Two Days After

Ho ricevuto questo commento al post precedente dal mio amico Pino Gangemi, che ringrazio. Siccome è un commento piuttosto articolato, e credo meriti di essere letto, ne ho fatto un post.


Dissento e proverò a motivarne le ragioni con pacatezza, sulla falsariga di quanto hai scritto tu.

Il grande saggio

Mi sento anch’io in lutto, nel dopo voto, perché non mi piace affatto questa Italia che vota Lega perfino a Lampedusa e Riace o, più in generale, in tutto il Sud. Fino a qualche anno addietro, il “capitano” cantava canzoncine sui napoletani che “puzzano come cani” e invocava un intervento risolutivo del Vesuvio. Se è lecito cambiare idea, a me risulta insopportabile la troppo corta memoria dei miei conterranei che farebbero bene a rileggere lo statuto del partito ex padano che, però, non ha affatto ripudiato la secessione. Chi pagherà un prezzo molto alto se saranno approvate le nuove regole per l’autonomia regionale saranno proprio i meridionali, masochisti per scelta o per ignoranza.

Perché intristirsi delle reazioni di molti a causa del risultato delle elezioni, sia pure ampiamente prevedibile? Limitarsi alla sola curiosità e non evidenziare il proprio disagio mi sembrerebbe davvero bizzarro, come se potessimo asetticamente partecipare al contributo di nuova conoscenza che ne deriva, mettendo da parte ogni altro sentimento: un cicinin disumano, a mio parere. Il voto, semplificando, è davvero una gara, nel senso che determina vincitori e sconfitti nonostante i voli pindarici di molti politicanti che trionfano persino quando perdono. Esattamente come prevede la democrazia che assegna l’esercizio del potere ai primi e la facoltà di controllo ai secondi. Come non preoccuparsi ancor di più se il partito vittorioso persegue obiettivi e traduce in leggi dello Stato argomenti quali la “legittima difesa preventiva”, la “flat tax” che, se fosse davvero piatta, risulterebbe anticostituzionale, l’utilizzo della ruspa per eliminare i campi rom senza minimamente preoccuparsi di una qualche soluzione alternativa, l’interdizione a priori dei porti a qualunque nave che salva esseri umani? La netta vittoria di un partito il cui leader, capo del governo “de facto”, mira all’ulteriore aumento del nostro colossale debito pubblico e risponde “Chi se ne frega?” quando qualcuno gli fa notare il conseguente incremento dello spread dei nostri titoli di Stato?

Mi domando: chi stabilisce, a partire da una presunta saggezza collettiva, quali siano le idee migliori o le soluzioni più adatte? Un algoritmo che non è asettico poiché qualcuno l’ha implementato o lo implementerà seguendo criteri difficilmente verificabili e condivisibili?

L’ondata nera e la sicurezza

La paura di un ritorno del fascismo, in una forma storicamente diversa, non è solo legittima ma, addirittura, doverosa. Lo dobbiamo a quelli che il fascismo, o qualunque altro tipo di dittatura, ha ucciso, incarcerato, torturato, esiliato. La paura, se motivata e non indotta o fomentata da un ministro degli interni, è lo strumento indispensabile per intravedere un pericolo e, possibilmente, prevenirlo. Purché non degeneri in immotivata ossessione, naturalmente.

Restando nell’ambito della semplificazione economica “destra-sinistra”, non è affatto vero, purtroppo, che la ridistribuzione della ricchezza avvenga in modo automatico, anzi: la forbice della disuguaglianza si allarga sempre di più. Basta leggere il “Rapporto Oxfam” discusso a gennaio di quest’anno durante l’Economic Forum di Davos. Nel 2018, la ricchezza dei 3,8 miliardi di persone più povere della terra è diminuita dell’11% contro un incremento del 12% dei più ricchi. Una situazione analoga si registra in Italia, particolare trascurato anche dalla sinistra – o meglio, dal centro-sinistra – al governo nel nostro Paese negli ultimi anni. Ma quest’argomento, certo, riguarda più il capitalismo che il fascismo.

Ridurre a folklore le manifestazioni degli attuali gruppi neofascisti e, di contro, le “reazioni che suscitano sulle persone genericamente di sinistra” significa dimenticare cosa è accaduto in Italia non solo durante il ventennio ma anche a partire dalla strage di Piazza Fontana in poi, gli anni del terrorismo nero che è stato una concausa della nascita del terrorismo rosso. Personalmente non ritengo efficace partecipare alle proteste contro Casa Pound o Forza Nuova ma non mi sento affatto di giudicare coloro che lo fanno come persone animate da preconcetti e prive di un reale oggetto del contendere.

