Il silenzio della collina

Ho appena finito di leggere questo romanzo di Alessandro Perissinotto.

D’altra parte, come si passa il tempo in questa langa ? In Alba c’è il cinema, ma al cinema si va il sabato, con la fidanzata, o la domenica, con la famiglia. Le altre sere, quelle d’inverno che vien buio presto, com’è che si fanno passare ? Si può giocare alle carte, si possono guadagnare o perdere cascine intere in una notte. Ma, alla lunga, anche quello fa venir la barba. E allora ci sono le donne e, visto che i casini li hanno chiusi, le donne da qualche parte bisogna trovarle.

Mi ha colpito la frase sopra. Sembra una conferma di quello che scrivevo nel discorsone sul sesso.

Per il resto il libro mi è piaciuto molto nella prima parte, poi ha perso vigore.

L’ho letto senza sapere quando fosse stato scritto e mi ha stupito vedere che era abbastanza recente. Parla della mongolfiera del baloon, e della Raggi e dell’Appendino: descrive l’episodio della polizia che assalta i ragazzi fuori dei locali in Piazza Santa Giulia. Devo dire che mi ha dato un po’ fastidio: sembrava una cosa incastrata a forza per esprimere un parere politico, come quell’episodio di Montalbano coi migranti.

blogalacazz numero uno

ma ridendo e scherzando

a sconfinati cazzi l’ha data quella

e se domani c’è Renzi

e provo un po’ d’acqua Lete

Lionel, “Perché dipingo ?”

piove per poco

e il cono si sgarrupa

(Jack L.)

il concetto di un blogalacazz è un flusso di coscienza a la giois ma quello di giois è ovviamente meglio il mio comunque e catartico e non è facile perché in fondo l’idea è di metterci le cose della giornata ma siccome mi interessano più che altro i pensieri perché nella giornata ci sono stati pensieri interessanti vorrei metterci quelli ma ne ho persi molti i pensieri bisognerebbe imparare a metterli almeno quelli che sembrano interessanti in una parte non troppo volatile della memoria ma richiede esercizio poi quello che ti sembrava importante in quel momento magari dopo ti sembra banale ovviamente non mi aspetto che nessuno legga questa cosa tranquilli stavolta è proprio per me non so se la rileggerò nemmeno io ma a me basta averla scritta sono come le foto senza pellicola che don juan fa fare ai suoi discepoli ma parliamo di oggi una cosa che mi ha colpito in pizzeria è stato che il padrone del locale diceva di non trovare cuochi e camerieri per espandere la sua attività e che alla fine rinuncerà ai suoi progetti perché gli toccherebbe assumere degli egiziani o dei marocchini perché gli italiani non vogliono lavorare la sera e il week end ma egiziani e marocchini non ne vuole perché poi il locale si riempie dei loro e sporcano i cessi e urlano e allontanano la clientela buona al che top gli ha dato molto polaitamente del razzista ma secondo me aveva le sue ragioni è vero che gente di una cultura diversa fa blocco e tendono a rallentare proprio il processo di integrazione che forse finirebbe per cancellare dei tratti culturali a cui non vogliono rinunciare di fatto chi si integra saranno i loro figli e certo che però gli immigrati portano una bella carica di vitalità ed energia cosa che non è da disprezzare non so come finirà chissà chissà un po’ ci ho un senso di colpa per la parodia dell’infinito perché è una poesia che mi piace molto ma pensa che è citata da Watts nella via dello zen ma come faceva a conoscere una poesia italiana non credo sia stato il traduttore certo l’infinito c’entra molto con lo zen almeno per quello che ne ho capito io dovrà rileggerlo la via dello zen magari appena finisco il perissinotto che sto leggendo ora basta vado a dormire

Fitness

All’ombra dell’ultimo sole

s’era assopito un pescatore

e aveva un solco lungo il viso

come una specie di sorriso.

(Il pescatore – Fabrizio De Andrè)

Photo by Renee Fisher on Unsplash

Dopo aver parlato di diete, il discorso sul fitness potrebbe essere a grandi linee lo stesso.

Sicuramente la nostra programmazione genetica è fatta per risparmiare energie, siamo macchine estremamente efficienti, e siamo strutturalmente pigri. Non facciamo sforzi non necessari perché siamo programmati per ottimizzare l’impiego di calorie.

In apparente contrapposizione a questo siamo costruiti in modo da non poter fare a meno di muoverci regolarmente. Pensiamo ad esempio al sistema linfatico, che, a differenza di quello sanguigno, non ha una pompa per attivare la circolazione, ma funziona sfruttando la contrazione dei muscoli, in particolare delle gambe.

Come si conciliano questi due meccanismi orientati in direzioni opposte ? Di nuovo, per l’epoca in cui sono nati la contraddizione non esiste: nessun uomo in un epoca di cacciatori/raccoglitori nomadi poteva risparmiarsi il movimento fisico. Oggi sarebbe possibile vivere, magari non troppo a lungo 😉 riducendo il movimento al minimo e per non fare avverare la distopia di Wall-E riempiamo il nostro tempo di impegni legati al fare attività fisica, che è una vera sciocchezza se pensiamo che i movimenti necessari erano anche impegnativi per la mente e quindi molto meno noiosi del correre su un tapis-roulant (per di più a pagamento).

