L’amore ai tempi del Corona Vairus

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E’ un po’ che non scrivo. Sto scrivendo software: la nuova versione del Blog. Ne parlerò. Ma sentivo il bisogno di salutare l’inizio di questa Quarantena per l’Italia.

Tutto sommato mi sembra stiamo reagendo bene. Sono quasi stupito di vedere così poca gente in giro. Non credo sia tanto per la paura di essere individualmente contagiati: ho davvero l’impressione che molti stiano modificando i comportamenti individuali per far fronte tutti insieme ad un problema comune. La cosa in sè è degna di nota.

Da neo pensionato sono leggermente seccato di vedere tutti a casa: ho fatto tanta fatica per arrivarci io ed ora è moneta corrente, inflazionata.

Quanto durerà? Possiamo davvero pensare che sia un periodo breve? O pandemie come queste sono connaturate nell’eccessiva densità di popolazione e rapporti sociali?

E, virus a parte, questa eccessiva densità non ci stava dando segnali negativi anche prima? Il traffico, lo stress, l’inquinamento. Ma anche i rapporti sociali superficiali, l’ipocrisia dei comportamenti, le opinioni violente, gli odiatori, l’eccesso di informazione che non riusciamo a digerire. Insomma, non era già all’orizzonte il bisogno di cambiare il nostro modo di vivere? Il nostro modo di fare?

Leggevo poco fa, sul Foglio, la lettera di un’insegnante che raccontava i suoi sforzi di continuare a insegnare ai suoi alunni a casa. Parlava di registri elettronici, di lezioni registrate su you-tube, di interazioni via web coi suoi ragazzi. E intanto sento gli ex-colleghi parlare (e fare) di telelavoro, smartwork. Cose che si sarebbero dovute fare da tempo e ora, con questa emergenza, diventano necessità improrogabili, tutte le inerzie spazzate via in un attimo. Anche qui, come per l’aspetto biologico del virus, sopravviveranno i più adatti, forse.

Abbiamo demonizzato per anni l’isolamento personale creato dalle nuove tecnologie e ora lo imponiamo, forse è proprio quello che ci salverà.

Sento che l’aria che respiriamo è migliorata. Se ti avventuri fuori di casa, nel mio caso per fare la spesa o andare in farmacia, il traffico è diventato meno minaccioso, meno stressante.

Ma allora questa pandemia è un bene. Ci voleva proprio. Teniamocela stretta.

Non sarà facile: non riesco neanche ad immaginare come l’economia possa riassestarsi abbastanza in fretta da non creare seri problemi. Come sia davvero possibile che le merci nei supermercati continuino ad arrivare senza interruzioni se le fabbriche sono costrette a ripensare le loro organizzazioni interne per far fronte alla necessità di evitare assembramenti. C’è, poi, una massa ingente di persone il cui lavoro viene interrotto bruscamente, tutti questi negozi chiusi sono soldi in meno che girano, acquisti in meno per le fabbriche, per i trasporti. Se dura a lungo tantissimi dovranno cambiare occupazione. Chiuderanno supermercati e apriranno ditte di consegna a domicilio? Chiuderanno fabbriche di auto e nasceranno fabbriche di mascherine? Chiuderanno palestre e aumenteranno le vendite delle bici? (Sento qualche cretino che vorrebbe bloccarle, spero lo intubino in fretta).

Se i beni cominciano a scarseggiare assisteremo a una limitazione imposta ai consumi ? La tessera annonaria ? Vedremo anche noi, come i nostri nonni, il fenomeno della borsa nera ?

Chissà.

L’unica cosa certa è, come dicono i cinesi, che vivremo tempi interessanti.

3 risposte a “L’amore ai tempi del Corona Vairus”

  1. Bentornato blogger!
    Ci sei mancato.
    Anche se nel frattempo non sono mai cessati i nostri scambi su altra piattaforma… Anzi, ultimamente ce ne siamo dette fin troppe, per cui qui ora rischio di ripetermi.

    Voglio comunque iniziare attestando la mia piena condivisione con la tua analisi di “virus che dà una scossa a questa società”.
    Una società che si sta(-va?) sclerotizzando nei suoi egoismi, particolarismi, localismi, sovranismi,… ed ora riscopre la tecnologia ed i social come elementi aggreganti (ad es. bellissimi, seppur scontati, i tanti flash-mob dai balconi!) piuttosto che alienanti.
    Una lettura sul solco della tua “evoluzione/cultura”, vero?

    Vorrei invece dirti la mia opinione, diversa dalla tua, riguardo la scelta strategica del blocco totale, cioè gli aspetti socio-economici.
    Non penso che incominceranno a scarseggiare i rifornimenti nei negozi e si ripresenterà la borsa nera delle merci.

