Omeopatia della mente

Photo by Clay Banks on Unsplash
Photo by Clay Banks on Unsplash

L’omeopatia è oggi vista con un certo sospetto da chi ha un minimo di cultura scientifica. Anzi, diciamoci pure che viene bollata come pratica oscurantista, o strumento per turlupinare anime semplici disposte a pagare soldoni per rimedi che dal punto di vista scientifico contengono solo acqua o zucchero.

guarire con poco

Personalmente non condivido l’astio con cui spesso se ne parla. Sono convinto che, fossero i suoi successi anche solo dovuti a effetto placebo, meriterebbe comunque attenzione e studio. Successi, ovviamente, tutti da dimostrare, ma, anche qui, i metodi statistici usati per i farmaci allopatici potrebbero semplicemente non essere adatti.

Comunque ne parlo oggi non per difendere l’omeopatia in sé quanto perché mi incuriosisce il suo mito, la sua poesia. Nell’immaginario collettivo omeopatico è sinonimo di quantità minuscola che fa effetto. E basterebbe già per dire che è un concetto potente. I concetti come questo, che finiscono per dotare il nostro linguaggio di un modo per dire una cosa complessa in meno parole sono degni di nota.

Ma guardiamo meglio in questo mito, c’è di più.

Intanto c’è una scala: non è solo è poco ma funziona, piuttosto il concetto è quanto minore è la quantità tanto meglio funziona. Ma la cosa ancora più importante è perché funziona.

Sempre stando al mito, che possiamo accettare o no, l’omeopatia funziona perché tira in campo una capacità di autoguarigione del nostro corpo. Non è il farmaco che ci cura, è il nostro corpo che usa un suggerimento del farmaco per mettere in atto strategie in qualche modo dimenticate per provocare un cambiamento, per farci guarire.

Simenon

Sto ascoltando un audiolibro di un romanzo di George Simenon, credo sia uno dei primi Maigret, molto dark. Ne leggeva uno Patrizia al corso di Feldenkrais e mi ha incuriosito. Abbiamo parlato un po’ di Simenon.

Lei ne conosceva la biografia e lo descriveva come un uomo non solo immorale, ma decisamente cattivo verso le donne, mogli e figlia, che hanno accompagnato la sua esistenza. Secondo Patrizia il successo letterario di questo autore è dovuto alla capacità di trasferire questo suo demone interiore nei personaggi che popolano i suoi romanzi. I cattivi, in queste vicende, incarnano le nefandezze di cui l’autore stesso è capace e Maigret semplicemente guarda questo mondo distorto accettandolo senza giudicare.

Ho appena finito di ascoltare Pista nera di Manzini. Il confronto Rocco Schiavone Maigret è d’obbligo. Anche Schiavone è decisamente immorale, e tratta le sue donne di merda, come dice il suo amico Sebastiano. C’è un’unica donna che Schiavone rispetta, la moglie morta che lui rivede come fantasma nei momenti di solitudine, e con cui dialoga. Schiavone è anche un ladro, un ufficiale di polizia che non esita a infrangere qualsiasi legge pur di conseguire risultati dettati non dai doveri del suo ruolo, ma da un suo personale concetto di giustizia.

Capisco che con normali e ligi rappresentanti delle forze dell’ordine non ci faresti un granché di romanzi, ma trovo interessante che i nostri eroi abbiano spesso caratteristiche così trasgressive. È come se la maggior parte di noi non si fidasse della possibilità che col progredire normale degli strumenti che governano il nostro ordine sociale, cose come le leggi o l’educazione, si possa mai arrivare a risolvere qualcosa. Solo chi le leggi non le osserva, chi non è soggetto ai condizionamenti morali, può effettivamente migliorare la società.

epoche

Una differenza molto evidente tra Schiavone e Maigret è l’epoca in cui vieni trasportato. Nel mondo di Maigret per inviare un messaggio urgente a una persona bisogna recarsi all’ufficio postale e inviare un telegramma. Si fanno fotografie con il lampo al magnesio invece del flash. Ci si muove lungo strade di paese prive di illuminazione. I responsabili dei porti sanno dove sono le navi perché hanno ricevuto telefonate dal porto vicino e hanno segnato i dati su una lavagnetta.