A differenza che per il cibo qui la soluzione sembra però molto più a tiro, perché il mantenersi in questo stato di non necessità di impegno fisico ha costi altissimi non solo sul piano della salute personale, ne ha di altrettanto gravi gravi sul piano dell’inquinamento e della vivibilità delle nostre città.

Il demone che abbiamo creato per mantenerci in questo situazione anomala si chiama Automobile, ed è un vero demonio da sconfiggere.

Photo by Tobias Cornille on Unsplash

Immaginate le città senza automobili: le strade sono dedicate ai mezzi pubblici/emergenza e ai trasporti di merci, la gente si sposta a piedi o in bici per tragitti medio/brevi, i piccoli esercizi riacquistano un senso e sono anche luogo di incontro/scambio, il livello di inquinamento e soprattutto di rumore decresce enormemente, lo spazio aumenta (provate a pensare a quanto ne sprechiamo oggi per garage e posti auto), vivere diventa meno costoso (quanto spendiamo per mantenere più di due macchine a famiglia ?), si fa molto movimento sano e non noioso gratis, diminuiscono gli incidenti, la salute generale aumenta e le spese mediche diminuiscono.

E sta succedendo, andremo davvero in questa direzione. A parte una lista di piccoli luoghi caratteristici in giro per il mondo, grosse città come Amburgo, Helsinki, Oslo hanno già dichiarato guerra alle auto (anche quelle elettriche) e in pochi anni saranno completamente car free.

Chissà se anche in questo noi italiani arriveremo ultimi ?

Emancipazione della donna

Poi mi hai detto poveretto

Il tuo sesso dallo al gabinetto

Te ne sei andata via con la tua amica

Quella alta, grande, fica

(Lucio Dalla – Disperato erotico stomp)

C’è una guerra. Feroce. Le cui vittime sono in genere donne, ma per alcuni maschi si tratta solo di ritorsioni per un altro tipo di violenza che le donne attuano sugli uomini.

E’ una tensione, un incredibile disagio che riguarda tutti i temi legati alla sessualità. Si riduce in definitiva allo scontro tra due modi opposti di concepire il sesso. Questi due modi, potremmo chiamarli maschilista/tradizionalista e femminista/progressista. 1

La crisi del matrimonio tradizionale, il numero di divorzi e di coppie che decidono di non legarsi per sempre è uno degli aspetti di questo malessere, ma ci sono manifestazioni assai più forti.

I sintomi

Alcuni segni accentuati della visione maschilista del sesso sono:

Pornografia, fenomeno prevalentemente maschile

photo credit: mikecogh Pavement Porn by A via photopin (license)

Difficile trovare stime attendibili perché si oscilla tra il catastrofismo e il minimizzare a seconda dei filtri mentali, ma una stima prudente afferma che il 4 per cento dei siti web sia X-rated e che dal 10 al 15 per cento delle ricerche riguardi il porno. Le statistiche annuali di PornHub sono interessantissime, singolare, ad esempio, il fatto che il numero dei caratteri nei commenti solo di questo sito nel 2018 superi le dimensioni dell’Enciclopedia Britannica. Meno del 30% dei visitatori di PornHub sono donne.

Prostituzione, prevalentemente maschi i clienti

photo credit: Sally T. Buck 62. I’m A Whore via photopin (license)

Anche qui non è facile trovare dati certi, ma sembra che nel mondo ci siano 42 milioni di prostitute. E un uomo su 10 è stato loro cliente almeno una volta.

I dati italiani parlano di 9 milioni di utenti. Vuol dire uno su tre degli aventi diritto (quelli in età plausibile, stato di salute e reddito accettabile).

Stupri, pedofilia e femminicidi

Secondo l’istat solo nel 2016 più del 4% delle donne sotto i 30 anni ha subito una violenza sessuale. I casi denunciati sono decine di migliaia.

Secondo dati dell’UNICEF 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto.

Il numero di femminicidi è in progressivo aumento.

Indignazione, incomprensione

Il disagio dal lato femminile si manifesta, per lo più come indignazione e incomprensione dei fatti elencati sopra. Non mi sembra vengano proposte soluzioni di alcun tipo, a parte invettive contro la categoria dei maschi o contro la società che dovrebbe fare qualcosa.

Credo che questo commento al recente volantino della Lega di Crotone (che desidera il ritorno al ruolo tradizionale della donna nella società) renda bene l’idea della contrapposizione. Credo che centri decisamente il nocciolo del problema.

  • In quanto donna credo di avere titolo di dire chi e cosa offende la mia dignità: l’intero volantino offende la mia dignità, il suo paternalismo e la sua visione medioevale del ruolo femminile nella società. Esiste il principio di autodeterminazione dell’individuo, fatevene una ragione, quale voglio sia il mio ruolo nella società lo decido solo io.

Ma, viste le dimensioni di questi fenomeni, ridurre tutto a una forma di pazzia di pochi maschi mi sembra davvero un mettere la testa sotto la sabbia. Questo scontro ha radici profonde nella nostra biologia e nella storia, ed è un nodo fondamentale dello scontro che stiamo vivendo tra Evoluzione e Cultura.

Come ci siamo arrivati ?

Dimensioni dai gameti.

photo credit: Tortured Mind And the Winner Is… via photopin (license)

Partiamo da Adamo ed Eva, anzi, un bel po’ prima (diciamo un miliardo di anni fa).