I migranti

Xenofobia, egoismo e paura immotivata non sono sufficienti per etichettare come fascista chi li prova ma costituiscono una buona base per avviarsi su quella strada. Il fenomeno della migrazione rappresenta un problema davvero enorme che l’Europa dovrà affrontare più seriamente di quanto non abbia fatto e non faccia. Davvero la soluzione è quella di Salvini e dei suoi amici di Visegrad che vogliono, semplicemente, impedire gli arrivi a tutti i costi? Le azioni messe in pratica dal ministro della paura, colpevolmente supportato dai 5S, non si sono limitate alla fantomatica chiusura dei porti ma hanno sistematicamente smantellato ogni simulacro di accoglienza. Negli ultimi anni in Germania sono arrivate milioni di persone mentre l’Italia non ha neppure firmato il “Global Migration Compact” dell’Onu, una semplice dichiarazione dei principi che dovrebbero regolare il flusso mondiale dei migranti. E, ancora: immaginiamo, per un momento, che nel nostro Paese scompaiano tutti gli extra comunitari irregolari ad oggi presenti e non ne arrivi più nemmeno uno. Si risolverebbero, per incanto, tutti i veri problemi degli italiani quali la disoccupazione, la criminalità organizzata, la corruzione, la decrescita economica, il debito pubblico, la burocrazia, le lungaggini della giustizia e … chi più ne ha più ne metta?

La difesa delle forze di polizia, sempre e comunque, come lavoratori che fanno il loro mestiere è molto “pasoliniana” e sarebbe anche del tutto legittima se non fossero mai accaduti, ad esempio, i fatti di Genova, della scuola Diaz e di Bolzaneto. In quei luoghi la violenza è venuta da una parte sola, pianificata e costruita ad arte come costruite ad arte e del tutto false erano le prove per giustificarla. Ammiro i non violenti ma non sono, e non aspiro ad essere, il Mahatma Gandhi.

Antifascisti

Il prefisso “anti”, nelle sue diverse accezioni, significa “contro”. Rispetto al fascismo, che sia solo propaganda ideologica o regime totalitario, non si può essere “non” ma decisamente “anti”. Sarebbe bastato un cicinin di “anti”, a partire dal primo dopoguerra fino alla marcia su Roma, per evitarci vent’anni di dittatura ed una seconda guerra mondiale. L’illuminata classe dirigente liberale dell’epoca ha considerato il fascismo, nonostante tutte le sue innumerevoli manifestazioni violente, poco più che un fenomeno temporaneo e, soprattutto, controllabile. Conosciamo bene le conseguenze e, se la Storia davvero insegna qualcosa, dovremmo aver imparato l’importanza, in certe occasioni, di essere “anti”. Questo non significa impedire ad una casa editrice di partecipare al Salone del Libro ma, se fossi stato costretto a scegliere – come è accaduto – tra Casa Pound e la partecipazione di Halina Birenbaum, una delle ultime sopravvissute alla Shoah, non avrei avuto dubbi. Non cerco affatto nemici “a priori” ma questo non significa che i “nemici” da cui stare in guardia non ci siano e che, nel caso, vadano combattuti.

Le alternative

La sinistra paga, ancora oggi, un suo difetto atavico e devastante: come in una religione, ogni partito, gruppo, persona che ne fa parte ritiene di possedere la sua propria verità. Quando, ovviamente, tali verità tutt’altro che oggettive, contrastano fra di loro, ci si massacra allegramente all’interno della sinistra stessa, dimenticando del tutto quali siano i veri avversari. Al momento lo stanno facendo i simpatizzanti del PD e quelli che, all’interno del M5S, si ritengono di sinistra. Trovare una sintesi è difficile, così come difficile è proporre soluzioni di problemi complessi che siano semplici e immediatamente comprensibili.

La riduzione dell’utilizzo del contante, ad esempio, è stata proposta in più occasioni, a partire da Bersani, e, pur essendo semplice e comprensibile, è stata accolta con scarso riscontro e scarsissimo entusiasmo. Considererei un passo avanti significativo se la sinistra riuscisse, finalmente, a formulare e mettere in pratica qualche concreta proposta per migliorare, almeno un poco, la vita dei meno abbienti. Istruzione e asili nido davvero gratuiti per tutti, ad esempio.

Insomma

All’interno del Movimento 5 stelle, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere neppure un indizio di dialogo interno: al primo accenno di dissenso le espulsioni sono immediate come dimostrano i casi, ad esempio, di Pizzarotti e di De Falco. Mi è insopportabile che l’ultima parola sia stata sempre e comunque riservata a quel sovrano senza trono che è Beppe Grillo, il garante unico, indiscusso e indiscutibile. Possiamo considerare davvero come terreno di confronto l’incontrollabile piattaforma Rousseau sulla quale perfino la formulazione del quesito riguardo a Salvini e la nave Diciotti risultava quanto meno equivoca? È sintomo di reale dibattito interno affidare agli iscritti, con un voto on line, la conferma o meno di Di Maio come capo politico o, invece, è solo un rifuggire la propria responsabilità individuale di fronte ad una catastrofe elettorale? Il PD ha molti difetti ma ritengo le primarie e lo svolgimento di un regolare congresso un “minimo sindacale” che va comunque difeso e preservato.