Potreste pensare che Schiavone proietti, invece, l’epoca contemporanea, ma vi ricredereste subito appena fatto caso al fatto che usa un Black Berry. Il mondo corre in fretta.

libri e omeopatia

Sia dei romanzi su Schiavone che su Maigret avevo ovviamente visto le riduzioni televisive, ma come al solito il libro è un’altra cosa. C’è una ricchezza nel libro che nessun film riesce a trasmettere. E, a pensarci, è strano.

Un film ha molti più strumenti per raccontare. Più canali. L’immagine trasmette molti più particolari di quanto il libro potrebbe fare. Mille volte di più dice il proverbio. E qui parliamo non di una immagine, ma di milioni di immagini che scorrono. E aggiungici i suoni ambientali, i toni delle voci, e la colonna sonora che suggerisce stati d’animo. Una mole di dati che arrivano al nostro cervello in un tempo molto corto. L’intera vicenda è raccontata nello sceneggiato televisivo nell’arco di un paio d’ore. Per contro l’audio libro, che immagino rifletta la velocità di lettura di un lettore medio, dura quattro o cinque ore.

Perché quindi una mole di stimoli inferiore che raggiunge la nostra mente nel caso della lettura provoca un effetto molto più intenso ?

Secondo me c’entra l’omeopatia.

O comunque un meccanismo analogo. Come l’omeopatia suggerisce al nostro organismo le linee guida su cui muoversi per curarsi, il libro, con i pochi dati, ben selezionati, ben energizzati, che contiene suggerisce alla nostra fantasia come ricreare un mondo molto più vivo di quello creato dal film allopatico. Anche qui poco è meglio. La magia dipende dalla qualità di quel poco.

fantasia

Ho usato il termine fantasia, ma vediamo cos’è. In altri momenti di questo blog ho usato il termine motore di simulazione per indicare lo stesso concetto. Mi piace di più questo termine di origine informatica. Sottolinea il fatto che si tratta di uno strumento, uno dei più potenti tra quelli che ci ha fornito l’evoluzione della nostra specie.

Sento spesso dire che quello che rende gli esseri umani superiori rispetto agli animali sia il fatto che, a differenza di questi, noi abbiamo coscienza di noi stessi. Mi sembra una fesseria. Intanto dimostrare che gli animali, o le piante, o i sassi non abbiano coscienza di sé è probabilmente più difficile che stabilire se l’omeopatia funzioni o meno. Ma quand’anche fosse vero che solo gli esseri umani hanno questa capacità non credo ci sia tanto da vantarsene.

La capacità di immaginare se stessi è semplicemente un sottoprodotto del motore di simulazione. E neanche il migliore, se pensiamo che tutte le religioni e le correnti di pensiero filosofiche o spirituali non fanno altro che indicare l’eccessiva attenzione all’io come l’ostacolo più grosso verso la saggezza, verso una vita più matura.

Penso che la capacità più preziosa della nostra mente sia proprio quella di sapersi trasportare all’istante in mondi e situazioni nuove, regalandoci le stesse sensazioni che proveremmo se in quei mondi e situazioni ci fossimo finiti veramente.

È alla base di tutto il nostro vivere quotidiano, non solo del sognare ad occhi aperti. Se stai guidando e prendi una curva troppo velocemente una parte della tua mente anticipa la scena del possibile incidente e la tristezza di quella situazione ti spinge a rallentare. Se al mattino non hai voglia di alzarti per andare al lavoro inizi a immaginare il momento in cui dovrai inventare qualche scusa per giustificare il ritardo e, il più delle volte, finisce che ti alzi.

Funziona anche da pilota automatico. Immaginare il buon esito di una situazione è un buon modo per far sì che questo buon esito si realizzi concretamente. È come se la fantasia prendesse il controllo, disegnasse per terra linee luminose che ti portano alla meta.