Sapete cosa differenzia i maschi dalle femmine ? No, non sono i genitali esterni: in alcune specie animali non sono riconoscibili eppure gli scienziati riescono comunque a distinguere gli individui maschi dalle femmine. Il discriminante è la dimensione dei gameti. Quello femminile è sempre molto più grande. Nella specie umana l’ovulo è 85000 volte più grande di uno spermatozoo.

Strategie sessuali.

La dimensione maggiore dell’ovulo comporta un impegno maggiore dell’organismo per produrlo. Come conseguenza il numero di ovuli che una femmina produce è estremamente ridotto rispetto al numero di spermatozoi.

Questo numero ridotto comporta la necessità di un’amministrazione prudente. Come diretta conseguenza maschi e femmine adottano differenti strategie sessuali. Pur essendo per entrambi il fine ultimo della sessualità la perpetuazione dei geni attraverso la riproduzione (almeno inizialmente, vedremo che nell’uomo le cose cambiano) raggiungono questo scopo per vie diverse.

photo credit: puritēs Together, not To via photopin (license)

In sostanza, i maschi hanno tanti biglietti della lotteria da giocare: la loro strategia sarà di tentare di fecondare più femmine possibile. La femmina ha poche chances e deve giocarsele al meglio: studia le squadre di calcio prima di giocare la schedina, guarda la storia dei numeri ritardatari al lotto. La femmina deve selezionare il candidato giusto con cui accoppiarsi. Per tutto il tempo di maturazione del prossimo ovulo non potrà farlo.

La strategia sessuale maschile è all’origine irruenta, non pianificata, mentre quella femminile è selettiva, paziente.

Questa differenza di strategie si accentua nei vivipari, perché si allunga il periodo di indisponibilità, al tempo dell’ovulazione si aggiunge quello della gravidanza. E ancora di più nei mammiferi, perché si aggiunge il tempo dell’allattamento.

Insostenibile

Arrivati alla specie umana la situazione per la femmina diventa insostenibile. Non si tratta più solo di tempi di indisponibilità sessuale, ma di sopravvivenza a rischio.

L’evoluzione del cervello umano comporta una scatola cranica di dimensioni maggiori, questo, unito alla scelta dell’evoluzione di dotarci di una stazione eretta (cosa che impedisce un bacino troppo pesante), porta alla necessità di far nascere i bambini prematuri. I piccoli umani, a differenza delle altre specie animali non saranno autonomi per diversi anni. Questo impegnerà la madre (è un’ epoca di nomadismo, di cacciatori/raccoglitori) a tal punto da non permetterle di provvedere al mantenimento suo e della prole.

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Ossitocina e sesso ricreativo

E cosa ti inventa allora l’evoluzione per non far estinguere la nostra specie ? Un nuovo uso dell’ ossitocina.

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L’ossitocina è un neurotrasmettitore che l’evoluzione aveva già impiegato per altri scopi: viene prodotto per velocizzare il parto (il nome stesso deriva da due parole greche che descrivono questa funzione), per stimolare la produzione di latte materno e nell’uomo la veicolazione dello sperma. Era poi stata coinvolta nel risolvere il problema dei genitori che mangiavano i propri  cuccioli (nei mammiferi predatori): alla vista dei neonati viene prodotta un po’ di ossitocina, e scatta il comportamento parentale (in assenza di ossitocina una mamma non riconosce i figli come propri). Questo vale anche per gli umani ovviamente.

Nella specie umana l’ossitocina promuove la fedeltà al partner. Normalmente viene prodotta durante il contatto fisico con il partner, sia nel sesso sia a fronte di carezze, sguardi, tono di voce e capelli svolazzanti.

Le femmine non riescono a fare figli e a mantenersi ? Facciamole mantenere dai maschi, basta fare in modo che non vadano in calore solo in corrispondenza dell’ovulazione, ma siano sempre disponibili all’accoppiamento e abbiano un filtro d’amore (l’ossitocina appunto) per far innamorare i maschi.

Siamo a due milioni di anni fa.

Due sotto-strategie

La femmina concede sesso in cambio di protezione e mantenimento per sé e i figli. Nascono qui, probabilmente, due sotto-strategie, chiamiamole per capirci moglie e puttana, anche se è un po’ presto per usare questi nomi: stiamo sostanzialmente parlando di animali, in questa fase non è ancora nato nemmeno il linguaggio. Le femmine, comunque, possono giocarsi questa simbiosi sesso/mantenimento con un singolo uomo o con shares distribuite, con varie ripercussioni sulla coesione sociale, ma qui ormai si parla di Cultura.

E finalmente arriva la Cultura

L’evoluzione culturale non fa che cavalcare questa simbiosi per quasi tutta la storia dell’umanità. Semplicemente la organizza creandole intorno il concetto di famiglia, matrimonio. Le varie religioni e leggi ammantano l’unione con vari significati, la famiglia diventa funzionale a organizzazioni sempre più ampie.

La sotto-strategia della donna mantenuta da più uomini continua a prosperare, non a caso viene definita il mestiere più antico, ma sempre in sordina perché disgregante per l’organizzazione sociale.

