Preferireste perdere la libertà o la privacy ?

I dati del Covid19

Che i dati di diffusione del virus siano, a voler essere ottimisti, inutili è ormai sotto gli occhi di tutti. Basta dare un’occhiata ad articoli come questo per rendersi conto che i numeri forniti ogni giorno dalla Protezione Civile sono basati sul niente.

Se i tamponi non vengono fatti a tappeto su tutta la popolazione il dato relativo ai contagiati è un non senso (soprattutto in presenza di contagiati asintomatici). Inoltre le politiche di raccolta dei tamponi sono diverse da regione a regione come spiega molto bene il Post e questo rende il dato inutile anche solo per un confronto tra i vari territori. Se si aggiunge che queste politiche cambiano continuamente l’inutilità si estende alla dimensione temporale: non ha senso neanche un confronto tra i dati della stessa regione/provincia nell’arco di più giorni.

Fatte queste considerazioni avevo ingenuamente immaginato che si potesse avere un’idea di come si sta diffondendo il contagio prendendo il dato delle morti e moltiplicandolo per 100. L’idea era di prendere per buono il dato internazionale di mortalità dell’ 1% (vista la situazione sopra questo dato è probabilmente più affidabile). Per fare questo ci si scontra anzitutto col problema che il totale dei decessi è fornito solo per regione e non per province. Poi, riflettendoci tre secondi in più, ci si rende conto che sarebbe comunque una stima fatta su basi traballanti: non sappiamo quanti muoiono di Covid perchè la classificazione (morti per/con Covid19), di nuovo, è affidata alla discrezionalità dei vari operatori, come sottolinea anche l’articolo citato sopra del Post. Sarebbe pressochè equivalente a tirare i dadi.

Quindi mi chiedo: i nostri governanti in base a cosa prendono le loro decisioni ?

Facendo coda davanti al negozietto del paese e sui social vedo gente richiedere con veemenza l’intervento dell’esercito per far rispettare le restrizioni di movimento. Sento il nostro presidente del consiglio annunciare che ci attendono misure ancora più restrittive (mentre quelle attuali stanno già distruggendo la nostra economia). Il tutto senza che nessuno sappia cosa sta davvero succedendo?

Un’utopia

Non è privo di importanza il problema della disponibilità di queste informazioni. Immaginate per un attimo una situazione diversa:

  • Immaginate che non esista più il denaro contante, e che tutte le transazioni siano quindi tracciate. Immaginate che le informazioni relative a queste transazioni siano pubbliche, disponibili su qualche sito a chiunque voglia consultarle
  • Immaginate che siano anche disponibili i dati relativi alle registrazioni sulle celle telefoniche
  • Immaginate che siano anche pubblici dati delle anagrafi: nascite e, importante in questo caso, morti. E che siano aggiornati (oggi le statistiche sulla mortalità italiana sul sito Istat sono aggiornate al 2018)
  • Immaginate che siano anche pubblici i dati relativi ai tamponi Covid19 (o quelli della prossima pandemia).

Già solo con queste informazioni chiunque, con un minimo di skill informatico potrebbe rintracciare chi in questi giorni esce di casa senza fondati motivi, chi partecipa ad assembramenti, chi, magari positivo al tampone, ha avuto contatti con chi. Con queste informazioni i governanti potrebbero prendere decisioni fondate, magari allentando le misure nelle aree a minore rischio, lasciando in questo modo respirare l’economia. Con queste informazioni le forze dell’ordine potrebbero indurre i trasgressori a comportamenti più adeguati. Ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno: la semplice visibilità dei dati sarebbe un deterrente sufficiente. Con queste informazioni molti di noi eviterebbero di essere reclusi in casa, magari con l’esercito per le strade.

Preferite davvero la difesa della privacy ?

Oltretutto sapendo che quei benedetti dati vengono già raccolti. Qualcuno li ha, li legge, li compra e li vende in barba a qualsiasi legge che finisce solo per rendere ogni cosa più difficile, soffocando la società col peso di una burocrazia sempre più inutile.

Davvero preferite questo ?

O forse preferireste che quei dati fossero a disposizione dei governanti ma non di tutti ? Forse avete più paura che il vostro vicino scopra quanti soldi/debiti avete, o i vostri orientamenti sessuali o politici, che di una dittatura ?

In genere le persone a cui riconosciamo un potere (i politici, i VIP in generale) sono costrette a rinunciare al proprio privato. Salgono su un piedistallo per essere radiografati da tutti. Forse costruire democrazia significa diventare tutti più visibili, esercitare la nostra fettina di potere non si può fare di nascosto.

4 risposte a “Preferireste perdere la libertà o la privacy ?”

