Leon

Quando siamo scesi dal treno Connie ha esclamato:

Wow, two days walk in thirty minutes

Dà un po’ l’idea di cosa sia il Camino oggi rispetto al medioevo.

Oggi abbiamo trovato diverse vecchie conoscenze in giro per la città. Cristina, che, tra l’altro, ha visto Kira, Barbara from Austria, Diana, una tedesca che avevo conosciuto ieri sera ed era sul treno con noi stamattina e Francisco, the old man.

Francisco sta nello stesso albergue di Cristina, oggi l’abbiamo accompagnata lì ed era nella hall, così abbiamo fatto due chiacchiere. Si parlava delle lingue parlate in Spagna. Francisco è Catalano. Il catalano è più simile all’italiano del castigliano (lo spagnolo ufficiale). Alla fine della chiacchierata Francisco ha detto che “abemos charlado“. È interessante che anche noi usiamo la parola ciarlare, ma, mi pare, in un senso un po’ più dispregiativo. Non lo useremmo per indicare una chiacchierata tra amici.

Francisco ci ha mostrato il suo piano per arrivare a Santiago. Farà due tappe in taxi perché sono troppo difficili.

Fare delle tappe in treno o taxi sembra una cosa comune tra i vecchietti e i malaticci. Siccome potrei ascrivermi ad entrambe le categorie potrei essere tentato di seguire il suo esempio. In effetti una delle tappe che lui ha saltato, quella dei Pirenei, sono riuscito a farla. Ma ero un po’ più giovane, e meno malaticcio.

Leon mi piace di più di Burgos. La cattedrale è molto più bella. Anche se trovo entrambe troppo piene, troppo pesanti .

Abbiamo visto la Casa de Botines, di Gaudì. Sembra un castello di Disneyland.

Mi è piaciuto più che altro girare per la città, anche se sono contento che da domani riprendiamo a vedere la campagna e gli sterrati del Camino.

foto

Plaza Mayor a Leon. È contornata da portici, ma gli edifici sono molto più modesti di quello che troveresti in un’equivalente piazza italiana. Ha il suo fascino però.
Plaza Mayor a Leon. È contornata da portici, ma gli edifici sono molto più modesti di quello che troveresti in un’equivalente piazza italiana. Ha il suo fascino però.
Plaza del Grano. Anche qui edifici vecchio e modesti. Molto Bella comunque. Molto accogliente.
Plaza del Grano. Anche qui edifici vecchio e modesti. Molto Bella comunque. Molto accogliente.
Leon deriva il suo nome dalla parola latina che sta per legione, ma è comunque piena di felini. Questo esce da un tombino.
Leon deriva il suo nome dalla parola latina che sta per legione, ma è comunque piena di felini. Questo esce da un tombino.
Scorcio sulla cattedrale
Scorcio sulla cattedrale
Io e Gaudì
Io e Gaudì
Casa Botines
Casa Botines
La cattedrale
La cattedrale

Sahagun

Io e Martin siamo andati a messa. Non ho ben capito perché volesse andarci, dice che sono 15 anni che non è più praticante. Una sorta di verifica, credo. Io ci sono andato un po’ per la curiosità di sentire una messa in spagnolo un po’ per un momento di riflessione. Ho cercato di trattenere tutte le mie riserve sul modo in cui il messaggio religioso viene confezionato e, semplicemente, meditare, pregare. Ormai erano anni anche per me.

Martin è tedesco, di Monaco. Molto simpatico e, ciliegina sulla torta, fa il programmatore, in Java, e ha anche sentito parlare di Clojure.

Ci siamo raccontati un po’ di esperienze lavorative. È curioso come i problemi lavorativi siano universali.

Altra cosa universale è che a messa ci vanno solo le vecchiette. Chissà perché.

Altra cosa ancora universale è che le cicogne portano i bambini. L’abbiamo verificato con Connie e Martin, per cui è almeno universale in Italia, Danimarca e Germania.

Qui di cicogne ce ne sono tantissime, fanno i loro nidi enormi sulle chiese.

Cicogna in spagnolo si dice Ciguena, in inglese e danese stork e in tedesco schtorch.

il percorso

Un po’ noioso. Tutto lungo la strada. E comunque mi sono stancato molto, anche se le vesciche mi danno meno fastidio. Ed erano solo 16 km. Da domani mando lo zaino per posta. Oggi ho voluto riprovare, ma forse sto chiedendo davvero troppo a questo corpo di 66 anni.

Bello vedere la città da lontano, che si avvicina lentissimamente mentre cammini.

Sahagun è abbastanza grande, e il centro storico piuttosto carino.

sperone calcaneare

Ho parecchio male sotto i talloni. Martin dice che sono i tendini del piede tesi, e mi ha detto che aveva visto un video su YouTube per fare un massaggio che migliorava la cosa. Mi ha mandato il link a quello e anche a uno equivalente in italiano. La famosa efficienza tedesca. Appena posso lo guardo.

In farmacia mi hanno dato uno spray dal modico prezzo di 14 euro. Me lo sono spruzzato sul tallone al bar durante la birra serale e non mi sembra abbia fatto molto effetto.

Albergue de peregrinos Cluny

C’è poca gente, siamo in quattro gatti, sebbene sia uno degli albergue più belli che ho trovato finora. E costa solo 5 euro.

La scarsa presenza è dovuta al fatto che ormai tutti prenotano per la tappa successiva e qui non si può prenotare.

I letti sono a castello, ma in strutture di legno e chi dorme sopra non ha l’effetto terremoto a New York ogni volta che quello sotto si rigira.

È ricavato anche questo in una vecchia chiesa, si direbbe dai muri, mentre il soffitto è in legno, tipo capannone.

bici

Non farei mai il Camino in bici.

Sono in tanti a farlo, ma mi sembrano un corpo estraneo.

Per strada rompono i coglioni. Nei tratti più accidentati seguono le strade asfaltate, ma appena il sentiero è più comodo ci si buttano anche loro, anche quando c’è la strada a due metri che segue lo stesso percorso. Ed è tutto uno scampanellare e urlare per farsi strada tra chi va a piedi. Ti passano vicino urlando “Buen Camino” ma se anche provi a rispondere loro non sono più a tiro di voce. Molti viaggiano in gruppo e continuano a urlare tra loro e non ti cagano.

Li incontri negli ostelli, ma non trovi mai gli stessi due volte. Le loro tappe sono intorno ai 60 km, per cui la notte dopo sono molto più avanti.

L’altro giorno uno mi ha confessato di essere pentito di essere venuto in bici, ha detto che quando vede da lontano i pellegrini a piedi parlare tra loro ha l’impressione di perdersi qualcosa.

tre giorni senza blog

La situazione prese e internet è difficoltosa. O non trovo una presa in un posto un po’ tranquillo o il Wi-Fi, se c’è, è lentissimo.