Prospera, in effetti, anche se numericamente inferiore, per forza di cose, la situazione dell’uomo potente che mantiene più donne. Che sia un sultano con harem alla luce del sole o un re o un politico che frequenta cortigiane o impone ius primae noctis la sostanza è che il maschio alfa deve disseminare i suoi geni più degli altri. Anche questo ha un significato biologico importante: siamo programmati per la promiscuità. La fedeltà sessuale è frutto di maturazione culturale ed è funzionale alla coesione sociale, ma già si scontra con gli automatismi evolutivi.

Emancipazione femminile

Probabilmente lungo tutto il corso della storia ci sono state donne che hanno rifiutato questo rapporto di sudditanza verso il maschio. Religioni e leggi hanno lavorato per mantenere la donna in un ruolo subordinato, ma ci sono state reazioni, che, anche se normalmente represse, hanno innescato un processo di livellamento tra uomo e donna almeno sul piano dell’accesso allo studio e alla partecipazione politica. Processo tutt’altro che terminato, basti guardare la situazione femminile nei paesi arabi, o nella chiesa cattolica.

Photo by Ani Kolleshi on Unsplash

Il passo fondamentale di questo percorso è però avvenuto in tempi recentissimi. E’ la possibilità, per le donne, di sostenersi economicamente e insieme mantenere dei figli. E’ il risultato anche di una agiatezza economica, non è ancora disponibile per tutte, ma la novità, oggi, è che una donna può pensare di far completamente a meno di un maschio, se non per la fecondazione (e forse neanche).

Atteggiamento rancoroso

Questa indipendenza altera i rapporti nelle coppie tradizionali, disgrega l’istituto del matrimonio (che era nato per perpetuare lo status quo ante).

Non è un caso che chi è impregnato di una visione diciamo vecchiotta se ne esca con frasi tipo:

  1. Sostengono “una cultura politica che rivendica una sempre più marcata autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo”.

(E’ sempre il volantino della Lega di Crotone che citavo prima).

Giusto ieri sera guardavo “Propaganda Live” e Makkox ridacchiava di questa frase. Ma non è così strana alla luce di quanto detto sopra: il maschio che ambiva a risolvere per la vita le sue urgenze sessuali con un contratto matrimoniale viene completamente spiazzato dall’indipendenza femminile. Un modello di comportamento tradizionale si spezza e genera incertezza, ostilità.

C’è sempre stato

Photo by Justin Porter on Unsplash

Un disagio maschile legato alla sessualità non nasce con l’emancipazione femminile. In parte è fisiologico e legato alla selezione naturale. L’esigenza di premiare gli organismi migliori genera necessariamente dei losers. Come conseguenza, fenomeni come prostituzione, stupri e pedofilia, e, in tempi più recenti, pornografia hanno normalmente accompagnato la storia umana. L’emancipazione femminile non fa che accentuare questo disagio espandendolo a fasce di maschi sempre più ampie.

Passione contro Ragione

Ho l’impressione che per molte donne i maschi siano donne col pene. Credo che, tolte le differenze fisiche evidenti, immaginino che dal punto di vista mentale ci siano più analogie di quante ce ne sono in realtà.

Purtroppo la battuta che le donne possono accavallare le gambe senza rischiare di schiacciare il cervello ha molto fondamento.

photo credit: Nick in exsilio Satyr via photopin (license)

La sessualità maschile è passionale, nel senso che l’istinto prevale facilmente sulla ragione. Una vita intellettuale più ricca, una buona posizione sociale ed economica, un ambiente educativo adatto possono rendere più facile il controllo di questi istinti, ma per molte persone (tendenzialmente appartenenti alle classi sociali meno privilegiate) l’istinto tende a prevalere, la donna è l’oggetto che può soddisfare quell’istinto, e se non posso averla consenziente la pago o la rubo.

Come finirà ?

Prostituzione e pornografie vanno rivalutate. Non si può imporre la virtù

per legge.

La prostituzione esiste da millenni e prospera ovunque benché sia ufficialmente legale in poche nazioni. Come per la legalizzazione delle droghe poi, rappresenta una fonte di introito per le finanze degli stati che viene sprecata e va invece ad ingrossare le casse della malavita. Senza contare l’aspetto sanitario/epidemico e il controllo della tratta di donne.

Vorrei citare, a questo proposito, anche il problema, considerato ancora taboo della vita sessuale dei disabili. Se non avete mai sentito parlare di sexual surrogates for disabled date un’occhiata a questo articolo.

La presenza di valvole di sfogo e la progressiva cessazione di atteggiamenti sessuofobici (credo che la chiesa cattolica abbia enormi responsabilità in questo) probabilmente porterà a ridimensionamenti nel numero di stupri e casi di pedofilia.

Raymond Kurzweil, nel suo “La singolarità è vicina” immagina un futuro a breve in cui si farà sesso senza contatto fisico, agganciando terminazioni nervose a macchine. Chissà, forse finiremo così. Modificheremo i nostri geni in modo da fornire alle future donne un pene (perché far pipì in piedi può venire utile) e ai futuri maschi un cassettino addominale da cui estrarre, alla bisogna, uno dei dieci spermatozoi che ci possono servire nella vita, per darlo alla signorina con la provetta quando vogliamo fare figli e per il resto il sesso sarà un bel sogno digitale.

Sources

La narrazione sopra deriva da argomenti tratti principalmente da un paio di letture: “Il gene egoista – R. Dawkins” e “Felicità: un’ipotesi. Verità moderne e saggezza antica – J. Haidt”.