  1. Chi non ha nulla da nascondere infatti non ha problemi a rendere tracciabile tutto. Purtroppo ci sono troppi furbetti in giro. Ma immaginare una gestione dei movimenti basata sul controllo dei cellulari come hanno fatto in Corea é impensabile in Italia. Un paio di giorni fa parlavo con la banca con la persona che gestisce il mio conto, ad un certo punto ho chiesto dei chiarimenti si é interrotta nella spiegazione “per motivi di privacy”! No comment.

  2. Io di fronte a questa situazione non ho certezze ma solo dubbi; sono d’accordo sul fatto che l’attendibilità dei dati statistici sia una criticità importante ma il numero dei morti (seppure di persone con altre patologie presenti) è una realtà evidente, soprattutto in alcuni territori. Il problema è che non sappiamo perché il virus è così aggressivo in alcune zone piuttosto che altre o se si tratta solo un divario temporale e a breve colpirà in modo altrettanto virulento altre aree del paese …Immagino che questo aspetto di “non conoscenza” dell’evoluzione del contagio abbia spinto il governo a prendere queste misure eccezionali e questa mi pare una buona motivazione. La variabile “tempo” mi sembra determinante in tutte le decisioni prese o non prese, nelle modalità di raccolta dei dati, ecc.
    Non c’è stato il tempo di pianificare strumenti omogenei e efficaci per affrontare il disastro in tutti i diversi ambiti in cui l’epidemia ha impattato… forse si potevano fare scelte diversificate nei vari territori in base alla gravità del problema? forse… ma credo che il livello di interconnessione dei trasporti, dei settori produttivi, ecc non consentiva, forse, scelte eterogenee. Per quanto riguarda il tema della tutela della privacy versus facoltà da parte delle istituzioni di accedere a dati sensibili dei cittadini in gravi e urgenti circostanze di rischio per la salute pubblica, beh credo che il governo sia legittimato a farlo. Il problema è a quali dati accede e come li usa.
    Non ho molto compreso l’utilità ad es. di accedere alle celle telefoniche dei cellulari x avere conferma del fatto che la gente si stava spostando un po’ troppo da casa…
    Infine volevo condividere una cosa bella – per darci una prospettiva di speranza- che mi ha commosso ovvero la risposta massiccia dei medici (un certo numero di loro pensionati quindi fascia esposta a maggiori rischi) alla chiamata della Protezione civile. Una risposta al di sopra delle aspettative di tutti … un bel messaggio che fa emergere un senso di comunità (lo preferisco al termine patriottismo) che non immaginavo così forte… in tempi di coronavirus è bello farsi contagiare da questi valori!

    1. – “il numero dei morti è una realtà evidente”. Sembrerebbe proprio di no, non c’è modo di sapere quanti muoiono davvero per il Covid19. La gente che muore nelle proprie case o nelle case di riposo spesso non viene conteggiata in quella classifica, nessuno fa tamponi post-mortem (per carità, se non ce n’è fanno bene, ma voglio sottolineare che il numero vero non lo sappiamo, e che siccome usano protocolli diverti i diversi territori e li cambiano nel tempo non è neanche possibile un qualche confronto.
      – “non sappiamo perché il virus è così aggressivo in alcune zone piuttosto che altre”. Già il fatto che tu dia per scontata questa affermazione è interessante, perchè è un’affermazione che si può fare solo analizzando quei dati che non abbiamo. La maggior mortalità in alcune aree potrebbe derivare anche solo da una raccolta dati fatta in modo diverso. Tra l’altro il confronto andrebbe fatto sincronizzando l’inizio del contagio nei diversi territori, ma, di nuovo, non abbiamo modo di sapere quando il contagio è davvero iniziato nelle singole regioni.
      – “credo che il governo sia legittimato a farlo”. Il mio punto è che io non vorrei dare carta bianca ad un governo su questo, lo trovo pericoloso. La trasparenza dei dati (disponibili quindi a tutti, non solo al governo) penso sia la cosa che permette di far fronte a queste e altre emergenze (tipo evasione fiscale, ad esempio) e contemporaneamente ci mette al riparo da tentazioni dittatoriali di pochi.
      – “Non ho molto compreso l’utilità ad es. di accedere alle celle telefoniche dei cellulari”. Beh, è quello che fanno in Corea del Sud, e sembra funzioni: sono quelli in cui i casi scendono più rapidamente e non hanno neanche avuto bisogno di bloccare il paese.

      D’accordissimo sul patriottismo di tanti. Forse in queste situazioni si è obbligati a darsi una scossa e viene fuori il meglio (in pochi casi anche il peggio, vedi certi politici) delle persone.

Rispondi