Verso la Leopolda

Chivasso Torino

A Torino ci siamo arrivati, il treno da Chivasso era pieno come un uovo, quello delle 9:43 era in ritardo e quello successivo accumulava i passeggeri di due treni. Quasi due ore di attesa per il prossimo, ma se hai tempo è comunque bello girare in treno, le stazioni hanno sempre un loro fascino. Da Feltrinelli stavo per comprare un libro sulla dieta Keto, sembrava bello. Ľho sfogliato un po’, ma arrivato alle bacche di Akai ľho posato. Mi aveva già insospettito, devo dire, la salsa di fagioli. Difficile tradurre le culture, ancora oggi: non siamo ancora globalizzati come sembra.
Ripensandoci, le stazioni hanno un certo fascino, ma sono anche parecchio scomode, se devi passarci due ore, almeno quella di Torino Porta Nuova. Le uniche panchine, poche, sempre affollate, fredde, sono su un lato della stazione, lontane dai tabelloni con gli orari. C’è una lounge per i Freccia Rossa, ma devi avere le loro carte pregiate. Io viaggio con un Italo, per cui niente. Se sei un fumatore, poi, non puoi stare neanche sulle panchine, benché siano praticamente all’aperto: mi sembra un inutile infierire sulle scelte individuali.
E siamo partiti per Milano, treno mezzo vuoto, ma magari si riempie più avanti. Va a Venezia. Due file più avanti c’è una famigliola attempata che mangia roba da delle buste McDonald’s. Non parlano italiano, una lingua latina direi, lineamenti da colombiani. Arriva l’odore del junk food e mette fame, in effetti è ora di pranzo.

Perché

Non so perché vado alla Leopolda: quelle decisioni prese d’istinto. Mi è sembrato bello/giusto, ma in effetti non sapevo, e non so, cosa aspettarmi esattamente. C’è l’idea di fondo di assistere, forse partecipare, a qualcosa di importante che nasce. Il mio fiuto mi dice che Italia Viva sfonda. Non è una speranza, c’è anche quella certo, ma è più un calcolo inconscio. Se provo a razionalizzarlo mi viene da dire che non ci sono molte alternative. Da una parte non abbiamo una sinistra seria. Credo che il PD non lo sia più, pensiero da elaborare in altra sede, dall’altra la destra moderata è in disfatta, spiazzata dall’ondata sovranista. In queste condizioni per chi vuole un’offerta politica pragmatica (evito il termine moderata perché mi sembra sottrarre senso anziché darne) Renzi rappresenta un buon compromesso. Serve un’offerta che tenga in conto anzitutto i problemi economici del paese, della fattibilità delle cose prima che della loro purezza ideale, e che, contemporaneamente, tenga conto dei bisogni delle fasce più deboli, per tenuta sociale prima ancora che per spinta etica o ideologica.
Ho accettato fin dall’inizio di venirci da solo, ma ho provato ad invitare qualcun altro, e, devo dire, le reazioni mi hanno spesso sorpreso. Praticamente tutte le persone a cui ho parlato dell’idea di venire qui, o, in generale del mio appoggio a Italia Viva, hanno manifestato non indifferenza, ma quasi odio nei confronti di Renzi, spesso con motivazioni molto diverse tra loro. Spesso opposte. Le persone che giudico legate a un’idea nostalgica della sinistra gli rimproverano cose come il jobs act, la distruzione del feticcio dell’articolo 18. Molti gli rimproverano il fallimento del referendum, l’averlo personalizzato troppo, la sua arroganza, la scarsa coerenza, la scissione col PD.
Secondo me Renzi è stato vittima di una campagna meditatica negativa, in buona parte immeritata.

Milano

Cagata con sciacquata di coglioni per lo sciacquone che si attiva a sproposito. Dire sensazione sgradevole non rende neanche lontanamente l’idea. Contenitore per le mascherine copri-sedile vuoto, ma d’altronde non c’era neanche il sedile: duro marmo sporco di piscio, 3 dei 4 distributori di sapone fuori servizio, come due dei tre varchi automatici per uscire, due dei quattro cessi con la porta divelta, e per questo servizio si paga anche 1 euro. Almeno c’era la carta igienica. E c’erano i cosi della Dyson che ci ficchi le due mani e te le asciugano, fantastici, ne vorrei uno a casa. Comunque è ufficiale: Milano Centrale è fin peggio di Porta Nuova. Ci vorrebbe così poco …