  1. E’ interessante notare che nella scena politica italiana, la visione maschilista/tradizionalista sembra totalmente sottoscritta dalla Lega e l’altra dai suoi avversari.

Foto delle crociate

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Quinta Crociata

Ritirata

È caduto.

Sto guardando quello col surf, sembrava bravo. Probabilmente anche quelli bravi cadono.

Incredibile come basti una sedia di plastica sulla spiaggia per creare un momento magico. Il sole e un venticello leggero che ti accarezzano, il rumore e il profumo delle onde. E quelli che passano. Adesso due arabi che parlottano, uno a piedi nudi. Un altro dietro coi capelli bianchi e gli occhiali da sole, cammina più veloce, li sta raggiungendo. Adesso uno più giovane in canottiera, la felpa annodata alla cintura. La gente è vestita pesante in genere. Prima una ragazza è stata per un po’ a guardare il mare con la schiena appoggiata al palo che dice “SWIMMING PROHIBITED”. Lo dice anche in arabo e in ebraico. Credo. Uno pensa di essere circondato da tante stele di Rosetta, ma magari non è così. In arabo potrebbe dire “ma guarda ‘sti coglioni che stanno tutto il tempo a fare una mazza e guardare il mare”. E in ebraico: “Ehi arabo! Guarda che ho capito!”.

L’altoparlante sta dicendo di uscire dall’acqua in tutte le lingue. Credo. Stelo è uno stelo anche lui.

Fabri e Dona si sono alzati presto e sono andati in giro. Lory è andata a sedersi da qualche parte qua dietro. Tra un po’ dobbiamo liberare l’appartamento e un taxi ci porta al Ben Gurion. Pare ci siano controlli lunghissimi, dicono di andare lì tre ore prima.

Il nome dell’aeroporto richiama parecchi film di spionaggio.

Ora passa uno che corre, va da destra verso sinistra, fisico asciutto. Prima ne è passato uno bello grassottello che andava da sinistra verso destra. Ne potremmo dedurre che lì a destra ci sia qualcosa che fa dimagrire.

Lory si è alzata ed è lì davanti che si fa un selfie col mare. Si è seduta anche lei su una delle sedie di plastica. Chissà chi le ha messe.

Staremmo volentieri qui per sempre.

Quarta Crociata

A casa di Tom e Alina

A Tel Aviv alla densità di rabbini che vedevamo a Gerusalemme si sostituisce quella delle reti wifi. La password del nostro wifi è il numero di telefono di Alina, servisse.

All’autista del taxi Tel Aviv non piace perchè non c’è niente. “There is only the beach”. Vedremo. D’altra parte per lui sono importanti solo i luoghi sacri della cristianità: lui vive di quello. Quando contrattavamo il prezzo ha tenuto a farci sapere che lavora molto a Milano coi francescani, e ci ha chiesto se eravamo cristiani, quasi come patente per essere accolti nel suo taxi.

Cena

Enzo: – Guarda! C’è un Pizza Hut.

Edo: –

Enzo: – Ma è la catena di pizze più famosa al mondo.

Edo: È anche famosa tra gli italiani per fare schifo.

Enzo: Gli italiani hanno la puzza sotto il naso.

Edo: Hanno la pizza sotto il naso.

È finita ad hamburger.

Spesa

Ieri abbiamo comprato un po’ di roba al supermercato. La cosa essenziale erano le cialde per la macchinetta del caffè, ma le ho sbagliate (credevo che le nes-qualcosa fossero tutte uguali, invece le nescafè che ho preso io sono più grandi delle nespresso che accetta la macchinetta). Quindi colazione al bar, c’era un altro gruppo di italiani: siamo dovunque.

Davanti al bar era scoppiato un idrante.

Nella nostra strada, due isolati più in là c’è una casa che somiglia alla Pedrera di Gaudì

Old Jaffa

(ma si dice iafo)

Abbiamo affittato le bici e ci siamo fatti tutto il lungo mare fino alla città vecchia.

Bellissimo.

Ci sono ogni tanto degli spot con macchine da fitness all’aperto (tipo i giochi dei bimbi, ma per grandi, e ci giocano anche i bimbi): mi sembrerebbe un’ottima idea per tutte le città.

All’arrivo alla città vecchia le bici non sapevamo dove lasciarle: tutti gli slot occupati, eccetto tre che erano rotti (qualcuno si è preso le bici a forza, lasciando l’attacco dentro … siamo proprio dovunque).

Mercatini

C’era questo ragazzo simpaticissimo a cui abbiamo lasciato un capitale per dei ninnoli che costavano meno della metà alla bancarella dopo.

E c’era questo negozio di cose artistiche tenuto da due brasiliani a cui abbiamo lasciato cinque capitali per delle donne lunghe di legno e delle galline di terracotta.

Due passi e sei nel mercatino delle pulci, in cui vendono scarpe usate e simili.

Estrema povertà e estrema ricchezza convivono spalla a spalla. Ma è comunque una povertà dignitosa, sguardi segnati e profondi.

Si mangia

Siamo finiti in un posto caro, spero sia buono.

Buonissimo in effetti. È la prima volta che mangio dei falafel che non sono secchi dentro. Davvero buoni. E il cameriere mi ha fatto i complimenti per la scelta.

