Villamayor de Monjardin

Sto facendo circa 20 km al giorno, indipendentemente dalle tappe canoniche, per cui finisce che mi fermo più spesso a dormire in posticini tranquilli, lontano dai centri più rinomati.

L’ostello si chiama Albergue Oasis Trail, ed è un posto molto simpatico. Ospita una dozzina di persone in tre dormitori, due per le donne e uno per gli ometti. Ora è tutto pieno, io e Connie abbiamo prenotato gli ultimi due posti.

Credo sia di una associazione religiosa americana. A gestirlo concretamente sono dei volontari. Questo è quello che ho capito da una conversazione origliata tra la ragazza americana che ci ha accolti e una turista che chiedeva informazioni.

C’è un cartello che dice che alle 20:30 c’è una meditazione.

Nella mia stanza ci siamo io e un altro italiano, di Brescia con quattro americani.

Fa freschino. Ho dovuto mettere la calzamaglia sotto i pantaloncini. Quelli lunghi li ho stessi a prendere un po’ d’aria.

Oggi, camminando, avevo addosso una sensazione di bagnaticcio. Da domani, per tre giorni sembra faccia bello, spero si asciughi tutto.

sveglia

Volevamo fare colazione in ostello a Lorca. Ma Jose Ramon e sua moglie si sono svegliato tardi. Sono arrivati mentre ce ne stavano andando dopo aver aspettato lì davanti un bel po’ e, alla fine, perso la pazienza.

Giuseppe si è svegliato alle cinque ed è partito poco dopo. Il suo amico dominicano è restato a cincischiare un’altra oretta, con la luce accesa, e poi l’ha seguito. Dice che lui va molto più in fretta e si stufa a stare dietro all’altro. Quando se n’è andato era inutile provare a dormire. Insomma, alle sette eravamo pronti per partire, e l’abbiamo fatto. Senza colazione.

ostilità

Al baretto del paese successivo eravamo tutti lì, le due italiane di Milano, le due tedesche, le due olandesi e diversi altri già incrociati nel cammino. Ormai sembriamo una nave naufragata, pezzi vari che vanno alla deriva tutti più o meno nella stessa direzione.

Mi è sembrato che sia la signora che gestiva il bar che, soprattutto, gli avventori locali non fossero molto contenti dell’orda di barboni con zaini e poncho (pioveva) che ha riempito il locale. Non hanno detto niente, niente di comprensibile almeno, ma certe cose si capiscono. Ce ne siamo andati un po’ scontenti.

Estella

Per strada ho fatto due chiacchiere con Laura, una delle due milanesi. E siamo arrivati ad Estella, un centro di quindicimila abitanti, verso le undici del mattino. Avevamo incrociato per strada un signore che pisciava il cane davanti a casa. Molto gentile. Ci ha consigliato di guardare il mercato e di andare al ristorante la cepa a mangiare il gorrin, piatto tipico locale secondo lui da non perdere. Il ristorante l’abbiamo trovato, ma iniziava a servire alle 13, troppo tardi. Per cui niente gorrin. Dovevamo fare ancora 10 km. E volevamo ancora vedere la fontana del vino.

Quando siamo arrivati alla fontana c’era Denis, una ragazza bulgara che avevano incrociato due tappe prima.

fontana del vino

La fontana non c’entra niente col Camino. É una simpatica operazione commerciale creata nel 1991 da questa azienda vinicola. La fontana è sul muro dell’azienda. Comunque é una cosa carina. Tradizionalmente dovresti usare la conchiglia per bere. Io avevo un bicchiere. Il vino non era male.

C’è una webcam davanti alla fontana e da questo link si può vedere cosa succede. Denis ha mandato il link a sua mamma e si parlavano al telefono mentre lei salutava la webcam. Io ho mandato il link a Edo, che era occupato e a Lory che non è riuscita a seguire il link. Non tutte le fontane escono col video.

l’ostello

Ci siamo poi incamminati con Denis verso Villlamayor, lei si faceva poi altri dodici km. Voleva raggiungere i suoi amici a Los Arcos. Connie le ha fatto provare i bastoncini da tracking ed era tutta entusiasta, ha detto che appena li trova se li compra.

A cena si è capito perché un’associazione di stampo religioso gestisce l’ostello.

La cena, dopo aver distribuito gli ospiti tra i tavoli, inizia con l’americana/manager che fa un discorsetto e una preghiera di ringraziamento.

In ognuno dei tre tavoli c’è un posto con scritto riservato su una conchiglia. Ci si siedono i tre volontari, uno per tavolo. Al mio tocca un ragazzo olandese, che, durante la cena intavola discorsi a tema religioso, assistito da David, uno degli americani nella mia stanza, e da un’altra ospite sempre americana. David si è appena convertito alla religione cattolica dopo una vita da ateo, e spiegava le sue ragioni. Io ho provato a parlare dell’assurdità del fatto che esistano diverse religioni e ognuna combatta le altre e della contraddizione filosofica legata all’esistenza del diavolìo e dell’ assurdità del concerto di peccato originale. Mi guardavano con un misto di pietà e zelo missionario.

Alla fine della cena hanno invitato chi voleva ad andare alla meditazione. Ci sono andato. Assieme ad altri sei ospiti. C’erano anche i tre volontari. Mi ha sorpreso non ci fosse la manager. Momento interessante comunque.

spero di non cascare di sotto

Sono ricapitato nella parte alta di un letto a castello. Ed è anche molto stretto.

foto

All’entrata di Estella un cartello nostra preoccupazione per le donne vittime di abusi lungo il cammino.
All’entrata di Estella un cartello nostra preoccupazione per le donne vittime di abusi lungo il cammino.
All’uscita di Estella, dal nome di una piazza si capisce il motivo della preoccupazione.
All’uscita di Estella, dal nome di una piazza si capisce il motivo della preoccupazione.
La fuente del vino
La fuente del vino
Denis che beve il vino con la conchiglia mentre parla al telefono con sua madre che la guarda in webcam
Denis che beve il vino con la conchiglia mentre parla al telefono con sua madre che la guarda in webcam
Denis e Connie che arrancano su per una salita
Denis e Connie che arrancano su per una salita
Uno dei tanti segnali che indica la strada lungo il Camino
Uno dei tanti segnali che indica la strada lungo il Camino
Altro segnale
Altro segnale
Il cartello della meditazione
Il cartello della meditazione

4 risposte a “Villamayor de Monjardin”

  1. Grazie ancora del quotidiano report, pellegrino.
    Peccato per il cattivo tempo che vi accompagna; immagino che quei paesaggi assolati sarebbero ancora più spettacolari!

    PS: Mi segno l’indirizzo di questo “Albergue Oasis Trail” 😉

    1. Non so se fossero cattolici. L’americano con cui ho parlato, che era cattolico, non si è lamentato. Ha addirittura ringraziato la cuoca (che faceva anche da officiante nella meditazione) “for the good service”, all’inizio pensavo si riferisse alla cena.

  2. Leggendo i tuoi “appunti di viaggio” riesco, per qualche minuto, ad entrare in una dimensione diversa dove non sono presenti il covid, la guerra, il gas russo, l’inflazione, i pacifisti ad oltranza ed i guerrafondai a prescindere. Una piccala e breve oasi di “altro” in un contesto di marasma globale: è valsa la pena intraprendere i viaggio anche solo per questo motivo!

    1. É vero. Pensa che oggi ho provato a intavolare il discorso guerra con due compagne di viaggio, ne abbiamo parlato un po’ è ad un certo punto una ha detto che uno dei vantaggi di essere qui è proprio di dimenticare tutto questo per un momento.

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