Quota 100

Intanto mi ha scritto Renzi, con un programma di massima dell’evento. Tra le altre cose annuncia una battaglia, che ammette simbolica, contro quota 100, i soldi vorrebbe darli alle famiglie. Con tutto il rispetto per le famiglie non sono d’accordo.
Bisogna arrivare a 63 anni, mi sa, per capire che il lavoro dopo i 60 anni ha bisogno di soluzioni diverse da quelle puramente economiche proposte dalla Fornero. Lo so, sembra in contraddizione con quello che dicevo poche righe sopra. Ma bisogna trovare una soluzione diversa dai due semplicistici “a casa chi può, e chissenefrega dei conti dell’INPS” e “non rompere i coglioni e lavora fino a 70 anni”.
La cosa vale per tutti i tipi di lavoro, non solo quelli usuranti. Ad una certa età ogni lavoro è usurante. È usurante andarci al lavoro, guidare, alzarsi presto, rispettare orari, non poterti concedere un sonnellino dopo pranzo anche quando diventa più difficile digerire qualsiasi cosa, non poterti permettere una dieta più adatta alle condizioni di salute sempre più delicate, non poter dedicare una parte delle ore di sole a qualche sana attività fisica. Vale per tutti, certo, ma più invecchi e più di queste cose hai veramente bisogno, per sopravvivere, non sono più un lusso
Più avanzi con l’età, poi, e più diventa importante dedicare parte del tuo tempo a cose che contano, che senti importanti.
Dopo i 60 anni credo che i lavoratori (parlo del lavoro dipendente) si dividano in due categorie: quelli che la sorte e/o le capacità hanno lasciato in una situazione attiva e quelli che, per vari motivi hanno deragliato su qualche binario più sofferto, più passivo. Sono entrambe situazioni problematiche. Salvo rare eccezioni se dopo i 60 anni sei in un ruolo decisionale sei nel posto sbagliato. I tuoi pensieri sono sclerotizzati, le tue conoscenze sono sorpassare, sicuramente non hai avuto il tempo di tenerti aggiornato sulle novità del tuo settore e rischi di scartare decisioni che sarebbero innovative perché ragioni con un dizionario del secolo prima. Se sei in un ruolo passivo hai, in genere, un bagaglio di esperienze troppo grande per non mettere in discussione continuamente tutto quello che ti viene chiesto di fare. Non c’è storia: a una certa età l’unico, ma non è assolutamente poco, valore che puoi avere per un’azienda è il bagaglio di conoscenze storiche che ti porti dietro. Conosci meglio di altri, probabilmente, prassi/metodi, storia delle scelte fatte, degli sbagli fatti, hai metabolizzato le conoscenze del settore in cui operi, hai praticamente tutto quello che servirebbe a formare nuove risorse che entrano. Devi uscire gradatamente, sganciarti, lasciare, un po’ alla volta, posto a chi resta, o a chi sta entrando. Credo sarebbe necessario, in pratica, prevedere orari gradatamente ridotti e più opportunità di telelavoro per i lavoratori anziani. A 58 anni lavori un ora in meno al giorno e fai un po’ di telelavoro, a 67 lavori un’ora al giorno da casa. Il costo dell’operazione bilancia quello che si spenderebbe mandando la gente a casa a 62 anni, ma sarebbero soldi molto meglio spesi.

La coda

Arrivare quasi tre ore prima non è servito. Sono riuscito, ad un certo punto, a dare una sbirciata dentro e l’ambiente è veramente grande, qualcuno diceva che c’era spazio per 6000, qualcun altro 20000 persone, ma evidentemente eravamo molti di più.
Una coda con un gusto strano. Ne ho viste tante di folle, questa era particolare. Avevano negli occhi, non saprei come definirla, voglia di partecipazione forse. Qualcosa di indistinto comunque, quasi l’attesa di un messia. Molta gente sola, tutti composti. Ricorda un po’ le adunate religiose, penso a Taizè, immagino questi siano qui con l’idea di partecipare alla costruzione di un mondo migliore, o solo per essere presenti a qualcosa di singolare. Certo anche voglia di appartenenza, in questo non è diverso dalle adunate calcistiche, o dai concerti.