Stanchi

Ho comprato una tastiera bluetooth con layout israeliano. Non che ci tenessi alla seconda cosa, anche se fa molto “Ce l’ho da quando ero nel Mossad”, l’ho presa per il bt, e ho messo il layout US international, ma per il momento non ho la mappatura dei caratteri accentati, trovero’ il modo. Comunque e’ una figata.

Alla fine, caro tassista, anche se a Tel Aviv ci fosse solo la spiaggia varrebbe la pena venirci e forse viverci (non fosse così costosa … ). Ci siamo divertiti un sacco con le bici, abbiamo girato per i negozi, speso altri due capitali in ninnoli, e visitato la zona con gli edifici bauhaus.

Ci sono un sacco di negozi che vendono oggetti artistici, anche molto belli.

Muezzin

Alla fine avevo capito male, pensavo che, a parte la zona di Gerusalemme che era condivisa tra le tre religioni monoteistice il resto di Israele fosse rigorosamente ebraico.

Invece il miscuglio continua anche qui, la città vecchi è piena di arabi, e ci sono ovunque torrette coi muezzin che cantano. E molte chiese cristiane, in genere antiche.

Cena

Edo ha scelto un ristorante vegano, abbiamo tipo attraversato il mar rosso per arrivarci, ma vedendolo ci è sembrato un po’ tristino, abbiamo scelto la creperie di fianco, tristina anche lei, ma un po’ meno.

A me ‘sta cosa che non si possa avere una crepe prosciutto e formaggio dà fastidio.

Terza Crociata

Oggi ci sarebbe piaciuto andare a Betlemme, ma pare si debba andare fino al confine in taxi, attraversare a piedi uno o due posti di blocco e prendere un mezzo dall’altra parte. Viceversa al ritorno. Troppo: non ci andremo.

Piove e fa freddo. Andremo al monte degli ulivi, in taxi forse.

Intanto lasciamo il Post, mi spiace.

È passata una ad invitarci a una seduta di yoga e meditazione per digerire, mi sa che ci vado.

Prese

Ci sono le prese quasi come in Italia (comunque compatibili coi caricatori).

Taxi

Sembra che i Taxi girino, ma al sabato costano il doppio.

Sa che prendiamo un pullman. Io avrei preferito andare a piedi.

Pulman

Bisogna prendere il 275. Gentilissimi per le indicazioni. Il biglietto costa circa un euro e paghi quando vuoi: puoi pagare mentre sali, se l’autista è già lì, oppure prima di uscire, oppure ti alzi durante la corsa, mentre l’autista sta guidando, vai da lui, lui smette di guidare (il bus non smette di andare avanti), gli dai i soldi e lui ti dà il biglietto e il resto.

Fermate

Il concetto di fermata è virtuale. Le fermate ci sono, Edo con moovit le vedeva ed ha anche capito dove scendere. Qualcuno aspettava il pullman in strada e l’autista si è fermato e l’ha fatto salire, ed ha anche fatto scendere gente (al volo, con la porta aperta senza fermarsi, devo dire). Ma nei posti in cui la gente saliva e scendeva non c’era nessun segnale. Si sa che lì c’è una fermata.

Monte degli olivi

Non c’è niente. Si vede Gerusalemme dall’altra parte della valletta. Un cimitero di lapidi senza foto, qualcuna senza nome. Riscendiamo in pullman.

Spianata delle moschee.

Tentiamo di andarci, non so cos’è.

Ehi, ferma mentre sto scrivendo mi ha circondato un gruppo di giapponesi con guida. Si sono seduti sulle panchine attorno alla mia (qualcuno anche sulla mia) e hanno letto insieme ad alta voce, in inglese, il vangelo del paralitico di Bethesda (sono di fronte alla piscina), ora la guida (deve essere un prete) sta spiegando il miracolo paragonando la malattia al peccato. Ora continuano a leggere. Forse non sono giapponesi, asiatici comunque. Ho proprio la guida che mi parla nelle orecchie, situazione un po’ strana, ma qui è tutto strano. Il prete sta ripetendo la storia che Gesù ci salva dal peccato originale. Come ha preso piede ‘sta storia, non c’entra niente col vangelo. Se Gesù apparisse qui adesso lo prenderebbe a ombrellate in testa.

Cantano Amazing Grace. Intonati. Amen. Se ne vanno. Ho chiesto a una di loro: erano di Singapore.

Dicevo che volevamo andare alla spianata delle moschee, ma non ti ci fanno andare, non so perché, sembra che oggi sia chiuso.

Souvenirs

Ci siamo fatti l’ennesima traversata del mercato nella città vecchia. Camminando a velocità pollo-da-spennare, ne siamo usciti con due ombrelli, un mezuzah (oggetto di culto ebraico), due magnetini shalom da frigorifero, un paio di reebook per Lory (“le scarpe più comode che abbia mai avuto”) e svariati shekel di meno in tasca.

Cenacolo No

Abbiamo incrociato un gruppo di italiani di Pisa e del Lago di Garda. Andavano al cenacolo. Li abbiamo seguiti per un’ora, sbagliando strada varie volte. Avevano la stessa guida di Fabrizio e Dona.

Alla fine siamo arrivati ad un rockfeller museum all’interno del quale ci doveva essere il cenacolo, ma non ho capito perchè non ci siamo andati … troppo stanco.

