Morning
Nella puntata di Morning, il podcast de Il Post condotto da Francesco Costa, di stamattina c’è una bellissima introduzione che parla del fenomeno Movimento Cinque Stelle. Sentitela, credo valga da sola l’abbonamento.
L’introduzione tenta un bilancio dell’avventura di questo movimento, facendo notare che, comunque la si pensi nel merito dei temi proposti e delle scelte fatte, è stato senza dubbio un successo politico. Nell’arco di quindici anni, che è molto poco rapportato ai tempi in cui normalmente un partito riesce a incidere sulla società, sono riusciti a proporre all’elettorato una serie di questioni, a farsi votare, e a realizzare soluzioni concrete a quei problemi. Soluzioni richieste da chi li aveva votati. Sono stati un esempio di democrazia che ha funzionato.
svecchiamento
Tra i temi portati avanti dal movimento viene citato lo svecchiamento della politica, l’ingresso di tanti giovani in parlamento. È un tema molto caro a Francesco che ce l’ha un po’ coi boomers. Essendo io un boomer condivido poco l’entusiasmo su questo, ma il ricambio generazionale è effettivamente avvenuto, non solo nei cinque stelle: hanno obbligato di fatto gli altri partiti a seguirli in questo.
lotta ai privilegi
Altro tema citato è la lotta ai privilegi della casta. E anche qui i successi sono sotto gli occhi di tutti, dal taglio dei vitalizi, alla riduzione dei parlamentari, ai tagli ai finanziamenti all’editoria. Su tutte queste cose si possono avere opinioni diverse, personalmente condivido alcuni dei dubbi, credo si sia esagerato un po’, ma è innegabile che ci fossero privilegi, inefficienze e incrostazioni che andavano per lo meno curate.
i temi ambientali
Su altri temi, soprattutto ambientali, hanno avuto meno successo. Su TAV, TAP, trivelle e termovalorizzatori sono riusciti a incidere meno. Per fortuna secondo me, perché le proposte erano irrealistiche e avrebbero distrutto senza proporre niente di concreto e funzionante come rimpiazzo.
reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza, cito ancora Morning, è stato il loro successo principale. Anche qui, penso sia stato implementato molto male e voterò per la sua abolizione al referendum proposto da Renzi. Ma il tema dell’aiuto a chi è in difficoltà era reale, e andava affrontato, come quello del lavoro. Eventuali revisioni di questa legge non potranno non tenerne conto.
Morning conclude questa riflessione dicendo che quella a cui stiamo assistendo oggi, la polverizzazione del Movimento, è dovuta al fatto di aver esaurito il loro compito storico e non essere stati capaci di inventarsene un altro.
democrazia diretta
Mi spiace che Francesco non abbia citato il tema che, personalmente, ritengo più centrale nella proposta dei 5S, il cambiamento delle forme del fare politica, del fare democrazia: la democrazia diretta.
Ho seguito il blog di Grillo praticamente da quando è nato. Ho anche votato M5S alla prima tornata e me ne sono immediatamente pentito quando ho visto la masnada di scimmie urlanti che avevamo eletto. Resto però convinto che il concetto in sé di democrazia diretta, non fosse sbagliato.
Oggi i progressi tecnologici permetterebbero di avere luoghi virtuali in cui ai cittadini sia permesso anzitutto di approfondire, poi discutere e infine deliberare sulle macro scelte. Il day by day, il decidere sulle questioni pratiche, va comunque gestito da qualcuno che faccia politica a tempo pieno. E questo qualcuno deve essere un professionista, non uno scappato di casa, deve aver avuto una formazione adeguata. Il limite ai due mandati è una cura da cavallo a un problema che merita soluzioni più intelligenti, quello di evitare gli incancrenimenti che un esercizio prolungato del potere inevitabilmente produce.