Cortile e maxi-schermo

Alla fine non si entrava proprio. Ci hanno dirottati verso un cortile di fianco alla stazione, c’è un maxi-schermo. Il signore di fianco a me sta dicendo alla moglie “non ho capito cosa dobbiamo vedere”. Sono di Roma. Prima ho incrociato gente di Milano, evidentemente molti vengono da lontano.
Ci hanno dato un pass da apprendere al collo, sul mio hanno scritto “Vincenzo”, troppa fatica metterci anche il cognome.
La moglie del tipo di prima sta leggendo ad alta voce la mail di Renzi, il Verbo.
Sono seduto su un gradino c’è puzza di piscio di cane.
Lo schermo trasmette immagini di Renzi che fa un bagno di folla. Forse non messia, ma al papa somiglia.
Sta dicendo in un monologo che è ora di smetterla coi monologhi dei politici. Bah.
Certo l’organizzazione non è il loro forte. Hanno presentato una, che è sul palco, che ha padre italiano e madre curda e ora che c’è il collegando con kobane c’è una che parla curdo, uno che traduce da curdo in inglese e uno che ritraduce da inglese a italiano, ma non potevano usare quella di prima e saltare l’inglese?
Non parla un bell’inglese Renzi, meglio di Di Maio probabilmente, però si traduce da solo.

Per andare da Novoli al centro di Firenze c’è un tram. La linea T2. Se chiedi indicazioni per sapere dov’è la fermata ti rispondono “lei vuol dire la tramvia”. Al secondo che me l’ha detto ho chiesto la differenza tra un tram e una tramvia e mi ha risposto: “qui a Firenze chiamiamo tram i pullman e tramvia quello con le rotaie”, giuro.
Camminare la sera per Firenze è un susseguirsi di zaffate di marijuana. Ma tanta. Forse la passa il comune.
All’uscita dalla Leopolda ho chiesto a una delle poliziotte lì fuori se il tram lì davanti andava verso Novoli. Ora sicuramente mi sbaglio, ma ho avuto la netta impressione che fosse incerta sulle gambe, che si sforzasse di tenere la faccia seria e che parlasse a stento, giurerei anche di aver sentito una delle zaffate di cui sopra mentre parlava. Mi ha risposto “Mi dispiace non posso aiutarla”. Mah …

2 risposte a “Verso la Leopolda”

  1. Buongiorno. Ti ricordi di me? Avevo scoperto per caso questo tuo sito, e avevo scritto qualche commento tempo fa, per il tuo manifesto elettorale o per la capitana Rakete…
    Da allora ti seguo su FB, perché mi piace come scrivi, anche se non mi piace sempre quello che scrivi. Ti confesso che ero proprio curioso di sapere dove tu fossi andato oggi.
    Vuoi sapere dove invece mi trovo io? Non so inserire delle foto, altrimenti ti farei vedere dov’è davvero l’Italia oggi! L’Orgoglio Italiano si è riunito a Roma. In una grande piazza, mica nel chiuso di in un laboratorio di radical-chic a Firenze.

    Cioè, se tu pensi davvero che Italia Viva possa aspirare a diventare qualcosa di più che uno dei tanti cespugli all’ombra del PD (albero peraltro sempre più rinsecchito), mentre invece il CD sia al capolinea…… vuol dire che sei proprio un illuso!
    Al massimo potete sperare di tirare sulla barca Brunetta e la Carfagna, che hanno disdegnato questa piazza San Giovanni e la pagheranno sonoramente.

    Ecco, mi sono fermato lì a leggerti.
    E ti ho risposto subito.
    Ora torno a sentire qualcosa di davvero utile per l’Italia.
    E magari più tardi finisco di leggere la tua esperienza renziana.

    1. Ciao Boris. Certo, sul fatto che Italia Viva sfondi o no la tua impressione vale quanto la mia. Vedremo. Posso dirti perché la “sento” come previsione corretta, tutto molto soggettivo, ovviamente: in genere mi sento molto isolato nelle mie opinioni, ho costantemente l’impressione di pensarla in modo diverso da tutti gli altri, non è necessariamente presunzione, magari hanno ragione gli altri, poi, ma questa volta no, mi sembra che questo feeling di “necessità” di Italia Viva sia molto esteso. Poi, ripeto, magari ho solo le antenne arrugginite.
      Quanto alla destra allo sfascio, questa manifestazione di ieri mi sembra ne sia la prova più lampante. Carfagna e Brunetta sono tra le persone migliori che quella parte politica possa oggi schierare, il fatto che loro prendano le distanze mi sembra significativo di uno sbando senza precedenti. L’appello alla pancia del paese di Salvini poteva portargli un burst di consensi, e direi che lo ha sprecato. Per senso di pietà per i CD non parlo neanche dei neofascisti. Francamente spero che riescano a ricostruire una destra seria. Penso che molti elettori di quella parte politica guardino a Renzi come a un male minore e mi sembra chissà buona. Oggi la partita si gioca non più tra destra e sinistra, ma tra moderati e populisti, spero proprio vincano i primi

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