Getsemani (ma lo scrivono diverso)

Eravamo sulla strada e ci siamo trascinati fin lì.

Strana cosa questi posti simbolo. Come fai a conservare per duemila anni un albero d’ulivo, la sala di un ristorante, una mangiatoia, una piscina ? Ci costruisci una chiesa, magari qualche centinaio di anni dopo, e quella chiesa va in rovina e allora gliene fai un’altra sopra e va in rovina anche quella, e allora un’altro gruppo di fissati né fa un’altra sopra la tua e allora ti metti a bisticciare con questi qua dicendo che il posto era prima tuo …

In questi posti ci vedi qualcosa solo se ce l’hai dentro, sono come le fermate virtuali del pullman.

Verso Tel Aviv

Usciti dal Getzemani abbiamo trovato un taxi, che per 700 shekel ci ha portati a Tel Aviv. Insisteva per portarci a Betlemme, dice che lui faceva servizio religioso e al confine non lo fermavano. Gli ho detto che eravamo stanchi e comunque a Betlemme avremmo visto solo un’altra chiesa. No, secondo lui c’era proprio la mangiatoia, quella mangiatoia

Seconda Crociata

Mercato

Siamo andati al Mahanè Yehuda Maeket. In teoria c’eravamo già stati ieri sera perché abbiamo cenato lì vicino, ma il mercato era chiuso.

Io ho sempre avuto un rapporto conflittuale coi mercati, come con tutti i posti in cui le code non sono ben definite e la gente urla, ma devo dire che sia questo che quello di Barcellona mi sono piaciuti. Vendono molto street food, in effetti c’è più quello che prodotti da portar via. Ed è molto dedicato ai turisti, anche se gente locale ce n’è tanta. Un sacco di semi, noci, fragole enormi, melograni ancora più enormi e pompelmoni. E coppolette di lana, e succhi d’arancia e melograno, e dolci molto invitanti.

Commozione

Comunque ripensando al museo, sono uscito con gli occhi lucidi, anche altri.

Non mi sembra cosa da poco, per un evento così lontano nel tempo e di cui si è ormai sentito parlare in tutte le salse. Ma rimangono impressi gli oggetti appartenuti alle persone, le foto che avevano in tasca. La vasca con le scarpe delle vittime colpisce molto. La struttura stessa dell’edificio trasmette angoscia: questo lungo procedere verso l’uscita che vedi dall’inizio, ma il cammino è ostacolato da mille trincee che dovrai attraversare. Bravi, davvero bravi.

Anche il procedere del racconto è un crescendo di angoscia e orrore: l’incredulità, all’inizio, per la teoria sulla razza, che bolleresti come semplicemente ridicola, poi i ghetti, le deportazioni, i campi di sterminio, la marcia della morte, gli uomini scheletro recuperati dai lager.

Ho comprato una graphic novel basata sul diario di Anna Frank.

Muro del pianto

Doveva esserci una preghiera per l’inizio dello shabat. L’abbiamo mancata credo, perché siamo stati un po’ lì, non succedeva granché e siamo andati via. Eravamo già lontani che abbiamo sentito dei canti, anche belli, dagli altoparlanti in giro per la città, peccato.

Comunque mentre eravamo lì abbiamo assistito a quella che, capisco ora, era la preparazione.

C’era gente che pregava contro il muro. Uno che si buttava contro il muro, facendosi male direi, e un altro che cercava di fermarlo.

Un gruppo numeroso era disposto in due cerchi concentrici e danzava cantando. Bello vedere gente che canta e danza, anche se è stato inquietante accorgersi che la metà dei danzanti era in tuta mimetica, con un mitra appeso alla spalla e una pistola alla cintura.

Mitra

La visione dei mitra è ricorrente. Nella piazza del muro del pianto c’era un discreto numero di soldati, senza contare che devi attraversare un controllo di sicurezza per entrare (ti aprono zaini e borse senza farsi problemi). Girando per la città vecchia è frequente trovare coppie di soldati, giovani, in genere un ragazzo e una ragazza col mitra in spalla e uno schermo dietro cui rifugiarsi in caso di attacco. Una delle ragazze non dimostrava più di quindici anni.

Santo sepolcro

Sono davanti al santo sepolcro. Fa un’impressione simile a quella di Lourdes o altri luoghi dove la religiosità popolare impera. Per lo meno gli addobbi sono kitsch allo stesso modo.

Sarei contento di vedere davvero i posti in cui Gesù di Nazareth ha vissuto, i luoghi di cui si parla nei vangeli. Non so quanto possano essere questi. Ho idea che i primi cristiani avessero altre preoccupazioni, e dubbi su quello che era davvero successo, e non reputassero così importante il feticismo delle vestigia fisiche della vita di Gesù. Tutto qui è diventato luogo di culto in anni successivi.

Una nota positiva è che è uno dei pochi posti in cui tutta la cristianità si riconosce, in cui non è divisa per sottigliezze teologiche o di potere.

