Diario di pensionato 2

Ho riesumato le cuffie Nuraphone. Le avevo acquistate diverso tempo fa, e giravano in casa da tempo, abbandonate dopo l’entusiasmo iniziale, semplicemente perché ultimamente riuscivo ad ascoltare musica solo in macchina, nel lungo andirivieni giornaliero verso Caselle.

Sono cuffie piuttosto care, si basano su un principio che ho trovato molto interessante: hanno un meccanismo di equalizzazione che adatta l’ascolto alle specifiche particolarità dell’orecchio di chi le indossa. Prima di poterle usare è necessario sottoporsi ad un processo di training in cui le cuffie capiscono come la persona ascolta. La particolarità della cosa è che eseguono questa misura senza la partecipazione attiva dell’ascoltatore. Si basano, se si crede a quanto pubblicizzato, su un principio in uso, negli ospedali per stabilire il livello di capacità di ascolto dei neonati. Questi non sono in grado di fornire al medico nessun feedback, e così si usa emettere all’interno delle orecchie dei suoni che provocano la vibrazione di qualche elemento all’interno dell’orecchio (ossicini ?) e la vibrazione di questo elemento, misurabile dall’apparecchio che esegue la misura, è proporzionale alla qualità uditiva a quella certa frequenza. In pratica si indossano le cuffie, stando perfettamente zitti e immobili, si sentono dei suoni strani, e dopo un minuto l’apposita app sul cellulare emette un verdetto, rappresentato visivamente con un simpatico diagramma, che corrisponde al proprio profilo uditivo. Il risultato, nell’ascolto musicale è notevole, sembra davvero di ascoltare musica per la prima volta nella vita.

Un’altra particolarità di queste cuffie è che hanno un sistema attivo di riduzione del rumore efficientissimo. Hanno un microfono che ascolta i rumori ambientali e li riproduce nell’orecchio sfasati di centottanta gradi, eliminandoli in questo modo completamente. Stamattina le ho usate per ascoltare un paio di capitoli de Il sistema periodico. Se ascolti del parlato, invece che musica, l’effetto della riduzione del rumore è sorprendente, fin inquietante. Il parlato ha frequenti silenzi, e durante quelli ti accorgi che sei completamente isolato dal mondo. Facevo qualche lavoro in casa, mentre ascoltavo, e non sentivo nessuno dei rumori normalmente associati con l’attività. Non sentivo il rumore che fanno i piatti o le posate mentre li estraevo dalla lavastoviglie e li riponevo nella dispensa. Non sentivo il rumore delle porte che aprivo e chiudevo, quello che fa il microonde mentre gira, al punto che andavo a guardare il display per verificare che fosse acceso. Sentivo il rumore del cuore che pulsava nelle orecchie e quello prodotto dalla deglutizione. Ho iniziato a mangiare con le cuffie e le ho tolte immediatamente: il rumore della masticazione copriva del tutto il povero De Capitani che leggeva.

Mi ha telefonato Sergio, da Follonica, rinnovandomi l’invito di andare a passare qualche giorno da lui. Ha un paio di case che affitta nella stagione estiva ai bagnanti, ora sono vuote e potrebbe ospitarmi. Mi attira molto l’idea di passeggiare sulla spiaggia d’inverno. Nelle prossime settimane farò un giretto fin lì. Sono anche incuriosito da un’altra cosa: Sergio ha un amico, ci siamo incrociati qualche volta in pizzeria ma non ne ricordo il nome, forse Stefano, che ha un hobby inusuale: possiede un metal detector è lo usa per spedizioni di caccia al tesoro sulle spiagge invernali. Sembra che trovi abbastanza spesso tesori come monetine perse dai bagnanti, una volta un anello d’oro, o altri misteri. Mi sembra in qualche modo simile alla pesca come attività: trovarsi di fronte ad una vasta estensione che contiene meraviglie, estensione di acqua o di sabbia, e sapere che sarebbe impossibile sondarla a fondo, per cui conta molto l’intuito, l’esperienza che sa cogliere dettagli elusivi, la fortuna. Mi piace l’idea del tempo trascorso in silenzio aspettando che il mondo ti sorprenda e accettando in anticipo che quel giorno scelga di non farlo. Ho visto che esistono anche progetti in rete su come costruirlo un metal detector, Stefano (?) ha riso dell’idea, forse a ragione, ma per me sarebbe un hobby nell’hobby: approfondirò.