Alla fine ho deciso di correre ai ripari almeno per il secondo aspetto: ieri ho ordinato una e-sim dati con 10 Gb e l’ho installata sull’iPhone. Neanche il Camino riesce a tenermi lontano da qualche spendacciata tecnologica. Beh, solo 24 euri. Comunque ora dovrei avere dati sufficienti fino alla fine.

El Burgo Ranero

Un altro paese in cui non c’è niente. Un paio di albergue e una chiesa. Bella però.

L’albergue è un donativo. Di nuovo scelto perché non accetta prenotazioni. Ormai non ci facciamo più illusioni sul fatto che prendano tutti quelli che arrivano. Infatti apriva all’una, siamo arrivati all’una e cinque e c’era una coda bella lunga. Entrati noi hanno chiuso. Posti finiti.

Nei donativi in genere trovi la gente più interessante. Non si viene qui per risparmiare, alla fine ho lasciato 7 euri, ma per cercare qualcosa che definirei l’essenza del Camino, e forse ce la trovi davvero. Impalpabile, eterea. Fatta di gente che sorride, che cerca di dialogare al di là delle difficoltà linguistiche.

Donativo però vuol anche dire spartano al massimo. In particolare lesinano sulle prese elettriche e sul Wi-Fi. C’era una asciugatrice riparata col nastro. Non l’ho usata. Non ho neanche lavato a mano, pioveva e non avrebbe asciugato.

Ieri sera, mentre fumavo fuori l’ultima sigaretta mi sono trovato in mezzo a un gruppo di ragazzi tedeschi, amici di Martin, che parlavano del Camino. A turno si raccontavano le cose più belle e brutte incontrate, i vari perché del farlo. Sembra che a metà strada tutti abbiano una qualche forma di crisi. Ieri Martin mi diceva di avere nostalgia di casa. Un po’ ce l’ho anch’io. E comunque tutti decidono di andare avanti. Il perché lo si capirà più avanti, dicono quelli che lo stanno facendo per la seconda o ennesima volta. Sono tanti quelli che lo rifanno, anche giovani. Tutti si lamentano che sta diventando peggio per il troppo afflusso, comunque.

treno

Oggi si va in treno.

Sono seduto per terra davanti al binario, tra poco passa il treno che porta a Leon. Ci sono diversi altri che hanno fatto questa scelta. Sembra che l’ultimo tratto delle Mesetas sia particolarmente noioso. In più devi attraversare la periferia industriale della città, cosa non divertente a piedi. In più è Domenica. In più i miei piedi hanno bisogno di riposo. In più prendere il treno era un’esperienza da fare. In più è meglio avere un po’ di tempo per visitare la città.

Forse piove, è nuvolo e fa freddino.

foto

La chiesa di San Lorenzo a Sahagun, in cui siamo andati a Messa.
La chiesa di San Lorenzo a Sahagun, in cui siamo andati a Messa.
Plaza Santa Cruz a Sahagun. Anche qui gli alberi intrecciati.
Plaza Santa Cruz a Sahagun. Anche qui gli alberi intrecciati.
Al supermercato porti la frutta sfusa e la pesa il cassiere
Al supermercato porti la frutta sfusa e la pesa il cassiere
Albergue Cluny di Sahagun. Dove si lasciano le bici.
Albergue Cluny di Sahagun. Dove si lasciano le bici.
Dove si lasciano i bastoncini da tracking
Dove si lasciano i bastoncini da tracking
Dove si lasciano le scarpe
Dove si lasciano le scarpe
Esterno dell’albergue
Esterno dell’albergue
Una cicogna sui tetti di una chiesa
Una cicogna sui tetti di una chiesa
Particolare della piazza San Lorenzo
Particolare della piazza San Lorenzo
Peregrino a Sahagun
Peregrino a Sahagun
Statua alla bistecca
Statua alla bistecca
Uscendo da Sahagun
Uscendo da Sahagun
Secondo il cartellone alle spalle dei baristi a Bercianos si sono fatti 397 km da Saint Jean e ne mancano 352 a Santiago
Secondo il cartellone alle spalle dei baristi a Bercianos si sono fatti 397 km da Saint Jean e ne mancano 352 a Santiago
Una chiesa in stile moderno a Bercianos
Una chiesa in stile moderno a Bercianos
Cicogna sul campanile
Cicogna sul campanile
La chiesa di El Burgo Ranero, si vedono due cicogne sul campanile, ce ne sono quattro.
La chiesa di El Burgo Ranero, si vedono due cicogne sul campanile, ce ne sono quattro.
L’interno della chiesa
L’interno della chiesa
Tutte e quattro le cicogne
Tutte e quattro le cicogne
Un frate morto a 526 anni. Sarà uno dei miracoli del Camino
Un frate morto a 526 anni. Sarà uno dei miracoli del Camino

Fromista y Carrion de Los Condes

Forse la forza di volontà è solo la voglia di farsi una doccia e buttarsi su una brandina. Gli ultimi chilometri li ho fatti grazie a quella.

Ormai mi stanco meno di un peruviano fatto di foglie di coca, ma i piedi sono la mia rovina. Tra vesciche e dolori vari mi devo fermare spesso per trovare un po’ di sollievo. Quando riparto protestano parecchio. Un dolore da “che cazzo stai facendo”. Poi se ne fanno ragione. O sono le endorfine.

Comunque oggi mi sono steso per far riposare un po’ i piedi e ho dormito per due ore, quindi stanco dovevo esserlo.

Percorso molto bello per arrivare qui, l’ultimo pezzo lungo un canale. Il sole picchia forte, bisogna muoversi al mattino anche per questo motivo.

Domani solo 18 km fino a Carrion de los Condes. Andare al paese successivo è proibitivo, sono altri 18, e una tappa da 36 non potrei reggerla.

Albergo municipale col solito standard decente. Quelli privati possono essere molto meglio o molto peggio, sono un po’ una scommessa.

Gli ospiti qui mi piacciono poco in generale. Di nuovo un posto in cui è difficile legare. Coppie o gruppetti chiusi che evidente non cercano contatti nuovi. Tedeschi e francesi i peggiori.

Ho dimenticato il cavetto di ricarica dell’iphone nell’albergue precedente. L’avevo appeso all’angolo del letto per averlo a tiro, ma vestendomi al buio non l’ho visto.

Non sono abbastanza organizzato per ’sta cosa, mi sa.

In questi paesini sperduti non c’è neanche un tabaccaio, figurati uno che vende accessori per cellulari. La prossima città un po’ grande è Sahagun, a 62 km da qui. Tre giorni. Oggi me l’hanno imprestato due ragazze italiane. Ho provato diverse lingue prima di capire che lo fossero.

lusso

Oggi la presa di corrente è addirittura in un’altra stanza, ed è unica per una ventina di persone.