Prima Crociata

Il viaggio

Check-in

Forte! Al gate ci sono i rabbini con la barba e i cappelli strani. Devo capire come si chiamano, i cappelli, non i rabbini. Uno era tipo quelle coppolette dei cardinali, che non sai come stanno su. L’altro era così

Volo

Il video di ElAl per dirti come chiudere le cinture o dove sono le uscite è molto bello: usano un sacco di trovate per renderlo meno noioso (il mentalist col 7 di cuori che vedi alla fine, l’aereo di carta in prospettiva, la tipa che raccoglie l’ombra … insomma fantastico devo cercarlo su google)

Ora danno un film coi sottotitoli in ebraico (immagino che l’audio sia in inglese, immagino si debbano usare le cuffie per sentirlo, ma ora non ne ho voglia).

Prima si vedeva la cartina con l’aereo. Malpensa è a 2770km da Tel Aviv.

Chissà se ci danno da mangiare.

Pranzo

Appena l’ho scritto hanno portato dei panini si poteva scegliere tra sandwich all’arrosto e qualcosa che non ho capito. Ho risposto “sandwich”, ma ho scoperto che la seconda cosa era un sandwich anche lei, per cui non so quale delle due mi abbiano dato. Gusto strano. Forse è il cibo kosher. Lory l’ha avanzato.

Il rabbino blu

Davanti c’è uno con la coppoletta da cardinale, ma blu.

Sta in piedi, nel vano dove ripostigliano robe grosse. Ha appoggiato un tablet sul counter e legge. Credo stia pregando, tipo breviario.

Siamo arrivati

Mai visto un atterraggio così brutto.

Cena

In qualche modo siamo riusciti ad ordinare. Ho azzeccato lo starter, delle melanzane arrosto buonissime e sbagliato il secondo (agnello tritato nel pane pita, ma non avevo capito che lo tritavano). Dolci, buonissimi, musica arabo moderna fortissima.

Il Post Hostel è molto simpatico, tutto caruccio comunque (nel senso che costa tanto).

Notte di merda e colazione affollata.

Non ho chiuso occhio tutta la notte. Riscaldamento alto e piumone.

Colazione buffet con yogourt fiocchi e frutta buoni ma coda al caffè (c’erano anche uova al tegamino e verdura, magari domani provo).

È un posto con un bel feeling: oltre alle camere, che sono quello che sono, c’è questo grande spazio comune in cui oltre a mangiare la gente sta durante il giorno a leggere e ciaciarare. Ieri sera c’era su un divanetto un travestito bruttissimo con due coscione oscene di fuori, un po’ fatto credo, non sembrava molto presente. C’è anche musica live di sera. In media più giovani di noi gli ospiti.

Visita all’holocaust museum

Qui non ti fanno fotografare ma c’è il gioco The swastika’s Race to Victory, una specie di gioco dell’oca (da cui il passo probabilmente).

Ma Hitler non salutava col braccio allungato: faceva il braccino corto e alzava timidamente la manina in su.

Dà da pensare lo strappo psicologico subito dagli ebrei tedeschi che si erano integrati nella cultura tedesca. Questa li ha gradatamente estromessi e rifiutati.

Guardavo le foto di questi che hanno partecipato al meeting del 20 gennaio 1942 in cui è stata decisa la soluzione finale. Cercavo la cattiveria in quei volti, ma non c’è. Sembrano persone normali, pratiche, efficienti. Quelle che trovano le soluzioni, appunto. Qualche faccia un po’ più stupida forse, qualcuna più opportunista. Avremmo potuto esserci noi lì e avremmo fatto la stessa scelta.

Che incredibile organizzazione, pianificazione per questo sterminio.

Perché non si ripeta

Penseresti che sia di per sé cosa buona organizzare il lavoro di tante persone per un fine. Viene da pensare che i soldati avrebbero dovuto opporsi ad ordini inumani. Ma è anche di per sé un bene che molti possano eseguire ordini che non comprendono: è l’unico modo di sfruttare le decisioni dei pochi che sanno. In altri frangenti ha funzionato. Dov’è il male allora ? Cosa bisogna fare perché la pazzia non si ripeta ?

Forse un museo come questo può contribuire, ma penso che il problema alla base sia di prendere collettivamente coscienza del fatto che l’efficienza, la razionalità stessa sono solo strumenti, spesso limitati, non possono diventare fini. Non ha senso rincorrere il massimo dell’efficienza. I tedeschi di fatto hanno fatto questo. La supremazia raziale, pensiero disturbato, d’accordo, ma è ricerca di efficienza. Non è tanto il fine il pericolo, quanto l’utilizzo di uno strumento che quel fine aberrante non ti permette di mettere in discussione. L’efficienza è uno strumento, un’ arma, spesso a doppio taglio. Gli strumenti che ha senso usare per migliorare l’umanità sono ormonali, dolci, dubbiosi, disobbedienti. Hanno una loro anima, come il pennello del pittore o uno strumento musicale: l’artista può imprimere una sua direzione, una sua volontà solo accettando i limiti dello strumento e collaborando con esso.

Battutadelcazzo

Ma gli armeni dopo che li hanno sterminati si chiamano arfiù ?

Bici

Un sacco di bici elettriche pieghevoli in giro.

Non a pedalata assistita, con l’acceleratore. Molte col seggiolino porta bimbi, alcune con due. Tutte col portapacchi, son veramente usate al posto delle macchine.

Benché siamo capitati nei giorni più freddi che abbia visto questo paese da quando esiste ne girano molte.

Ebraico

Per creare questo linguaggio hanno acceso randomicamente i led di un display a sette segmenti, tutte le combinazioni che non avevano senso negli altri linguaggi le hanno messe in questo.