    E’ vero che abbiamo visto in TV le corse all’accaparramento dei supermercati (btw, dopo qualche giorno, le stesse deprecabili scene si sono viste in Francia: tutto il mondo è paese!), ma nello stesso tempo abbiamo visto servizi sui mercati generali pieni di roba invenduta e che aspetta di essere distribuita.
    Mi son detto: sarà mica anche questo un segno che prima (ante-virus) vivevamo e sprecavamo al di sopra delle nostre possibilità?
    Adesso pare che, costretti da un “coprifuoco” (che però non ha NULLA a che vedere con quello dei nostri nonni), scopriamo che ci basta molto meno per vivere più che dignitosamente. Nessuno muore di fame, i supermercati sono pieni, e i magazzini generali ancora di più.
    Che fine faceva tutta questa abbondanza prima? le percentuali di spreco alimentare del 30%, fino al 45% per frutta e verdura, erano forse vere?

    Riguardo in partic. il coprifuoco, mi è piaciuta molto una vignetta circolata nei primi giorni di #iorestoacasa

    “Ricordiamoci che ai ns nonni fu ORDINATO di andare in guerra.
    …a noi stanno CHIEDENDO di stare sul divano!”

    Ce ne vuole quindi prima di parlare di borsa nera!

    Infine, ultima mia considerazione riguardo la profonda differenza rispetto al tempo di guerra.
    Anche questa è una guerra, sì, contro un nemico più subdolo perché invisibile e sconosciuto, ma noi abbiamo l’arma definitiva: #iorestoacasa

    In fondo questo nemico non ha gambe per spostarsi; usa le nostre gambe.
    Usa le nostre debolezze, le nostre superficialità, i nostri egoismi, come sua migliore arma.
    Se noi gli disattiviamo quest’arma, muore per consunzione in 15 giorni.

    Certo, poi ci sono i geni pazzi che parlano di “immunità di gregge”… ma di questo, se vuoi, ne parlo nel mio prossimo commento.
    Ok?

  2. Vogliamo parlare dell’idea “geniale” del premier inglese?

    Io non ho le competenze per parlare di profilassi mediche, esattamente come non le ha lui.
    Quindi posso rispondere sul suo stesso piano: le opinioni, i dati, il buon senso (mio. Il suo molto meno!).

    Ho letto quell’articolo proposto da te in wa, in cui bellamente lui e i suoi consulenti ritengono che sia preferibile non fare nulla, cioè non bloccare le attività come in Italia.
    Sono altresì consapevoli di poter sostenere così una massa di contagiati pari al 60%.
    Vabbè, ci saranno pure dei morti (lui dice 1%, OMS dice 3,4%, in Italia stiamo avendo il 7,4%. Una percentuale ottimistica potrebbe essere non meno del 2%)… Ma gli altri si salveranno grazie all’immunità di gregge.

    Quello che so io è che la famigerata “immunità di gregge” è stata ottenuta con vaccini, lungamente studiati e testati, nel corso di generazioni, tipo il vaiolo, o come si stava cercando di fare per il morbillo, prima che i soliti complottisti no-vax rischiassero di far saltare tutto.

    In qs caso non abbiamo uno straccio di vaccino, non abbiamo nemmeno la certezza che si risulti immune per sempre dopo la malattia, e lui parla di immunità di gregge!
    Questo sarebbe sterminio di gregge!
    I nazisti almeno si rivolsero contro un popolo che consideravano nemico. Lui è pronto a sacrificare quasi 1M di suoi cittadini.

    Persino il suo degno compare d’oltreoceano, che fino alla scorsa settimana twittava, con la sua consueta moderazione:
    It’s only a flu, f**k the world!,
    ieri si è visto costretto dai primi morti e migliaia di contagi a dichiarare l’emergenza nazionale.

    Idem farà JoBo, vedrai.
    Ci sono passati un po’ tutti (seppur con meno strafottenza e criminalità): negazione – sottovalutazione – emergenza – blocco totale.

    Forse pensa di avere 1 milione di posti letto in rianimazione?
    O magari ha già deciso di lasciar morire i malati ai bordi delle strade, come ai tempi della peste manzoniana??

    1. Sembra ci sia già ripensando, in effetti.
      Comunque il 7% italiano deriva dal fatto che facciamo i tamponi solo a chi ha sintomi. I contagiati sono molto di più, semplicemente non lo sappiamo.
      Sempre più convinto che la Corea sia l’esempio da seguire, forse non è troppo tardi.

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