Ad una seria riflessione autocritica dovrà seguire la ricostruzione di un’alternativa credibile. Un’impresa non da poco e che, nei fatti, non potrà che passare da nuove elezioni e da un periodo in cui le carte le avrà probabilmente in mano il centro-destra o, addirittura, la destra-destra. Sempre che non ci si scatafasci prima, a causa della situazione economica e dell’aria che tira. Speruma bin …

8 risposte a “Two Days After”

  1. Hai ragione, è un cicinin disumano il modo in cui credo bisognerebbe affrontare le cose (non solo l’esito elettorale). Probabilmente è un influenza/suggestione dello Zen. E’ un tipo di reazione non sempre facile, ma credo abbia un sacco di vantaggi sia a livello personale (si sta meno male), sia collettivo (si va più d’accordo e i rapporti sono più costruttivi).
    L’idea che non ci debbano essere vincitori e vinti si basa proprio sulla consapevolezza dell’essere molto limitati tutti quanti. Nessuno di noi ha davvero motivo di pensare che le sue idee siano più giuste di quelle di un altro. Questo non vuol dire che non debba sostenerle fin che pensa siano valide, ma il dubbio che possano non esserlo è la base di un dialogo costruttivo, di una crescita.
    Detto questo condivido le preoccupazioni che esprimi, soprattutto quella sullo spread, e ancor più quelle che non citi (omofobia, restrizione sulle droghe leggere, appoggio alla parte becera della religione, soprattutto in campo etico, vedi Pillon). Non condivido la preoccupazione sulla Flat Tax su cui sarei favorevole, di questo potremmo parlare in sede specifica se vuoi. Ma si può essere preoccupati e comunque pensare che gli italiani abbiano fatto la miglior scelta possibile, e che sia nostro compito cercare di capire perché è la scelta migliore. Ad esempio potrebbe essere un pungolo alla sinistra per ridurre la litigiosità interna, perché trovi forme di democrazia interna più valide. Magari un PD al 40% si sarebbe disgregato il giorno dopo in decine di correnti.
    “Chi stabilisce, a partire da una presunta saggezza collettiva, quali siano le idee migliori o le soluzioni più adatte?”, il voto stesso lo stabilisce. E’ l’algoritmo che abbiamo adesso, forse ne troveremo di migliori in futuro ([https://www.limbarazzodellasceta.it/wp/2019/05/19/democrazia-assistita/]).
    Non volevo dire che l’alternanza tra destra e sinistra avviene in modo automatico: è ovviamente frutto della tensione sociale che la destra tende a creare, ad un certo punto scoppia la rivolta, detto questo sono convinto che la sinistra tenda ad impoverire il paese sul piano economico.
    Quelli che sfilano contro i neofascisti (soprattutto coi caschi e i bastoni) non è che voglia giudicarli, semplicemente penso siano inefficaci, o anti-efficaci: fanno avanzare la lega.
    Sui migranti sono d’accordo che la visione della lega (oltre a essere disumana, cosa che magari interessa a pochi) è miope, nel senso che è un fenomeno che devi governare e non puoi bloccare. Personalmente ce l’ho con chi a sinistra ha bloccato Renzi/Minniti che credo stessero facendo bene.
    A Genova la violenza non era da una parte sola. Hanno santificato un ragazzo che è morto tentando di tirare un estintore addosso ad un poliziotto.
    Sull’”anti” resto convinto che più sei anti meno ti distingui da loro. La via giusta è davvero Gandhi. La storia della Birenbaum non la conoscevo. Non so cosa avrei deciso io, qualche dubbio ce l’avrei comunque avuto.
    Riguardo al dialogo interno dei 5S. Io sono stato un 5S della prima ora e ho avuto accesso alla piattaforma Rousseau. Avrà tutti i difetti del mondo, ma è un posto in cui qualsiasi iscritto può presentare una proposta, che viene valutata dagli altri, c’è un dialogo. Poi i voti saranno pilotati, ma ti assicuro che la fase prima non è male. Credo che la sinistra farebbe bene a dotarsi di una cosa del genere. Poi vanno bene anche le primarie, ma mi sembrano più una festa che un momento democratico (perché la rosa dei candidati è in genere predefinita non si sa mai bene da chi).
    E, certo, “Speruma bin”

  2. Non mi sembra una gran conquista seguire i principi Zen e diventare “disumani”. O, almeno, non è quello che ho percepito io nel periodo in cui, per curiosità ed interesse, ho letto qualche libro che dell’approccio Zen raccontava. Senza bisogno di disumanizzarsi, una conclusione analoga alla tua – “… Nessuno di noi ha davvero motivo di pensare che le sue idee siano più giuste di quelle di un altro …” – la si raggiunge condividendo il pensiero scientifico moderno per cui ogni nuova conoscenza non rappresenta mai la verità assoluta ma solo un’ulteriore approssimazione della stessa, pronta a lasciare il posto a qualcosa d’altro man mano che l’argomento si arricchisce di ulteriore consapevolezza. Analoga, non uguale perché è naturale che ognuno di noi ritenga le proprie idee migliori nel confronto con gli altri, purché, come spesso accade, non le consideri verità dogmatiche e sia disponibile ad ogni successivo raffronto.