È strano il concetto di lusso. Un albergo a tante stelle lo paghi caro per cercare cose come una bella posizione, camera spaziosa e accogliente, personale gentile. Qui il lusso sono le prese di corrente vicino al letto.

Ho comprato al supermercato due bottiglie di yogurt. Avevo provato già ieri e sono una cosa eccezionale da avere a tiro mentre cammini. Tolgono contemporaneamente sia fame che sete. Ho preso anche delle buste con frutta secca e uvetta, e in arancia. Il completo del camminatore. Assieme a un po’ d’acqua ti permettono di sopravvivere all’assenza di bar. Anche un panino e una birra dopo 10 o 15 km di camminata sono un lusso.

Carrion

Di nuovo niente Wi-Fi ieri quindi vado avanti.

Niente Wi-Fi nemmeno oggi, in effetti, sto usando quello di un ristorante.

Non so cosa significhi Carrion. “de Los Condes” significa “dei conti”. Silvia si chiamerebbe Silvia de Los Condes in Spagna, non male.

Penso spesso alle lezioni di Feldenkrais in questi giorni. Quando comincio a sentire dolorini strani o mi sento troppo stanco è segno che non sto camminando correttamente. Allora faccio un ripasso mentale delle lezioni e mi rimetto in sesto.

C’è una lezione in particolare che ricordo. Sdraiati per terra si alza da terra la spalla sinistra e l’anca destra, provando a sentire la diagonale che le lega. Poi l’altra diagonale. Prima lentamente, poi sempre più in fretta, quanto si riesce a farlo senza perdere la coordinazione. Con Silvia che dice “hop hop hop”. Si ha proprio la sensazione di camminare mentre si è sdraiato per terra. Beh, quell’”hop hop hop” me lo ripeto camminando e vado come una spia.

vesciche

Vesciche permettendo.

Non so perché i Compeed siano ancora in vendita. Per la mia esperienza sono una vera schifezza. Alla fine di una camminata sono quasi totalmente staccati dalla pelle e in buona misura fusi col tessuto del calzino, e toglierli da lì è praticamente impossibile. Oggi ho comprato un paio di calzini nuovi per averne almeno un paio Compeed-free. I cerotti normale reggono poco anche loro, ma almeno non si attaccano dove non devono.

Non sono il solo ad avere problemi. Le farmacie sono piene di gente che mostra i piedi rovinati al farmacista. Non credo abbiano soluzioni.

Oggi ho mandato lo zaino per posta. Mi sa che lo rifarò, almeno finché i piedi non guariscono.

qui

Bella Carion. Finalmente una città vera, che vive, ovviamente anche del Camino, ma esiste anche di suo, con gente normale in giro, che fa la spesa, che gira in auto, che urla nei bar. Ho trovato anche il cavetto dell’iPhone.

In teoria siamo ancora nelle Mesetas, ma il paesaggio qui è già molto diverso. Oggi tutta la camminata lungo un corso d’acqua, con alberi che fanno un’ombra deliziosa. Svegliarsi presto resta comunque essenziale, e camminare al mattino presto è molto bello.

the old man

Lo incontriamo spesso. Si vede che andiamo con un’andatura simile. È quello che ci ha trovato il posto per dormire in palestra. Una persona gentilissima, mi piace da morire. Ha 82 anni e cammina un po’ curvo, ma con un passo deciso. Ieri eravamo nello stesso dormitorio, mi ha visto mentre mi massaggiavo i piedi doloranti e si è avvicinato per chiedermi che problemi avevo. Parla solo spagnolo e non riusciamo a comunicare più di tanto. Ci parliamo con gli occhi e coi sorrisi. Ed è bellissimo. Una di quelle persone che sei contento esistano.

Connie riesce a parlarci. Mi ha detto che era un ingegnere prima di andare in pensione. Mi sono stupito che un ingegnere non sappia l’inglese. Lei dice che nella Spagna di Franco era abbastanza normale. Un paese che si è lentamente aperto al mondo dopo il 1975. Ai tempi del nostro amico non avevano bisogno di confrontarsi con i paesi intorno.

foto

Lungo la salita per uscire da Fromista
Lungo la salita per uscire da Fromista
Un posto per prendere fiato in cima alla salita
Un posto per prendere fiato in cima alla salita
Verso le 8
Verso le 8
The old man
The old man
Lungava in cammino
Lumaca in cammino
Una chiesa lungo la strada. Bruttina dentro. Chiedono una “limosina” ma non c’è neanche un bagno o un po’ d’acqua.
Una chiesa lungo la strada. Bruttina dentro. Chiedono una “limosina” ma non c’è neanche un bagno o un po’ d’acqua.
Un sacco di chiese. Alla fine ti stufi pure di vederle. Molto Belle comunque, poi fuori che dentro.
Un sacco di chiese. Alla fine ti stufi pure di vederle. Molto Belle comunque, poi fuori che dentro.
Siamo a metà
Siamo a metà

Hornillos del Camino e Castrojerez

20 km da Burgos, ma ne abbiamo fatti altri due o tre per tornare sul Camino.

Abbastanza stancanti, ho i muscoli doloranti.

Abbiamo assaggiato le Mesetas, sono una serie di piccoli altipiani assolati. I paesini sono in basso. Per andare da un paesino all’altro si sale su una Meseta, su una sterrato raramente percorso da qualche aiuto, la devi percorrere tutta e si scende dall’altra parte. Sia sulla meseta che giù, intorno ai paesi ci sono molte coltivazioni di qualche cereale verde scuro.

Venendo in qua abbiamo incrociato una coppia di pellegrini accoccolati all’ombra di un albero striminzito in mezzo a una landa assolata. Non è ancora estate, il vento è freschino, ed è già un’ impresa attraversarle, non oso immaginare a luglio.

Un cinque chilometri prima di Hornillos c’è un posto con qualche albero, con una piccola costruzione di mattoni che ospita un barbecue e una pompa manuale che tira su da un pozzo un’acqua freschissima. Sembra un’oasi nel deserto. Un paradiso.

Invece arrivati in paese ci aspetta un’amara sorpresa. Non c’è posto da nessuna parte. Neanche le opzioni più care, le camere singole, sono più disponibili.

Andiamo all’Albergue municipal sperando che applichino anche qui la regola di non mandare mai via nessuno. Non è così.

La signora è molto gentile, parla solo spagnolo.

