Barro

Barro vuol dire fango in spagnolo, e credo non possa esserci una parola migliore per definire questa giornata. Le scarpe credo abbiano uno stato di un centimetro di fango sopra. Le ghette non ne parliamo.

Non ha piovuto moltissimo, ma al mattino era abbastanza da bagnarti se non ti rifugiavi sotto il poncho.

Non c’è un vero modo di difenderti dall’acqua. Il poncho ripara da quella di sopra ma non lascia traspirare il sudore, ha delle aperture ma non fanno molto. Dopo tre ore di camminata si è completamente marci.

il viaggio

Da Azofra, in un paio di Bennet e una colazione siamo arrivati a Cirueña, una specie di villaggio fantasma con un sacco di case nuove disabitate e un campo da golf il cui bar fa affari vendendo cibo e bevande ai pellegrini.

Dopo un altro Bennet si arriva a Santo Domingo della Calzada. Bel paese e soprattutto bella cattedrale. Ti prendono 5 euro per visitarla ma vale la pena, anche solo per vedere, e sentire, le galline. C’è una gabbia di galline, il galinero, in una nicchia. Ci tengono due galline vive, che guardano i turisti e starnazzano (o quello che fanno le galline). Non riesco a immaginarle durante una funzione religiosa.

Rappresentano un riferimento ad una leggenda di un paio di miracoli avvenuti da queste parli. Il prete della zona non ha creduto al primo miracolo (un impiccato che era ancora vivo) e pare abbia detto “se è vivo sono vivi anche questi polli che sto mangiando”. Ovviamente sono resuscitati anche loro e da allora sono chiusi in gabbia in chiesa. C’è anche un bel mosaico nella cripta che racconta la cosa.

Dopo un altro Bennet e mezzo si arriva a Gràñon, che è il pezzo forte della giornata.

albergue a donativo

A Gràñon c’è in albergue a donativo. Vuol dire che paghi quello che vuoi. Non è il primo che troviamo, ma il primo in cui riusciamo ad andare. Sono posti ovviamente molto spartani, gestiti da volontari che chiedono agli ospiti di aiutarli nel tenere pulito, organizzare e preparare la cena e lavare i piatti alla fine. In questo donativo non ci sono letti, ma materassini da stendere per terra in un paio di stanze dormitorio, o, per chi arriva troppo tardi, in una cappella. Al momento sono disteso su un materassino e guardo un fantastico altare con pala a decorazione barocca assieme ad altri cinque o sei ritardatari. È buio, perché alle dieci spengono le luci, ma vedo che non sono il solo a cazzeggiare col telefono.

La cena, ma anche la preparazione (io ho messo i cucchiai e un po’ di piatti e aiutato a spostare qualche tavolo) e la lavatura dei piatti è stata divertente. Sono finito in un angolo del tavolo in cui conversavano un americano, un nepalese, un’austriaca e un’italiana.

Per cena c’era un’insalata e una zuppa calda fatta di patate e di un ricordo di salame, poi ci hanno dato uno yogurt, della frutta e uno strano dolce fatto con pane, miele, cannella e qualcos’altro. Han detto che è tipico di queste parti. Credo. L’han detto spagnolo. Credo gli lascerò venti euro.

Dopo cena hanno invitato ci voleva ad una meditazione. Ci hanno fatto passare da una specie di passaggio segreto (tutto l’albergue è ospitato nei locali adiacenti alla chiesa) che portava al coro della chiesa. Eravamo tanti. Ci siamo seduti su quelle sedie di legno a semicerchio dei monaci, in una galleria che guarda la navata della chiesa dall’alto. Le due animatrici, una polacca e una signora spagnola più anziana, hanno letto qualcosa (sembrava più una poesia che una preghiera vera e propria). Hanno poi fatto girare un lume, e chiunque lo riceveva poteva dire qualcosa della lingua che voleva. È stato molto commovente.

C’era anche Cristina. Ci siamo ritrovati con lei e Laura nello stesso paesino, ma loro hanno optato per una sistemazione più confortevole perché qui si può stare solo se hai il sacco a pelo, e Laura non l’aveva.

foto

Il sentiero fangoso
Il sentiero fangoso
Le galline
Le galline
Le galline da più vicino
Le galline da più vicino
La chiesa di Grañon
La chiesa di Grañon
L’albergue nella chiesa
L’albergue nella chiesa
Il locale della cena
Il locale della cena

3 risposte a “Barro”

  1. Bella ricompensa per i polli resuscitati!
    …che fregatura, hanno condannato alla gabbia generazioni di galline…
    Meglio stare attenti a proposte di resurrezione 😉

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