Ti permette di plasmare il mondo intorno a te come lo desideri. Ricordate la frase di Proust “Lasciamo le belle donne agli uomini senza fantasia” ? Io la trovo meravigliosa. A quegli uomini potremmo lasciare tranquillamente anche la ricchezza, o le comodità. Questo strumento ci permette di creare il paradiso o l’inferno intorno a noi a nostro piacere.

storie

Ed è alla base della capacità di raccontarci storie, e farci rivivere le fantasie degli altri.

Una storia raccontata è un canale di comunicazione tra due fantasie.

Il linguaggio, le parole, hanno un ingresso privilegiato in questo motore. Plasmato da milioni di anni di evoluzione. Il video, i suoni arrivano alla nostra mente ma non entrano facilmente in profondità. Provocano reazioni superficiali. Le parole raggiungono meccanismi più potenti. Anche la velocità è importante, il motore non accetta più di tanti stimoli in un dato periodo di tempo.

La storia che si crea nella mente dell’ascoltatore/lettore non è mai quella che è stata pronunciata/scritta. La storia che ci colpisce, che ci emoziona è autoprodotta, come la guarigione omeopatica.

La storia narrata è solo un suggerimento.

Emancipazione della donna

Poi mi hai detto poveretto

Il tuo sesso dallo al gabinetto

Te ne sei andata via con la tua amica

Quella alta, grande, fica

(Lucio Dalla – Disperato erotico stomp)

C’è una guerra. Feroce. Le cui vittime sono in genere donne, ma per alcuni maschi si tratta solo di ritorsioni per un altro tipo di violenza che le donne attuano sugli uomini.

E’ una tensione, un incredibile disagio che riguarda tutti i temi legati alla sessualità. Si riduce in definitiva allo scontro tra due modi opposti di concepire il sesso. Questi due modi, potremmo chiamarli maschilista/tradizionalista e femminista/progressista. 1

La crisi del matrimonio tradizionale, il numero di divorzi e di coppie che decidono di non legarsi per sempre è uno degli aspetti di questo malessere, ma ci sono manifestazioni assai più forti.

I sintomi

Alcuni segni accentuati della visione maschilista del sesso sono:

Pornografia, fenomeno prevalentemente maschile

photo credit: mikecogh Pavement Porn by A via photopin (license)

Difficile trovare stime attendibili perché si oscilla tra il catastrofismo e il minimizzare a seconda dei filtri mentali, ma una stima prudente afferma che il 4 per cento dei siti web sia X-rated e che dal 10 al 15 per cento delle ricerche riguardi il porno. Le statistiche annuali di PornHub sono interessantissime, singolare, ad esempio, il fatto che il numero dei caratteri nei commenti solo di questo sito nel 2018 superi le dimensioni dell’Enciclopedia Britannica. Meno del 30% dei visitatori di PornHub sono donne.

Prostituzione, prevalentemente maschi i clienti

photo credit: Sally T. Buck 62. I’m A Whore via photopin (license)

Anche qui non è facile trovare dati certi, ma sembra che nel mondo ci siano 42 milioni di prostitute. E un uomo su 10 è stato loro cliente almeno una volta.

I dati italiani parlano di 9 milioni di utenti. Vuol dire uno su tre degli aventi diritto (quelli in età plausibile, stato di salute e reddito accettabile).

Stupri, pedofilia e femminicidi

Secondo l’istat solo nel 2016 più del 4% delle donne sotto i 30 anni ha subito una violenza sessuale. I casi denunciati sono decine di migliaia.

Secondo dati dell’UNICEF 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto.

Il numero di femminicidi è in progressivo aumento.

Indignazione, incomprensione

Il disagio dal lato femminile si manifesta, per lo più come indignazione e incomprensione dei fatti elencati sopra. Non mi sembra vengano proposte soluzioni di alcun tipo, a parte invettive contro la categoria dei maschi o contro la società che dovrebbe fare qualcosa.