Ci prospetta le varie opzioni. Siamo in sei a non sapere dove dormire: io, Connie, due portoghesi incontrarti prima per strada e due spagnoli di Madrid che hanno iniziato il Camino stamattina da Burgos. I portoghesi trovano un posto, si era liberata una prenotazione. Le opzioni per gli altri quattro sono prendere un taxi fino a un posto a una ventina di km da qui o dormire nel portico della chiesa. Nessuno vuole il taxi, prendeva 50 euro. Un po’ di preoccupazione per il dormire praticamente all’aperto ce l’avevo. La notte fa ancora freddino. Anche se il sacco a pelo dovrebbe funzionare fino a 5 gradi ero preparato a mettermi addosso tutto quello che avevo.

Comunque alla fine non si dorme li. Un signore di 82 anni che sta facendo il cammino per l’ennesima volta ci ha trovato un posto in una palestra. La signora dell’albergue ci fa fare la doccia per 3 euro.

Intanto incrociamo Cristina che si è fermata qui anche lei e andiamo a mangiare insieme.

Insomma la serata si sfanga.

non ci sono più i Camini di una volta

Sono piuttosto perplesso, a questo punto, su cosa sia il Cammino, su cosa sia diventato.

Se le strutture non sono sufficienti ad ospitare l’orda di turisti che si riversa qui sempre più imponente e se chi arriva senza avere un posto garantito non può contare sulla benevolenza di qualcuno che gli offre una sistemazione, anche spartana all’inverosimile, il tutto viene orribilmente snaturato.

I cosiddetti pellegrini si trovano in gara tra di loro per accaparrarsi i pochi posti disponibili. Qualcuno lo fa col telefono, prenotando con giorni di anticipo tutte le tappe. Qualcun altro svegliandosi prestissimo per acciuffare i pochi posti rimasti arrivato alla metà.

Alla fine, paradossalmente. il modo più in linea con lo spirito del Camino, senza ammazzarsi di fatica camminando alla città successiva, anche se si è stanchissimi, e senza dormire all’addiaccio è di provarci e chiamare un taxi se non si trova posto.

sveglia presto

Alla fine la notte è passata senza troppi drammi. Un po’ freschino nonostante i chili di roba addosso e qualche acciacco a una spalla al risveglio. Ci siamo alzati alle 6:30. Non è difficile alzarsi presto se dormi scomodo, e per le 7 eravamo già in cammino. Bar tutti chiusi, per colazione qualche avanzo di frutta secca usato anche per cena e l’acqua della borraccia.

Il bar più vicino era a 10 km, a Hontanas. Offrivano un desajuno a due euro e mezzo. Caffè con leche e un croissant che potevi farcirti con del burro e marmellata. Peccato che il croissant fosse vecchio di almeno due giorni.

Castrojerez

Altri 10 km e siamo a Castrojeriz. Bel posto. L’albergue municipal é molto bello. E c’era posto. Ora siamo in gara anche noi, stamattina abbiamo vinto. Un po’ stressante, ma questo è il cammino, a quanto pare . E almeno abbiamo un po’ di tempo libero prima di questa sera.

In effetti è bello aver già fatto la doccia, lavato e stesso ad asciugare i panni, preparato il letto prima delle tre.

Alle 8 c’è una meditazione in un posto qua vicino. “Espacio exterior”, c’è scritto. Magari ci vado.

Ho usato per la prima volta una centrifuga. Ne avevo viste in altri ostelli. È un bidoncino in cui metti la roba appena lavata a mano, chiudi il coperchio, giri l’interruttore e l’acqua finisce in una bacinella che metti davanti. Al sole i panni strizzato così asciugano in pochi minuti. Non ne ho mai viste in Italia.

foto

Una festa la sera a Burgos. Partiva una specie di maratona notturna con più di 3000 iscritti.
Una festa la sera a Burgos. Partiva una specie di maratona notturna con più di 3000 iscritti.
Colazione prima di uscire da Burgos
Colazione prima di uscire da Burgos
Ancora 476 km
Ancora 476 km
Discesa da una Meseta verso il paese
Discesa da una Meseta verso il paese
La palestra in cui abbiamo dormito
La palestra in cui abbiamo dormito

Il nostro errore nella palestra
Sopra una Meseta
Sopra una Meseta
Ancora 457
Ancora 457
Arrivi a Castrojeriz
Arrivi a Castrojeriz
Sfinimientos
Sfinimientos
Il terrazzo dell’albergue Municipal di Castrojerez
Il terrazzo dell’albergue Municipal di Castrojerez
La centrifuga
La centrifuga

Burgos

  1. E siamo arrivati al paese del cattivo del nome della rosa.

In effetti c’ero già stato, con Top, in bici, ma mi ricordavo solo la fontana col toro.

E finalmente un vero albergo, con un vero bagno, col pavimento asciutto, e un asciugamano per uscire dalla doccia senza alluvionare il mondo, con nessuno che ti spegne le luci la sera o le accende troppo presto al mattino, nessun vicino di letto che si alza ad ore impossibili al mattino, cercando di non far rumore e facendo invece un casino infernale, con una torcia in testa che ti punta sugli occhi ogni due secondi.

A tutte queste cose ci si adatta, ma il lusso di non averle per due notti è impagabile, e ti fa apprezzare la normalità.

La città è molto bella. Stasera abbiamo fatto una puntatina veloce, domani la vediamo meglio.

Domani vado anche a lavare tutto quello che posso in una lavanderia automatica. La ragazza della reception mi ha spiegato dove trovarla.

Stasera ho telefonato a Cristina per sapere dov’erano e come stavano, sono qui a Burgos e Laura non ce la fa: domenica torna in Italia, mi spiace. Comunque domani cerchiamo di vederci.

San Juan de Ortega

É davvero stato il peggior albergue in cui ho soggiornato finora. La cosa peggiore è che non si tratta neanche di un paese, ma di un monastero costruito nel 1600 proprio per aiutare i pellegrini lungo il cammino. Ora, invece di aiutarli li spennano.

il viaggio

27,4 km, un record. Non sarei arrivato neanche troppo stanco, non fosse stato per le vesciche: me n’è venuta una anche all’altro piede, nello stesso posto. Ormai so come gestirle. Sono sicuramente dovute alle scarpe bagnate. Le scarpe in goretex sono particolarmente difficili da asciugare. Ieri ho scoperto che i tratti non troppo accidentati riesco a farli coi sandali, stendendo le scarpe ad asciugare, fuori dello zaino.

Avevo anche un discreto male ai talloni. Ho preso in farmacia dei cuscinetti di silicone, domani li provo, e una crema idratante per il troppo sole preso in faccia. Sono abbastanza annegrato, ma è meglio che metta un po’ di crema solare quando cammino, oggi non ci ho pensato perché c’era un vento freddissimo, ma anche col vento i raggi UV fanno il loro sporco lavoro.