Sto andando avanti con la messa a punto dell’ambiente per il mio progetto con clojurescript. Ho imparato qualcosina di Emacs, ma sto trovando difficoltà a trovare un punto di partenza stabile. Ẻ un mondo in evoluzione rapidissima. Esistono diversi tutorial in rete sui vari componenti da assemblare, ma mai nessuno che metta insieme i diversi pezzi nella loro incarnazione più recente. Il guaio dei tutorial ricettario, quelli che ti dicono fai questo, poi quello, non importa capire, per ora, vedrai che funziona, è, appunto, che non ti fanno capire, e che poi non funzionano. Il fatto è, che se tutto cambia continuamente, non ci si può permettere di non capire: qualsiasi tutorial, ad un certo punto non funziona ed andrebbe adattato allo stato recente di ogni componente. L’unico approccio possibile, a questo punto, è leggersi tutta la documentazione dei vari moduli, ma anche questo presenta non poche difficoltà. I progetti open-source sono un ecosistema, ognuno nasce e si modifica in risposta a qualcos’altro. Come i virus che evolvono paralleli agli organismi animali e vegetali. E sono impossibili da capire se non si conoscono gli altri componenti dell’ecosistema. É un infinito gioco di specchi, di continui rimandi, emozionante e snervante, e lento.

Serata a Torino, con alcuni ex colleghi, Antonio, Alice, Rocco, e Francesca che forse avevo intravisto nei corridoi, ma non conoscevo. C’era anche Giuliana con un altro gruppetto. Ho mangiato un ottimo panino al polpo fritto alla Pescaria in via Accademia delle Scienze, ci devo tornare. Poi siamo andati al Circolo dei Lettori, c’era uno spettacolo sulla poetessa Alda Merini, condotto da Paolo Squizzato, un prete che si occupa di arte e che avevo già visto in altre occasioni. Molto bello lo spettacolo. Raccontavano la vita della Merini e leggevano sue poesie. Bellissimo. Mi è piaciuto il fatto che questa donna amasse la vita, anche dopo periodi scurissimi, dopo tanti anni rinchiusa in manicomi. Mi ha sorpreso perché è frequente trovare persone che invece vivono di rimpianti. La mia vita è stata rovinata da questo o quello. Alda Merini sembra apprezzare anche il ricordo degli anni terribili. “Amo la vita perchè l’ho pagata cara”, fantastico.

Muoversi tra Fiorano Canavese e Torino è piuttosto scomodo. C’è qualche bus che fa servizio tra Fiorano e Ivrea, ma non fanno servizio alla domenica e l’ultima corsa da Ivrea a Fiorano alla sera parte alle 6. Il treno da Ivrea a Torino ci mette parecchio, a volte bisogna cambiare a Chivasso, e l’ultimo treno da Torino Porta Nuova a Ivrea parte verso le 10 e mezza. Insomma non si può usare per passare una serata a Torino. L’unica alternativa sembra essere l’auto, che preferirei non usare, o fermarsi a dormire lì. Ho guardato i prezzi delle camere, su AirBnb e Booking, con meno di 40 euro si può fare, un giorno ci provo. Un po’ buffo dormire in albergo a 50 km da casa, ma tant’è 😄. Ho visto che ci sono ostelli in cui un posto letto in una camera da sei persone costa poco più di venti euro, colazione compresa, è un esperienza da fare, credo siano frequentati per lo più da turisti stranieri, magari è anche l’occasione per conoscere gente interessante.

Comunque in macchina ho ascoltato ben tre capitoli de “Il Sistema Periodico”, ripeto: è un libro fantastico, mi piace questo suo amore per la scienza, per la sua chimica unito al suo occhio aperto sul mondo, sulle persone, sul momento terribile che ha vissuto: la guerra, il fascismo.

Ho partecipato, in questi giorni, a ben due riunioni della Zattera. Ẻ un associazione dei comuni della zona, Banchette, Samone, Lessolo e Fiorano. Si occupa di trasportare chi ne ha bisogno, anziani soprattutto, a fare visite in ospedale. Ho dato la mia disponibilità, sembra abbiano pochi autisti per i viaggi verso Torino, vediamo se mi chiamano qualche volta.

Mi sto informando su come allevare galline. Mi piacerebbe vederne qualcuna girare per il cortile. Ho chiesto a qualcuno che le ha: vicini, amici. Gianni mi ha prestato alcuni numeri della rivista “Vita in campagna”, con articoli sull’argomento. Sembra sia abbastanza facile. Devo costruire un gabbiotto in cortile per farcele stare di sera. Le galline si comprano a Marzo, la vicina mi ha detto che possiamo andare insieme ad una fiera, non ho capito dove. Ho tempo comunque. Ne prenderò tre. Non serve un gallo.

Una risposta a “Diario di pensionato 2”

  1. “Il Sistema Periodico” è davvero un libro molto bello; ci aggiungerei, su analogo argomento e se non lo conosci già, “Zio Tungsteno. Ricordi di un’infanzia chimica” di Oliver Sacks. In realtà varrebbe la pena di leggere tutti (o quasi) i libri di Sacks: leggere, però, non ascoltare. Gli audio-libri, a meno di non essere costretti ad utilizzarli per motivi pratici, fanno perdere un po’ della loro intrinseca magia: la libertà, cioè, lasciata ad ogni lettore, di interpretare, a modo suo, ogni singola frase. Preferisco così, senza alcun dubbio … Dato che leggere è il mio hobby preferito – praticamente anche l’unico, lo confesso! – sono sempre molto interessato a considerazioni, commenti, critiche e segnalazioni su libri ancora da scoprire.

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