Credo che questo commento al recente volantino della Lega di Crotone (che desidera il ritorno al ruolo tradizionale della donna nella società) renda bene l’idea della contrapposizione. Credo che centri decisamente il nocciolo del problema.

  • In quanto donna credo di avere titolo di dire chi e cosa offende la mia dignità: l’intero volantino offende la mia dignità, il suo paternalismo e la sua visione medioevale del ruolo femminile nella società. Esiste il principio di autodeterminazione dell’individuo, fatevene una ragione, quale voglio sia il mio ruolo nella società lo decido solo io.

Ma, viste le dimensioni di questi fenomeni, ridurre tutto a una forma di pazzia di pochi maschi mi sembra davvero un mettere la testa sotto la sabbia. Questo scontro ha radici profonde nella nostra biologia e nella storia, ed è un nodo fondamentale dello scontro che stiamo vivendo tra Evoluzione e Cultura.

Come ci siamo arrivati ?

Dimensioni dai gameti.

photo credit: Tortured Mind And the Winner Is… via photopin (license)

Partiamo da Adamo ed Eva, anzi, un bel po’ prima (diciamo un miliardo di anni fa).

Sapete cosa differenzia i maschi dalle femmine ? No, non sono i genitali esterni: in alcune specie animali non sono riconoscibili eppure gli scienziati riescono comunque a distinguere gli individui maschi dalle femmine. Il discriminante è la dimensione dei gameti. Quello femminile è sempre molto più grande. Nella specie umana l’ovulo è 85000 volte più grande di uno spermatozoo.

Strategie sessuali.

La dimensione maggiore dell’ovulo comporta un impegno maggiore dell’organismo per produrlo. Come conseguenza il numero di ovuli che una femmina produce è estremamente ridotto rispetto al numero di spermatozoi.

Questo numero ridotto comporta la necessità di un’amministrazione prudente. Come diretta conseguenza maschi e femmine adottano differenti strategie sessuali. Pur essendo per entrambi il fine ultimo della sessualità la perpetuazione dei geni attraverso la riproduzione (almeno inizialmente, vedremo che nell’uomo le cose cambiano) raggiungono questo scopo per vie diverse.

photo credit: puritēs Together, not To via photopin (license)

In sostanza, i maschi hanno tanti biglietti della lotteria da giocare: la loro strategia sarà di tentare di fecondare più femmine possibile. La femmina ha poche chances e deve giocarsele al meglio: studia le squadre di calcio prima di giocare la schedina, guarda la storia dei numeri ritardatari al lotto. La femmina deve selezionare il candidato giusto con cui accoppiarsi. Per tutto il tempo di maturazione del prossimo ovulo non potrà farlo.

La strategia sessuale maschile è all’origine irruenta, non pianificata, mentre quella femminile è selettiva, paziente.

Questa differenza di strategie si accentua nei vivipari, perché si allunga il periodo di indisponibilità, al tempo dell’ovulazione si aggiunge quello della gravidanza. E ancora di più nei mammiferi, perché si aggiunge il tempo dell’allattamento.

Insostenibile

Arrivati alla specie umana la situazione per la femmina diventa insostenibile. Non si tratta più solo di tempi di indisponibilità sessuale, ma di sopravvivenza a rischio.

L’evoluzione del cervello umano comporta una scatola cranica di dimensioni maggiori, questo, unito alla scelta dell’evoluzione di dotarci di una stazione eretta (cosa che impedisce un bacino troppo pesante), porta alla necessità di far nascere i bambini prematuri. I piccoli umani, a differenza delle altre specie animali non saranno autonomi per diversi anni. Questo impegnerà la madre (è un’ epoca di nomadismo, di cacciatori/raccoglitori) a tal punto da non permetterle di provvedere al mantenimento suo e della prole.

photo credit: 10b travelling / Carsten ten Brink Mother and child via photopin (license)

Ossitocina e sesso ricreativo

E cosa ti inventa allora l’evoluzione per non far estinguere la nostra specie ? Un nuovo uso dell’ ossitocina.