John

Per strada abbiamo trovato John che spingeva il suo carrello/triciclo su per una salita pietrosa non senza difficoltà. Lo abbiamo aiutato a superare un paio di punti difficili. Dice che pesa 30/40 kg, e che l’ha costruito lui adattando un passeggino per bambini.

Si fermava fuori Burgos perché a Pamplona l’hanno derubato mentre dormiva in un parco. Dice che dentro le città è pericoloso bivaccare.

Kira

Kira ci aveva proposto un piano convoluto. Saremmo dovuti arrivare in un paio a 8 km da Burgos e dormire lì. Al mattino camminata fino all’Albergue de peregrinos, in centro, lasciare gli zaini lì e visitare la città. Quando l’abbiamo trovata per strada sembrava già pentita, ma ormai aveva prenotato assieme ad altri due danesi.

materassino

Per la prima volta ho usato il materassino. Eravamo a un quarto d’ora dalla destinazione ma non lo sapevo e non ce la facevo più a camminare. L’ho steso su un prato in un parco e ho visto che anche solo una pausa da sdraiato di una ventina di minuti ti rimette un po’ in sesto. Lo farò spesso d’ora in poi.

colazione a Burgos

Ho dormito dieci ore e mezza. Come un sasso. Non mi succedeva dall’adolescenza, credo.

Sono usciti a cercare la lavadora automatica. La signorina dell’albergo, una nuova, me ne ha indicata una più vicina una, ma ho dovuto chiedere per strada per trovarla. Ho chiesto a una tipa colombiana, col cane. Da distante sembrava una bambina, da vicino una nonna. Non capivo quello che diceva e lei ripeteva urlando la stessa cosa che aveva appena detto. Ma la lavadora l’ho trovata. Ora sono qui davanti alla secadora. Ancora dieci minuti. C’è una vecchietta minuta e sorridente che aspetta che la sua macchina finisca. Ha tanta ropa, ha scelto la macchina da 12 kg, 7 euro. Non ci capiamo, ma cerca di comunicare. Mentre fumavo qua fuori è venuta ad avvisarmi che la mia aveva finito di lavare.

Mentre la macchina lavava sono andato a cercare un bar qui intorno. Sono tutti chiusi, Burgos si sveglia tardi. Forse tutta la Spagna si sveglia tardi. Alla fine uno l’ho trovato, ho chiesto un caffè con leche e un croissant. Mi ha guardato strano e mi ha messo davanti due biscotti. Un po’ vecchi. Non ho fatto colazione in albergo perché volevo qualcosa di buono. Ora riporto la roba in stanza e ci vado.

la fuente del toro

Sono davanti alla fontana del toro, aspetto Connie, ci siamo dati appuntamento qui per le 12. Dopo cerchiamo Laura e Cristina e magari andiamo a mangiare qualcosa di buono.

Stamattina lei voleva scrivere una lettera a suo padre, ha 91 anni e sta morendo. Non legge le e-mail, così gli scrive una lettera di carta.

Connie non sa cosa farà dopo Santiago. Coccolava tra le altre ipotesi di ritornare verso casa lungo il Camino del Norte, sul mare. Tornerà a casa tra parecchio tempo mi sa.

Burgos si é decisamente svegliata, ora. Ho passeggiato un po’ lungo il fiume, ho incontrato due peregrine tedesche con cui ci siamo incrociati spesso. Sono entrato nella cattedrale ma non ho fatto la visita guidata, magari ci vado dopo. Dall’esterno è molto bella.

Ho comprato uno zainetto leggero “da città”, e un power bank, quello che mi sono portato dall’Italia è andato, si scarica immediatamente.

Domani si riprende il Camino, dopo la pausa turistica.

foto

Cattedrale di Burgos
Cattedrale di Burgos
Una porta della città
Una porta della città
Un altro viale di alberi intrecciati
Un altro viale di alberi intrecciati
La fontana del toro
La fontana del toro
Burgos da una decina di km
Burgos da una decina di km
John cool suo carrrello
John cool suo carrrello
Atapuerca, prima di Burgos. È un importante sito archeologico
Atapuerca, prima di Burgos. È un importante sito archeologico

Tosantos

Stanotte avrei forse preferito una sistemazione più confortevole, e magari un posto con lavatrice e asciugatrice, ma non è andata così.

Ci siamo spinti fino a Tosantos, per fare almeno una ventina di km. Ne abbiamo fatti 22.

Qui l’unico albergue aperto è di nuovo un donativo. Non è gestito da un’associazione, ma in proprio da Jose Luis, e c’è un volontario di Barcellona che si chiama Ramon.

Lo abbiamo incontrato nella piazza del paese che fumava (dall’odore direi non fosse tabacco). Gli abbiamo chiesto dove fosse l’albergo e ci ha detto che era uno degli hospitaleros, e ci ha accompagnato qui.

Gentilissimi tutti e due. Per il resto uguale a Gràñon: si dorme per terra su dei materassini, si prepara la cena insieme e c’è una preghiera facoltativa dopo. Jose Luis ha detto che ci vuol far vedere una chiesa del sesto secolo abbarbicata sui monti qui dietro. Siete minutos da qui. Ma deve chiedere le chiavi all’alcade.

È appena passata una coppia di ragazzi che avevo visto in stanza ma non avevo salutato. Mi hanno identificato come italiano, loro sono di Modena, appena laureati, e si sono presi un periodo di vacanza prima di cercare lavoro.

Sono qui coi piedi a mollo in una bacinella di acqua calda e sale. Ho detto a Jose Luis che avevo una vescica e me l’ha preparata.

Non ho ben capito cosa spinge queste persone a fare i volontari, se glielo chiedi rispondono che gli piace. Forse per incontrare gente. Forse per un piccolo guadagno, non credo davvero molto. Le due di ieri sembravano animate da un qualche senso religioso, i due di oggi direi meno, anche se è difficile giudicare.

camminare

A parte la vescica, dovuta credo ai calzini e alle scarpe che non asciugano con questo tempo, il camminare direi che sta andando bene. Mi stanno tornando in mente tutte le lezioni Feldenkrais di Silvia Conte sull’argomento.

Soprattutto la camminata spinta più dai muscoli prossimali che da quelli distali: che si potesse camminare muovendo i muscoli del bacino e delle spalle, impegnando quelli delle gambe solo per mantenere l’equilibrio e lasciandoli riposare ad ogni passo, è stata una sorpresa. A quanto pare è un modo naturale di muoversi, ma è in qualche modo controintuitivo. In effetti ci si stanca parecchio di meno. Quelli più vicini alla spina dorsale sono muscoli che si stancano molto difficilmente.

A forza di camminare ho anche più forza. La cosa che mi frena di più ora sono i vari dolorini ai piedi, ma miglioreranno. Spero.

preghiera

Ho dovuto ricredermi sulla religiosità di Jose Luis.

