Prima Crociata

Il viaggio

Check-in

Forte! Al gate ci sono i rabbini con la barba e i cappelli strani. Devo capire come si chiamano, i cappelli, non i rabbini. Uno era tipo quelle coppolette dei cardinali, che non sai come stanno su. L’altro era così

Volo

Il video di ElAl per dirti come chiudere le cinture o dove sono le uscite è molto bello: usano un sacco di trovate per renderlo meno noioso (il mentalist col 7 di cuori che vedi alla fine, l’aereo di carta in prospettiva, la tipa che raccoglie l’ombra … insomma fantastico devo cercarlo su google)

Ora danno un film coi sottotitoli in ebraico (immagino che l’audio sia in inglese, immagino si debbano usare le cuffie per sentirlo, ma ora non ne ho voglia).

Prima si vedeva la cartina con l’aereo. Malpensa è a 2770km da Tel Aviv.

Chissà se ci danno da mangiare.

Pranzo

Appena l’ho scritto hanno portato dei panini si poteva scegliere tra sandwich all’arrosto e qualcosa che non ho capito. Ho risposto “sandwich”, ma ho scoperto che la seconda cosa era un sandwich anche lei, per cui non so quale delle due mi abbiano dato. Gusto strano. Forse è il cibo kosher. Lory l’ha avanzato.

Il rabbino blu

Davanti c’è uno con la coppoletta da cardinale, ma blu.

Sta in piedi, nel vano dove ripostigliano robe grosse. Ha appoggiato un tablet sul counter e legge. Credo stia pregando, tipo breviario.

Siamo arrivati

Mai visto un atterraggio così brutto.

Cena

In qualche modo siamo riusciti ad ordinare. Ho azzeccato lo starter, delle melanzane arrosto buonissime e sbagliato il secondo (agnello tritato nel pane pita, ma non avevo capito che lo tritavano). Dolci, buonissimi, musica arabo moderna fortissima.

Il Post Hostel è molto simpatico, tutto caruccio comunque (nel senso che costa tanto).

Notte di merda e colazione affollata.

Non ho chiuso occhio tutta la notte. Riscaldamento alto e piumone.

Colazione buffet con yogourt fiocchi e frutta buoni ma coda al caffè (c’erano anche uova al tegamino e verdura, magari domani provo).

È un posto con un bel feeling: oltre alle camere, che sono quello che sono, c’è questo grande spazio comune in cui oltre a mangiare la gente sta durante il giorno a leggere e ciaciarare. Ieri sera c’era su un divanetto un travestito bruttissimo con due coscione oscene di fuori, un po’ fatto credo, non sembrava molto presente. C’è anche musica live di sera. In media più giovani di noi gli ospiti.

Visita all’holocaust museum

Qui non ti fanno fotografare ma c’è il gioco The swastika’s Race to Victory, una specie di gioco dell’oca (da cui il passo probabilmente).

Ma Hitler non salutava col braccio allungato: faceva il braccino corto e alzava timidamente la manina in su.

Dà da pensare lo strappo psicologico subito dagli ebrei tedeschi che si erano integrati nella cultura tedesca. Questa li ha gradatamente estromessi e rifiutati.

Guardavo le foto di questi che hanno partecipato al meeting del 20 gennaio 1942 in cui è stata decisa la soluzione finale. Cercavo la cattiveria in quei volti, ma non c’è. Sembrano persone normali, pratiche, efficienti. Quelle che trovano le soluzioni, appunto. Qualche faccia un po’ più stupida forse, qualcuna più opportunista. Avremmo potuto esserci noi lì e avremmo fatto la stessa scelta.

Che incredibile organizzazione, pianificazione per questo sterminio.

Perché non si ripeta

Penseresti che sia di per sé cosa buona organizzare il lavoro di tante persone per un fine. Viene da pensare che i soldati avrebbero dovuto opporsi ad ordini inumani. Ma è anche di per sé un bene che molti possano eseguire ordini che non comprendono: è l’unico modo di sfruttare le decisioni dei pochi che sanno. In altri frangenti ha funzionato. Dov’è il male allora ? Cosa bisogna fare perché la pazzia non si ripeta ?

Forse un museo come questo può contribuire, ma penso che il problema alla base sia di prendere collettivamente coscienza del fatto che l’efficienza, la razionalità stessa sono solo strumenti, spesso limitati, non possono diventare fini. Non ha senso rincorrere il massimo dell’efficienza. I tedeschi di fatto hanno fatto questo. La supremazia raziale, pensiero disturbato, d’accordo, ma è ricerca di efficienza. Non è tanto il fine il pericolo, quanto l’utilizzo di uno strumento che quel fine aberrante non ti permette di mettere in discussione. L’efficienza è uno strumento, un’ arma, spesso a doppio taglio. Gli strumenti che ha senso usare per migliorare l’umanità sono ormonali, dolci, dubbiosi, disobbedienti. Hanno una loro anima, come il pennello del pittore o uno strumento musicale: l’artista può imprimere una sua direzione, una sua volontà solo accettando i limiti dello strumento e collaborando con esso.

Battutadelcazzo

Ma gli armeni dopo che li hanno sterminati si chiamano arfiù ?

Bici

Un sacco di bici elettriche pieghevoli in giro.

Non a pedalata assistita, con l’acceleratore. Molte col seggiolino porta bimbi, alcune con due. Tutte col portapacchi, son veramente usate al posto delle macchine.

Benché siamo capitati nei giorni più freddi che abbia visto questo paese da quando esiste ne girano molte.

Ebraico

Per creare questo linguaggio hanno acceso randomicamente i led di un display a sette segmenti, tutte le combinazioni che non avevano senso negli altri linguaggi le hanno messe in questo.

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