Photo by Paige Cody on Unsplash

L’ossitocina è un neurotrasmettitore che l’evoluzione aveva già impiegato per altri scopi: viene prodotto per velocizzare il parto (il nome stesso deriva da due parole greche che descrivono questa funzione), per stimolare la produzione di latte materno e nell’uomo la veicolazione dello sperma. Era poi stata coinvolta nel risolvere il problema dei genitori che mangiavano i propri  cuccioli (nei mammiferi predatori): alla vista dei neonati viene prodotta un po’ di ossitocina, e scatta il comportamento parentale (in assenza di ossitocina una mamma non riconosce i figli come propri). Questo vale anche per gli umani ovviamente.

Nella specie umana l’ossitocina promuove la fedeltà al partner. Normalmente viene prodotta durante il contatto fisico con il partner, sia nel sesso sia a fronte di carezze, sguardi, tono di voce e capelli svolazzanti.

Le femmine non riescono a fare figli e a mantenersi ? Facciamole mantenere dai maschi, basta fare in modo che non vadano in calore solo in corrispondenza dell’ovulazione, ma siano sempre disponibili all’accoppiamento e abbiano un filtro d’amore (l’ossitocina appunto) per far innamorare i maschi.

Siamo a due milioni di anni fa.

Due sotto-strategie

La femmina concede sesso in cambio di protezione e mantenimento per sé e i figli. Nascono qui, probabilmente, due sotto-strategie, chiamiamole per capirci moglie e puttana, anche se è un po’ presto per usare questi nomi: stiamo sostanzialmente parlando di animali, in questa fase non è ancora nato nemmeno il linguaggio. Le femmine, comunque, possono giocarsi questa simbiosi sesso/mantenimento con un singolo uomo o con shares distribuite, con varie ripercussioni sulla coesione sociale, ma qui ormai si parla di Cultura.

E finalmente arriva la Cultura

L’evoluzione culturale non fa che cavalcare questa simbiosi per quasi tutta la storia dell’umanità. Semplicemente la organizza creandole intorno il concetto di famiglia, matrimonio. Le varie religioni e leggi ammantano l’unione con vari significati, la famiglia diventa funzionale a organizzazioni sempre più ampie.

La sotto-strategia della donna mantenuta da più uomini continua a prosperare, non a caso viene definita il mestiere più antico, ma sempre in sordina perché disgregante per l’organizzazione sociale.

Prospera, in effetti, anche se numericamente inferiore, per forza di cose, la situazione dell’uomo potente che mantiene più donne. Che sia un sultano con harem alla luce del sole o un re o un politico che frequenta cortigiane o impone ius primae noctis la sostanza è che il maschio alfa deve disseminare i suoi geni più degli altri. Anche questo ha un significato biologico importante: siamo programmati per la promiscuità. La fedeltà sessuale è frutto di maturazione culturale ed è funzionale alla coesione sociale, ma già si scontra con gli automatismi evolutivi.

Emancipazione femminile

Probabilmente lungo tutto il corso della storia ci sono state donne che hanno rifiutato questo rapporto di sudditanza verso il maschio. Religioni e leggi hanno lavorato per mantenere la donna in un ruolo subordinato, ma ci sono state reazioni, che, anche se normalmente represse, hanno innescato un processo di livellamento tra uomo e donna almeno sul piano dell’accesso allo studio e alla partecipazione politica. Processo tutt’altro che terminato, basti guardare la situazione femminile nei paesi arabi, o nella chiesa cattolica.

Photo by Ani Kolleshi on Unsplash

Il passo fondamentale di questo percorso è però avvenuto in tempi recentissimi. E’ la possibilità, per le donne, di sostenersi economicamente e insieme mantenere dei figli. E’ il risultato anche di una agiatezza economica, non è ancora disponibile per tutte, ma la novità, oggi, è che una donna può pensare di far completamente a meno di un maschio, se non per la fecondazione (e forse neanche).