Mentre preparavano la cena si è messo a canticchiare dei canti di Taizè. Mi ha detto che ci è stato molte volte, ha anche una serie di libretti dei canti nella cappella all’ultimo piano, dove ha organizzato la preghiera serale. Molto bella.

È una strana religiosità, comunque, quella che trovi lungo il Camino. Credo che Jose Luis la incarni perfettamente nei discorsi che fa. Riceve continuamente telefonate di gente che vuole prenotare e fa a tutti un discorsone in cui spiega che il concetto stesso di voler prenotare dove passerai la notte snatura il Camino. Gli albergue per pellegrini non rifiutano mai ospitalità a nessuno, se non hanno posto da qualche parte ti sistemano da qualche parte, per cui non è necessario prenotare. Prenotare fa del Camino un’attività turistica. Secondo lui questa assenza di preoccupazioni per il domani, per la notte è l’essenza stessa del Camino. Non accadrà quello che tu ti aspetti, ma quello che veramente ti serve.

Lo trovò molto bello.

San Juan de Ortega

Niente Wi-Fi negli albergue a donativo e rete mobile scadente, per cui si va avanti col racconto.

Arrivato in questo paesino a 16 km da Burgos.

Ci sono un paio di posti per stare. Niente di che. E anche piuttosto cari. Gente un po’ antipatica che gestisce. Hanno le prese elettriche un po’ dappertutto dove ci siamo fermati, ma non funzionano. La cena costa 8 euri, ma consiste solo di un piatto di pasta. Kira non l’ha preso perché è vegetariana.

Abbiamo incontrato Kira quando siamo partiti. Lei ha dormito a Belorado , per cui si era già fatta 5 km di camminata. Qui le persone che hai già incontrato in un paio di occasioni ti sembra di conoscerle da sempre. È una bella donna di 49 anni, ha lo sguardo un po’ triste e quel sorriso glaciale che spesso hanno le nordiche, è anche lei danese. Hanno parlato in danese metà del tempo lei e Connie, ogni tanto si ricordavano che c’ero anch’io e passavano all’inglese.

Camminata piacevole. Abbiamo parlato della situazione dell’Europa, tra le altre cose. Lei, come Connie, non vorrebbe un Europa con più poteri e con un esercito. Hanno paura di pagare tasse al posto degli italiani corrotti e pigri.

Per strada abbiamo incontrato anche Cristina. Era sola. Laura non stava bene e l’ha preceduta in taxi fino ad Anges, altri 5 km da qui. A Burgos Laura deciderà se andare avanti o tornare a casa. Spero che un po’ di riposo la rimetta in sesto.

Qui ho incontrato anche John. Gira con la sua tenda su un carrello, tipo triciclo, e si ferma a dormire dove vuole quando è stanco, quando può approfitta degli albergue de peregrinos per una doccia e una cena. É la nona volta che va a Santiago per i diversi Caminos.

Fa piuttosto freddo, anche se non ha piovuto e c’è il sole.

Domani dovremmo riuscire ad arrivare a Burgos, è a 26 km da qui.

foto

Burgos si avvicina
Burgos si avvicina
La cena da Jose Luis. In piedi che Ben, del Nepal e vicino a lui Barbara, austriaca. Entrambi erano anche al precedente donativo
La cena da Jose Luis. In piedi che Ben, del Nepal e vicino a lui Barbara, austriaca. Entrambi erano anche al precedente donativo
La preparazione della preghiera
La preparazione della preghiera
Hanno dato a tutti un foglietto, nella propria lingua. Ognuno legata un pezzo nella sua lingua e gli altri capivano avendo l’equivalente nella propria.
Hanno dato a tutti un foglietto, nella propria lingua. Ognuno legata un pezzo nella sua lingua e gli altri capivano avendo l’equivalente nella propria.
L’entrata dell’albergue di Jose Luis
L’entrata dell’albergue di Jose Luis
Al risveglio nella cappella di Gràñon
Al risveglio nella cappella di Gràñon

Barro

Barro vuol dire fango in spagnolo, e credo non possa esserci una parola migliore per definire questa giornata. Le scarpe credo abbiano uno stato di un centimetro di fango sopra. Le ghette non ne parliamo.

Non ha piovuto moltissimo, ma al mattino era abbastanza da bagnarti se non ti rifugiavi sotto il poncho.

Non c’è un vero modo di difenderti dall’acqua. Il poncho ripara da quella di sopra ma non lascia traspirare il sudore, ha delle aperture ma non fanno molto. Dopo tre ore di camminata si è completamente marci.

il viaggio

Da Azofra, in un paio di Bennet e una colazione siamo arrivati a Cirueña, una specie di villaggio fantasma con un sacco di case nuove disabitate e un campo da golf il cui bar fa affari vendendo cibo e bevande ai pellegrini.

Dopo un altro Bennet si arriva a Santo Domingo della Calzada. Bel paese e soprattutto bella cattedrale. Ti prendono 5 euro per visitarla ma vale la pena, anche solo per vedere, e sentire, le galline. C’è una gabbia di galline, il galinero, in una nicchia. Ci tengono due galline vive, che guardano i turisti e starnazzano (o quello che fanno le galline). Non riesco a immaginarle durante una funzione religiosa.

Rappresentano un riferimento ad una leggenda di un paio di miracoli avvenuti da queste parli. Il prete della zona non ha creduto al primo miracolo (un impiccato che era ancora vivo) e pare abbia detto “se è vivo sono vivi anche questi polli che sto mangiando”. Ovviamente sono resuscitati anche loro e da allora sono chiusi in gabbia in chiesa. C’è anche un bel mosaico nella cripta che racconta la cosa.

Dopo un altro Bennet e mezzo si arriva a Gràñon, che è il pezzo forte della giornata.

albergue a donativo

A Gràñon c’è in albergue a donativo. Vuol dire che paghi quello che vuoi. Non è il primo che troviamo, ma il primo in cui riusciamo ad andare. Sono posti ovviamente molto spartani, gestiti da volontari che chiedono agli ospiti di aiutarli nel tenere pulito, organizzare e preparare la cena e lavare i piatti alla fine. In questo donativo non ci sono letti, ma materassini da stendere per terra in un paio di stanze dormitorio, o, per chi arriva troppo tardi, in una cappella. Al momento sono disteso su un materassino e guardo un fantastico altare con pala a decorazione barocca assieme ad altri cinque o sei ritardatari. È buio, perché alle dieci spengono le luci, ma vedo che non sono il solo a cazzeggiare col telefono.

La cena, ma anche la preparazione (io ho messo i cucchiai e un po’ di piatti e aiutato a spostare qualche tavolo) e la lavatura dei piatti è stata divertente. Sono finito in un angolo del tavolo in cui conversavano un americano, un nepalese, un’austriaca e un’italiana.

