbe comunque una stima fatta su basi traballanti: non sappiamo quanti muoiono di Covid perchè la classificazione (morti per/con Covid19), di nuovo, è affidata alla discrezionalità dei vari operatori, come sottolinea anche l’articolo citato sopra del Post. Sarebbe pressochè equivalente a tirare i dadi.

Quindi mi chiedo: i nostri governanti in base a cosa prendono le loro decisioni ?

Facendo coda davanti al negozietto del paese e sui social vedo gente richiedere con veemenza l’intervento dell’esercito per far rispettare le restrizioni di movimento. Sento il nostro presidente del consiglio annunciare che ci attendono misure ancora più restrittive (mentre quelle attuali stanno già distruggendo la nostra economia). Il tutto senza che nessuno sappia cosa sta davvero succedendo?

Un’utopia

Non è privo di importanza il problema della disponibilità di queste informazioni. Immaginate per un attimo una situazione diversa:

  • Immaginate che non esista più il denaro contante, e che tutte le transazioni siano quindi tracciate. Immaginate che le informazioni relative a queste transazioni siano pubbliche, disponibili su qualche sito a chiunque voglia consultarle
  • Immaginate che siano anche disponibili i dati relativi alle registrazioni sulle celle telefoniche
  • Immaginate che siano anche pubblici dati delle anagrafi: nascite e, importante in questo caso, morti. E che siano aggiornati (oggi le statistiche sulla mortalità italiana sul sito Istat sono aggiornate al 2018)
  • Immaginate che siano anche pubblici i dati relativi ai tamponi Covid19 (o quelli della prossima pandemia).

Già solo con queste informazioni chiunque, con un minimo di skill informatico potrebbe rintracciare chi in questi giorni esce di casa senza fondati motivi, chi partecipa ad assembramenti, chi, magari positivo al tampone, ha avuto contatti con chi. Con queste informazioni i governanti potrebbero prendere decisioni fondate, magari allentando le misure nelle aree a minore rischio, lasciando in questo modo respirare l’economia. Con queste informazioni le forze dell’ordine potrebbero indurre i trasgressori a comportamenti più adeguati. Ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno: la semplice visibilità dei dati sarebbe un deterrente sufficiente. Con queste informazioni molti di noi eviterebbero di essere reclusi in casa, magari con l’esercito per le strade.

Preferite davvero la difesa della privacy ?

Oltretutto sapendo che quei benedetti dati vengono già raccolti. Qualcuno li ha, li legge, li compra e li vende in barba a qualsiasi legge che finisce solo per rendere ogni cosa più difficile, soffocando la società col peso di una burocrazia sempre più inutile.

Davvero preferite questo ?

O forse preferireste che quei dati fossero a disposizione dei governanti ma non di tutti ? Forse avete più paura che il vostro vicino scopra quanti soldi/debiti avete, o i vostri orientamenti sessuali o politici, che di una dittatura ?

In genere le persone a cui riconosciamo un potere (i politici, i VIP in generale) sono costrette a rinunciare al proprio privato. Salgono su un piedistallo per essere radiografati da tutti. Forse costruire democrazia significa diventare tutti più visibili, esercitare la nostra fettina di potere non si può fare di nascosto.

L’amore ai tempi del Corona Vairus

Photo by Jérémy Stenuit on Unsplash

E’ un po’ che non scrivo. Sto scrivendo software: la nuova versione del Blog. Ne parlerò. Ma sentivo il bisogno di salutare l’inizio di questa Quarantena per l’Italia.

Tutto sommato mi sembra stiamo reagendo bene. Sono quasi stupito di vedere così poca gente in giro. Non credo sia tanto per la paura di essere individualmente contagiati: ho davvero l’impressione che molti stiano modificando i comportamenti individuali per far fronte tutti insieme ad un problema comune. La cosa in sè è degna di nota.

Da neo pensionato sono leggermente seccato di vedere tutti a casa: ho fatto tanta fatica per arrivarci io ed ora è moneta corrente, inflazionata.

Quanto durerà? Possiamo davvero pensare che sia un periodo breve? O pandemie come queste sono connaturate nell’eccessiva densità di popolazione e rapporti sociali?

E, virus a parte, questa eccessiva densità non ci stava dando segnali negativi anche prima? Il traffico, lo stress, l’inquinamento. Ma anche i rapporti sociali superficiali, l’ipocrisia dei comportamenti, le opinioni violente, gli odiatori, l’eccesso di informazione che non riusciamo a digerire. Insomma, non era già all’orizzonte il bisogno di cambiare il nostro modo di vivere? Il nostro modo di fare?

Leggevo poco fa, sul Foglio, la lettera di un’insegnante che raccontava i suoi sforzi di continuare a insegnare ai suoi alunni a casa. Parlava di registri elettronici, di lezioni registrate su you-tube, di interazioni via web coi suoi ragazzi. E intanto sento gli ex-colleghi parlare (e fare) di telelavoro, smartwork. Cose che si sarebbero dovute fare da tempo e ora, con questa emergenza, diventano necessità improrogabili, tutte le inerzie spazzate via in un attimo. Anche qui, come per l’aspetto biologico del virus, sopravviveranno i più adatti, forse.

Abbiamo demonizzato per anni l’isolamento personale creato dalle nuove tecnologie e ora lo imponiamo, forse è proprio quello che ci salverà.

Sento che l’aria che respiriamo è migliorata. Se ti avventuri fuori di casa, nel mio caso per fare la spesa o andare in farmacia, il traffico è diventato meno minaccioso, meno stressante.

Ma allora questa pandemia è un bene. Ci voleva proprio. Teniamocela stretta.

Non sarà facile: non riesco neanche ad immaginare come l’economia possa riassestarsi abbastanza in fretta da non creare seri problemi. Come sia davvero possibile che le merci nei supermercati continuino ad arrivare senza interruzioni se le fabbriche sono costrette a ripensare le loro organizzazioni interne per far fronte alla necessità di evitare assembramenti. C’è, poi, una massa ingente di persone il cui lavoro viene interrotto bruscamente, tutti questi negozi chiusi sono soldi in meno che girano, acquisti in meno per le fabbriche, per i trasporti. Se dura a lungo tantissimi dovranno cambiare occupazione. Chiuderanno supermercati e apriranno ditte di consegna a domicilio? Chiuderanno fabbriche di auto e nasceranno fabbriche di mascherine? Chiuderanno palestre e aumenteranno le vendite delle bici? (Sento qualche cretino che vorrebbe bloccarle, spero lo intubino in fretta).

Se i beni cominciano a scarseggiare assisteremo a una limitazione imposta ai consumi ? La tessera annonaria ? Vedremo anche noi, come i nostri nonni, il fenomeno della borsa nera ?

Chissà.

L’unica cosa certa è, come dicono i cinesi, che vivremo tempi interessanti.