Atteggiamento rancoroso

Questa indipendenza altera i rapporti nelle coppie tradizionali, disgrega l’istituto del matrimonio (che era nato per perpetuare lo status quo ante).

Non è un caso che chi è impregnato di una visione diciamo vecchiotta se ne esca con frasi tipo:

  1. Sostengono “una cultura politica che rivendica una sempre più marcata autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo”.

(E’ sempre il volantino della Lega di Crotone che citavo prima).

Giusto ieri sera guardavo “Propaganda Live” e Makkox ridacchiava di questa frase. Ma non è così strana alla luce di quanto detto sopra: il maschio che ambiva a risolvere per la vita le sue urgenze sessuali con un contratto matrimoniale viene completamente spiazzato dall’indipendenza femminile. Un modello di comportamento tradizionale si spezza e genera incertezza, ostilità.

C’è sempre stato

Photo by Justin Porter on Unsplash

Un disagio maschile legato alla sessualità non nasce con l’emancipazione femminile. In parte è fisiologico e legato alla selezione naturale. L’esigenza di premiare gli organismi migliori genera necessariamente dei losers. Come conseguenza, fenomeni come prostituzione, stupri e pedofilia, e, in tempi più recenti, pornografia hanno normalmente accompagnato la storia umana. L’emancipazione femminile non fa che accentuare questo disagio espandendolo a fasce di maschi sempre più ampie.

Passione contro Ragione

Ho l’impressione che per molte donne i maschi siano donne col pene. Credo che, tolte le differenze fisiche evidenti, immaginino che dal punto di vista mentale ci siano più analogie di quante ce ne sono in realtà.

Purtroppo la battuta che le donne possono accavallare le gambe senza rischiare di schiacciare il cervello ha molto fondamento.

photo credit: Nick in exsilio Satyr via photopin (license)

La sessualità maschile è passionale, nel senso che l’istinto prevale facilmente sulla ragione. Una vita intellettuale più ricca, una buona posizione sociale ed economica, un ambiente educativo adatto possono rendere più facile il controllo di questi istinti, ma per molte persone (tendenzialmente appartenenti alle classi sociali meno privilegiate) l’istinto tende a prevalere, la donna è l’oggetto che può soddisfare quell’istinto, e se non posso averla consenziente la pago o la rubo.

Come finirà ?

Prostituzione e pornografie vanno rivalutate. Non si può imporre la virtù

per legge.

La prostituzione esiste da millenni e prospera ovunque benché sia ufficialmente legale in poche nazioni. Come per la legalizzazione delle droghe poi, rappresenta una fonte di introito per le finanze degli stati che viene sprecata e va invece ad ingrossare le casse della malavita. Senza contare l’aspetto sanitario/epidemico e il controllo della tratta di donne.

Vorrei citare, a questo proposito, anche il problema, considerato ancora taboo della vita sessuale dei disabili. Se non avete mai sentito parlare di sexual surrogates for disabled date un’occhiata a questo articolo.

La presenza di valvole di sfogo e la progressiva cessazione di atteggiamenti sessuofobici (credo che la chiesa cattolica abbia enormi responsabilità in questo) probabilmente porterà a ridimensionamenti nel numero di stupri e casi di pedofilia.

Raymond Kurzweil, nel suo “La singolarità è vicina” immagina un futuro a breve in cui si farà sesso senza contatto fisico, agganciando terminazioni nervose a macchine. Chissà, forse finiremo così. Modificheremo i nostri geni in modo da fornire alle future donne un pene (perché far pipì in piedi può venire utile) e ai futuri maschi un cassettino addominale da cui estrarre, alla bisogna, uno dei dieci spermatozoi che ci possono servire nella vita, per darlo alla signorina con la provetta quando vogliamo fare figli e per il resto il sesso sarà un bel sogno digitale.

Sources

La narrazione sopra deriva da argomenti tratti principalmente da un paio di letture: “Il gene egoista – R. Dawkins” e “Felicità: un’ipotesi. Verità moderne e saggezza antica – J. Haidt”.