Per cena c’era un’insalata e una zuppa calda fatta di patate e di un ricordo di salame, poi ci hanno dato uno yogurt, della frutta e uno strano dolce fatto con pane, miele, cannella e qualcos’altro. Han detto che è tipico di queste parti. Credo. L’han detto spagnolo. Credo gli lascerò venti euro.

Dopo cena hanno invitato ci voleva ad una meditazione. Ci hanno fatto passare da una specie di passaggio segreto (tutto l’albergue è ospitato nei locali adiacenti alla chiesa) che portava al coro della chiesa. Eravamo tanti. Ci siamo seduti su quelle sedie di legno a semicerchio dei monaci, in una galleria che guarda la navata della chiesa dall’alto. Le due animatrici, una polacca e una signora spagnola più anziana, hanno letto qualcosa (sembrava più una poesia che una preghiera vera e propria). Hanno poi fatto girare un lume, e chiunque lo riceveva poteva dire qualcosa della lingua che voleva. È stato molto commovente.

C’era anche Cristina. Ci siamo ritrovati con lei e Laura nello stesso paesino, ma loro hanno optato per una sistemazione più confortevole perché qui si può stare solo se hai il sacco a pelo, e Laura non l’aveva.

foto

Il sentiero fangoso
Il sentiero fangoso
Le galline
Le galline
Le galline da più vicino
Le galline da più vicino
La chiesa di Grañon
La chiesa di Grañon
L’albergue nella chiesa
L’albergue nella chiesa
Il locale della cena
Il locale della cena

Azofra

Ho fatto esattamente 200 km di cammino, un quarto del percorso.

Posticino interessante l’albergue municipal di Azofra, molto accogliente.

A cena ho cucinato una carbonara per tre, oltre a Connie c’era Enrico, un italiano di Trento che credo abbia apprezzato.

lingue

Enrico non spiccica una parola di inglese, qualcosa parla di spagnolo, ma siccome c’ero io parlava sempre italiano, per cui ho passato la serata a tradurre dall’italiano all’inglese. Quando incontriamo altri italiani Connie si lamenta che parlano solo con me e a lei non la cagano, io mi lamento della stessa cosa quando incontriamo dei danesi, che parlano solo con lei.

Lungo il cammino si parla una specie di gramelot fatto della fusione di diverse lingue e tanto gesti. Per le cose essenziali funziona, la gente in qualche modo si capisce. Se pero si ha bisogno di esprimere qualche concetto più sofisticato, o anche solo dire qualcosa di spiritoso bisogna trovare una lingua in comune con l’interlocutore.

I nord europei in genere parlano inglese, non le persone più anziane però. I francesi, gli italiani e gli spagnoli in genere lo parlano poco. Gli italiani tendono a parlare un po’ di spagnolo, lo capiscono bene, ma fanno fatica ad esprimersi. E comunque sono pochino quelli che capiscono lo spagnolo tra i pellegrini. I francesi, con qualche eccezione parlano solo francese. Insomma la possibilità di comunicare con qualcuno è una corsa ad ostacoli.

percorso

Da Navarrete a Ventosa è circa un Bennet e mezzo. Il Bennet è la mia personale unità di misura delle distanze camminative. Quel po’ di allenamento che ho fatto prima di partire è consistito nell’ andare a fare la spesa a piedi, e il supermercato più vicino è esattamente a 5 km.

Colazione a Ventosa, un’ insalata e un bicchiere di Rioja a Nàjera (che si pronuncia come “nacchera”) e l’ultimo sforzo fino ad Azofra. Sforzo relativo, sono arrivato senza grossa fatica. 22 km in tutto. Quattro Bennet e qualcosa.

incontri

Per la strada abbiamo incontrato Douglas, un ragazzo portoricano perso di vista qualche tappa fa. Si era preso un mal di gola, ha avuto la febbre ed è restato in albergo a guarire e ora è ripartito. Sembrava stanco, ma contento di parlare con qualcuno. Una persona molto riservata.

Un altro incontro interessante è stato quello con un signore che suonava la chitarra lungo il Camino. Era di Santiago, e stava facendo il Camino al contrario e contava di imboccare ad un certo punto la vita Francigena e andare a Roma. Chiedeva offerte e gli ho dato un euro.

A Ventosa, al bar, c’erano due italiani, di Trento anche loro, che avevano un camper e due bici. Ogni giorno fanno una tappa. Si fermano in un paese, prendono la bici. Si fanno una ventina di km all’andata e poi al ritorno. Spostano il camper di venti km e avanti così. Hanno detto che fanno così per evitare il Covid.

le viti

Si è capito cosa sono quelle viti senza supporto che si vedono da tutte le parti. Un barman mi ha spiegato che sono le viti più vecchie, insomma una volta si faceva così. Sembra che abbiano rami molto forti, che non si piegano col peso dei grappoli, per cui questi non arrivano a toccare terra.

la gente

Guardando come la gente tratta i pellegrini mi sono fatto l’idea che questi siano visti, con qualche ragione, come persone ricche in vacanza. Si sottopongono a qualche relativo disagio, ma sono decisamente dei privilegiati rispetto agli abitanti dei luoghi che attraversano.

Il pellegrino è visto come pollo da spennare, in qualche modo.

personal

Lo zaino oggi sembra meno pesante e meno gonfio. O stanotte sono diventato più forte e meglio organizzato o ho perso qualcosa per strada.

In una settimana le unghie mi sono cresciute in modo esagerato, può essere un effetto dei camminare molto ?

foto

L’incapacità a Najera con la tovaglietta/carina che dice quanto mamma a Santiago
L’indalata a Najera con la tovaglietta/cartina che dice quanto mancaa a Santiago
Le viti senza supporto
Le viti senza supporto
Un pellegrino al cartello di quanto mamma a Santiago
Un pellegrino al cartello di quanto manca Santiago
La carbonara
La carbonara
L’albergue costruito dall’excellentidsimo senor presidente. Comunque tanto di sombrero, bellissimo posto.
L’albergue costruito dall’excellentissimo senor presidente. Comunque tanto di sombrero, bellissimo posto.

Logrono

Un’altra grande città. Non l’avevo mai sentita nominare. È un centro di 115 mila abitanti, con un sacco di chiese e molta vita per le strade.

Il viaggio fin qui è stato piacevole. Ci siamo ritrovati per strada con Connie, Cristina e Laura.

Avevamo prenotato insieme in questo Albergue de Pelegrinos, ma arrivati qui c’è stata l’amara sorpresa di scoprire che le prenotazioni scadono alle 15, se arrivi dopo devi confermare che sei ancora per strada, se no il tuo posto lo danno a un altro. Siamo arrivati alle 16:30 e c’erano solo due posti liberi. Cristina e Laura si sono sacrificate e sono andate a cercare un posto da un’altra parte. Spero abbiano trovato facilmente.