Ma la democrazia diretta è l’unico modo di far decidere ai cittadini
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- se sia meglio tassare di più i redditi da lavoro o quelli da capitale
- se si debbano considerare i migranti una risorsa o un pericolo
- se lo stato debba intervenire o meno sui temi etici: aborto, eutanasia, orientamento sessuale
- se sia necessario liberalizzare o meno i taxi, le droghe e quali, o la prostituzione
- se lo stato debba essere laico o finanziare enti e scuole religiose
- che tipo di alleanze internazionali si voglia cercare e che visione geopolitica del mondo si voglia partecipare a costruire
- che tipo di soluzioni ai problemi energetici sia meglio: spegniamo i condizionatori o finanziamo dittatori in giro per il mondo ?, non è una battuta
- e decine di altri.
Il fatto è che, sicuramente con delle ragioni, abbiamo paura di far davvero decidere su queste cose alla gente (io stesso avrei delle remore).
E qui, secondo me si arriva al vero motivo per cui l’esperimento 5S è fallito. Prendiamola un po’ larga: chi sono i 5S ? Anzi, chi sono i partiti in generale ?
Anzitutto sono un’idea di fondo, un manifesto, una proposta. Poi un gruppo di persone che decidono di investire tempo, denaro, energie e passione lavorando perché questa idea di fondo sia presentata all’elettorato e infine gli elettori stessi che decidono se investire il loro quantum di potere su questa proposta.
Nel caso dei 5S il manifesto è stato inizialmente redatto da Beppe Grillo e poi rifinito sul sistema informatico messo a disposizione da Casaleggio. Il gruppo dirigente si è auto-organizzato intorno a questa piattaforma e per qualche strano motivo, che credo abbia sorpreso anche loro, hanno avuto un grande consenso elettorale. Dico che il motivo debba essere stato non ovvio perché chi ha votato 5S senza partecipare alla forma di democrazia diretta che veniva offerta non ha evidentemente capito per cosa votava. Il senso del movimento era essenzialmente lì.
I 5S, almeno inizialmente, non si sono proposti come l’ennesimo partito, un’altra delle numerose offerte politiche a scatola chiusa che vengono presentate agli elettori. Questa volta i contenuti potevi partecipare a metterceli. Ma pochissimi l’hanno fatto. Intorno alle 50000 persone hanno aderito alla piattaforma contro otto milioni di elettori nel 2013, e pochi degli aderenti hanno partecipato alle votazioni, e pochissimi hanno partecipato alla discussione o proposto contenuti.
È passata l’idea che la democrazia diretta fosse una forma di antipolitica. Di fatto l’antipolitica è stata la mancanza di partecipazione a questa embrionale forma di democrazia diretta. Quest’ultima è stata ridotta a barzelletta dal fatto di aver mandato in parlamento un branco di persone incapaci e piene di slogan, votati da pochissime persone (parlo dei voti sulla piattaforma). Il voto massiccio al Movimento rappresentava un grosso Vaffanculo alla casta, e forse non è poco, ma c’erano le premesse perché fosse molto di più.
maturità
Le cose avrebbero potuto andare diversamente. Provate a immaginare uno scenario di questo tipo:
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- Grillo pubblica le sue idee, lancia la proposta, crea, assieme a Casaleggio, la piattaforma su cui interagire
- Tante persone, diciamo un quinto di chi ha votato 5S, si riconosce nella direzione della proposta e partecipa a raffinare l’idea, proporre ed eleggere i candidati
A questo punto i candidati non sarebbero stati il meno peggio degli scappati di casa, ma gente filtrata tra un insieme di persone molto ampio e votata da un insieme ancora più vasto. Avremmo potuto avere in quel movimento politici più adeguati.
Avendo questi eletti sperimentato sulla propria pelle che il metodo funzionava ci saremmo potuti aspettare che la prima proposta politica fosse di offrire a tutta la popolazione questo strumento di democrazia. Una piattaforma di interazione politica a livello nazionale, gestita dallo Stato, con identità digitale verificata e via dicendo.
Sarà per la prossima volta. Con un elettorato più maturo.
Sia pure con colpevole ritardo, mi limito a commentare solo l’errato utilizzo di un verbo nella frase “se lo stato debba intervenire o meno sui temi etici: aborto, eutanasia, orientamento sessuale”: certo che lo stato DEVE intervenire sui temi etici, ci mancherebbe altro, per consentire, regolamentare o proibire. Chi se ne dovrebbe occupare, altrimenti, la religione o la coscienza individuale?