  1. E’ interessante notare che nella scena politica italiana, la visione maschilista/tradizionalista sembra totalmente sottoscritta dalla Lega e l’altra dai suoi avversari.

Evoluzione contro Cultura – 1

E non avrò paura se non sarò bella come dici tu
Ma voleremo in cielo in carne ed ossa
Non torneremo più
Na na na na na na
E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via

Francesco De Gregori, La donna cannone

Vorrei iniziare questa chiacchierata con un disegno.

Provo ad unire alcuni punti, alcuni aspetti della nostra vita, in una maniera credo originale. Forse sorprenderà qualcuno l’idea di tirare un filo conduttore tra alcune di queste cose.

Il discorso di Robert Pirsig, il chautauqua di “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, riguardava sostanzialmente il rapporto tra arte e tecnologia, tra pensiero classico e romantico. Io vorrei parlare di quella che mi sembra una lotta, in corso ormai da millenni, tra i meccanismi evolutivi che hanno portato l’uomo a essere ciò che è oggi, e la sua Cultura.

La nascita, nell’uomo, della razionalità e la conseguente autocoscienza e di seguito la tensione a prendere il mano il proprio destino potrebbe essere un prodotto dell’evoluzione 1, che lo sia o no si traduce in un conflitto con i meccanismi installati dall’evoluzione stessa.

Userò il termine Cultura con la maiuscola, per indicare qualcosa di estremamente ampio. Avrei potuto usare Autocoscienza, o Pensiero, o Razionalità, ma Cultura mi sembra abbracci più aspetti, compresa la storia, l’elaborazione effettuata da tanti individui nel corso del tempo: è con questa che facciamo i conti noi oggi.

I punti

I punti che cercherò di connettere riguardano alcuni aspetti della nostra vita in cui i meccanismi evolutivi ci indirizzerebbero a comportamenti opposti a quelli richiesti dalla Cultura.

L’evoluzione ci ha guidato in modo egregio fin qui, lo ha fatto dotandoci di riflessi automatici che reagiscono agli stimoli dell’ambiente intorno a noi e anche a quelli prodotti dal nostro organismo. Questa cosa ci attira, ci piace perché ci fa bene, quest’altra, che ci danneggerebbe, la troviamo repellente.

La Cultura è apparsa dopo, ci rende orgogliosi al punto di identificarci spesso con lei, ma ci plasma, ci domina, ne subiamo le pressioni. La Cultura ci spinge a scelte, spesso in conflitto con gli automatismi di cui ci ha dotato l’evoluzione.

Quello che noi davvero siamo è il campo di battaglia tra queste due forze, tra i geni e i memi 2, entrambi ci usano per selezionare i migliori tra loro.

Obesità

rawpixel

Pensate ad esempio al giro vita. L’evoluzione ci ha programmati per sopravvivere in un mondo con una bassa (e soprattutto non continua) disponibilità di cibo. Siamo, come tutti gli animali, fatti per riempirci senza freni ogni volta che è possibile. E preferiamo i cibi ad alto contenuto calorico, i dolci, i grassi. Siamo dotati di un sanissimo meccanismo che ci fa ingrassare: è il modo in cui accumuliamo l’abbondanza temporanea di cibo per i momenti in cui ce ne sarà meno. Noi ingrassiamo perché discendiamo da gente che grazie alla capacità di ingrassare è sopravvissuta a delle carestie: chi non ha sviluppato questa capacità è morto, e i suoi eredi genetici non sono tra noi.

Nel mondo in cui viviamo oggi questa capacità non serve più. Ci siamo organizzati in modo da assicurare alla maggior parte della popolazione 3 una disponibilità di cibo continua e superiore alle esigenze caloriche. A questo punto quello che era un vantaggio evolutivo (la tensione ad ingerire cibo oltre necessità e la capacità di immagazzinarlo) diventa uno svantaggio: le energie dedicate alla ricerca, preparazione e consumazione del cibo possono essere meglio destinate ad altro, la massa di grasso dovuta all’immagazzinamento diventa un peso inutile da trasportare, ci rende meno agili, alla lunga (non venendo mai smaltita perché non ci sono più i periodi di carestia) crea problemi di ogni tipo.