I grossi albergue

Solita grossa camerata, solita difficoltà a trovare dove appoggiare le cose e a trovare una presa per ricaricare il telefono.

Dalla finestra del dormitorio una bella vista sulla chiesa qui di fronte.

Non mi piacciono molto questi posti enormi. Diventi un anonimo pellegrino che dorme in uno dei tanti letti. Non è facile legare con le persone.

Tra l’altro l’età media qui è piuttosto bassa, vecchietti pochi, e anche poche le persone conosciute.

Viana

Venendo qui abbiamo attraversato un altro posto interessante, Viana.

Pieno di chiese molto antiche. In una c’erano i resti di qualche Borgia che, non so come, è venuto a morire qui. Un signore che abita di fronte alla chiesa, oltre a consigliarci di visitarla ci ha fatto un enorme spiegone, di cui, francamente, ho capito pochino. Comunque ci ha chiesto di raccomandare agli italiani di passare di qui per la storia legata in qualche modo al nostro paese.

Una scena buffa e insieme drammatica all’uscita della chiesa. Un signore in sedia a rotelle 2.0, quelle che sembrano una moto elettrica con tanto di manubrio era seduto con la moglie all’altro lato del tavolo davanti a un bar. Prova a mettere la retromarcia e mette invece quella avanti spingendo il tavolino in avanti verso la moglie, inchiodandola praticamente al muro. Siamo corsi in auto e lui mettendo finalmente la retro rischia di ribaltarsi sul bordo di un aiuola. Alla fine non è successo niente di grave e ci ha ringraziato calorosamente.

venta

Appena prima di Logrono siamo passati davanti ad una casa in cui una signora vendeva bibite e altre cose ai pellegrini. Ci ha raccontato che è una tradizione di famiglia. Lo faceva già la sua bisnonna. Abbiamo chiacchierato un po’ con lei. Metteva anche il sello e aveva esposte, incorniciate, tre credenziali di un signore, non ho capito come legato a lei, che aveva percorso il Camino 36 volte.

Navarrete

Oggi tappa brevissima. Ero distrutto. Navarrete è solo a 12 km da Logrono, e considerando che il raggio della città è almeno di 6, vuol dire che sono ancora qui.

Abbiamo fatto lo sbaglio di comprare roba per mangiare al sacco. Pesa molto e aggiungo al fatto che col sole tutti i vestiti pesanti erano anche loro nello zaino è finita che ’sto coso pesava parecchio. Domani sarà meglio: sembra che piova.

Il paesino è carino. C’è una chiesa molto grande, esagerata direi per un posticino così. Hanno anche un botafumero, uno di quei grandi incensieri che usano a Santiago.

L’albergue ha quattro ospiti oggi. Non si ferma molta gente qui. Giornata rilassante anche per questo.

foto

Un grazioso gioco di parole a Logrono: il Camino si fa a tapas
Un grazioso gioco di parole a Logrono: il Camino si fa a tapas
Il posto della bisnipote che continua l’opera della bisnonna
Il posto della bisnipote che continua l’opera della bisnonna
Connie e Cristina verso Logrono
Connie e Cristina verso Logrono
Laura e io davanti al cartello che segnala la fanno della Navarra e ingresso in Rioja
Laura e io davanti al cartello che segnala la fine della Navarra e ingresso in Rioja
Una scia chimica attaccata a un palo
Una scia chimica attaccata a un palo
Uno strano posto di culto
Uno strano posto di culto
La colazione a Torres del Rio
La colazione a Torres del Rio
Io e un trattore
Io e un trattore
Uscendo da Logrono
Uscendo da Logrono
Una chiesa in un condominio
Una chiesa in un condominio
In Rioja ci sono un sacco di queste vuoto senza supporto. Mi piacerebbe vederle in autunno per capire dove vanno a finire i grappoli
In Rioja ci sono un sacco di queste viti senza supporto. Mi piacerebbe vederle in autunno per capire dove vanno a finire i grappoli
Discesa verso Navarrete
Discesa verso Navarrete
La piazza della chiesa di Navarrete
La piazza della chiesa di Navarrete
L’interno della chiesa di Navarrete
L’interno della chiesa di Navarrete
Una vecchissima casa nel paesino
Una vecchissima casa nel paesino

Torres del Rio

Bel paesino. Oggi sembra che tutto il mondo in cammino si fermi qui.

In effetti sono due paesini in uno. Sansol si trova sul  cucuzzolo di una colllina, scendi di un 500 metri e sei a Torres del Rio.

Ci sono tre albergue, David ha prenotato all’Albergue Casa Mariela, che, confrontato a quelli visti finora si può considerare di lusso. 25 euro camera e cena. Se arrivavamo domenica c’era anche la piscina. In uno degli altri ostelli del paese hanno anche la jacuzzi, ci si sono fermate  le due olandesi.

Qui c’è gente nuova: una ragazza di Bassano del Grappa e due vigili del fuoco di New York. Con uno sto condividendo l’asciugatrice.

percorso

Abbastanza facile oggi. Venti chilometri senza troppi dislivelli. Un po’ di fango per terra dalle piogge dei giorni scorsi e tanto sole. Mi sa che da domani devo iniziare a mettete i pantaloncini e usare una crema solare.

Splendidi paesaggi come ieri. Forse ancora più belli . Più colori sicuramente.

memoria

I ricordi dei giorni scorsi cominciano a confondersi. I tanti dormitori, le strade sempre diverse. Le persone, spesso le stesse, che perdi e ritrovi. I momento in cui ti sembra di essere da solo lungo il cammino, ma se ti fermi a bere un po’ d’acqua qualcuno spunta immediatamente lungo il sentiero.

chiacchiere

L’avevo immaginata come una passeggiata solitaria. Forse più in là la renderò tale, almeno per un po’, ma ora è piacevole chiacchierare lungo la strada con tutte queste persone.

Si parla soprattutto del viaggio. Quanto manca all’arrivo. É dura. Pioverà. Ma anche di altro, delle proprie storie, delle difficoltà, del perché ognuno sta facendo questa esperienza.

Oggi ho parlato un po’ della guerra con qualcuno, ma tutti qui vogliono non pensarci.

Con Cristina abbiamo parlato di spiritualità. Le ho dato l’indirizzo del mio blog.

foto

Entrata in alps Arcos
Entrata in alps Arcos
Verso Sansol
Verso Sansol
Torres del Rio dall’alto
Torres del Rio dall’alto
Una lapide nell’immondizia davanti al cimitero di Los Arcos
Una lapide nell’immondizia davanti al cimitero di Los Arcos
Papaveri
Papaveri

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la pausa delle signore