Poco male, ma abbiamo fretta

rawpixel

Non è di per sé un gran dramma. L’evoluzione sa affrontare questo ed altro. Un po’ alla volta qualcuno svilupperà tratti genetici più adatti alla nuova situazione: meno attrazione per il cibo, metabolismo più veloce, migliore autocontrollo. Questi individui funzioneranno meglio, si accoppieranno più facilmente tra loro, nasceranno sempre più individui con questi tratti e il problema si risolverà da solo.

Ma l’evoluzione procede per tempi lunghi 4. L’evoluzione è prudente, aspetta che le situazioni si siano ben stabilizzate prima di fare cambiamenti radicali, e comunque manterrebbe qualche grasso, just in case.

La Cultura invece ha fretta, coglie il problema e lo vuole risolvere, possibilmente nell’arco di una generazione (questo è un suo grosso limite, ne parleremo). La Cultura ci vuole magri da subito. Crea memi, mode. Orienta i nostri filtri di selezione del partner. Le prossime generazioni saranno principalmente composte da geni adatti al nuovo stato di benessere, la cultura in questo caso va nella stessa direzione dell’Evoluzione, e la accelera (vedremo che non è sempre così).

Stress

Ma questa situazione genera sofferenza: essere soggetti a due tensioni opposte è una delle peggiori cause di malessere per l’essere umano.

La Cultura stessa, tra l’altro, ci spinge verso un edonismo sfrenato, il carpe-diem (di nuovo, la fretta), che bolla qualsiasi forma di rinuncia, anche alimentare, come sbagliata.

Il risultato è che, a parte pochi fortunati dal metabolismo accelerato, che possono mangiare quanto vogliono senza ingrassare, tantissimi di noi vivono bilanciando calorie e soddisfazione da cibo, e nei momenti di maggiore stress (quando aumenta la richiesta della seconda) cominciano a lievitare.

Medicina, Chirurgia e Manipolazione genetica

La medicina già offre soluzioni (ad esempio chirurgiche) per ridurre il problema almeno nei casi più gravi, oltre a una marea di pillole e pozioni e indicazioni.

Il limite di queste soluzioni, a parte gli inevitabili rischi di effetti indesiderati, è che si fermano all’individuo, i loro effetti non sono ereditabili.

Se l’umanità vorrà davvero accelerare in tempi brevi il corso dell’evoluzione l’unica strada perseguibile sarà la manipolazione genetica: finiremo per modificare il nostro DNA con un Fast Forward evolutivo, che doterà le nuove generazioni di un corredo di geni più adatto al mondo in cui dovranno vivere.

Ovviamente questo non è ora il sentire comune, ma sarei pronto a scommettere che le attuali remore sulla genetica saranno superate velocemente e che andremo in questa direzione.

Una guerra globale

L’esigenza di restrizione calorica è solo uno dei tanti fronti su cui si consuma questa lotta tra l’Evoluzione e la razionalità umano che pretende di prendere il timone.

Nei prossimi post proveremo a guardarne altri.

    1. Credo che la maggior parte degli scienziati appoggino questa ipotesi, forse non tutti. È comunque una delle cose che vorrei approfondire.

 

    1. meme è un termine proposto da Richard Dawkins nel suo “Il gene egoista” per indicare questo passaggio tra l’evoluzione fisica e quella culturale.

 

    1. il fatto che non sia tutta la popolazione è un altro dei punti su cui merita riflettere. È esso stesso uno dei punti della lotta Evoluzione/Cultura.

 

  1. Probabilmente è una fortuna, perché questa nuova generazione di super magri non dovrebbe nemmeno aspettare una carestia: si estinguerebbe al primo sciopero dei supermercati.