    Citare tutti i motivi per cui l’esito elettorale è preoccupante necessiterebbe di una lunga lista che tu stesso hai arricchito con ragioni validissime. Sulla “flat tax”, invece, rimarco il mio dissenso: una sola aliquota, come propagandata da Salvini insieme all’intero centro-destra, non solo necessiterebbe di una modifica costituzionale ma mi pare del tutto ingiustificata proprio come principio ispiratore. Perché mai un operaio, un imprenditore, un libero professionista che producono redditi annuali sostanzialmente diversi, dovrebbero essere tassati allo stesso modo? Esattamente il contrario della ridistribuzione della ricchezza che dovrebbe costituire uno dei principi distintivi dell’azione politica della sinistra.

    Se, come mi pare sosteniamo entrambi, il risultato elettorale ci preoccupa, possiamo al contempo ritenere che gli italiani abbiano fatto la miglior scelta possibile? La contraddizione è lampante, a meno di non immaginare che una scelta diversa – quale sarebbe stata la peggiore? – non ci avrebbe indotti ad un immediato suicidio!

    Sull’argomento “democrazia assistita” ci sarebbe molto da aggiungere: mi riservo di farlo in futuro, se capiterà l’occasione.

    Può darsi, invece, che tu abbia ragione ma davvero non capisco come “la sinistra tenda ad impoverire il paese sul piano economico”. Indica, per favore, un qualche provvedimento messo in pratica dai governi di (centro)-sinistra in Italia che giustifichi questa tua convinzione.

    Non c’è dubbio che a Genova la violenza non fosse da una parte sola ma nulla di ciò che era precedentemente avvenuto può giustificare i fatti della scuola Diaz e, subito dopo, di Bolzaneto. Se concateniamo gli avvenimenti la conclusione sarà una soltanto: una vendetta indiscriminata, perpetrata dalle forze dell’ordine che hanno letteralmente falsificato le prove materiali per motivarla.
    Le responsabilità individuali sono state, in gran parte e purtroppo, prescritte ma l’Italia ha ricevuto ben due condanne da parte Corte europea dei diritti dell’uomo per le azioni compiute e per il fatto che il nostro Paese non ha una legislazione adeguata a prevenire tali atti da parte di coloro che dovrebbero garantire l’incolumità di tutti.

    Il mio essere “anti” mi distingue chiaramente dai fascisti perché evidenzia una totale diversità di principi, valori ed azioni. Potremmo dibattere a lungo sull’argomento che richiama da vicino il “paradosso della tolleranza” enunciato da Karl Popper: la penso esattamente come lui.

    Non discuto la piattaforma Rousseau come luogo di dialogo ma come strumento di sintesi e di decisione, a valle della discussione. Le primarie sono, e spero resteranno, una festa e un momento di democrazia; le candidature seguono precise regole presenti nello statuto del PD.

    1. Stavolta rispondo a rate. Immagino che il concetto di “disumano” sia molto locale al tempo in cui lo si usa. Per un uomo delle caverne sarebbe disumano vedere uno che si diverte a leggere un libro, per un medioevale sarebbe probabilmente disumano il concetto di democrazia (visto l’ultimo Game of Thrones ?). Per un uomo del futuro sarà probabilmente disumano un uomo di oggi che si fa trasportare dalle passioni e non riesce a guardarle come residuo di meccanismi evolutivi, come un pezzo di coda che non serve più.

      1. Umano: “proprio dell’uomo, in quanto rappresentante della specie, dal punto di vista biologico o come protagonista della vicenda storica”. Questa è la definizione presente in qualunque vocabolario della lingua italiana. Si riassumono, con tale termine, le peculiarità che caratterizzano questa specie tra i viventi e non importa se si tratta di pregi (pochi) o di difetti (tanti). “Disumano”, dunque, indica qualcosa che va oltre: in alto, verso il trascendente, o in basso, verso differenti regni della natura. Nonostante sia del tutto vero che le parole mutano il loro significato nel tempo, al momento, con notevole presunzione e poca modestia, mi considero ancora un appartenente all’insieme degli umani.

    2. Flat Tax. Forse è meglio chiarire i termini, mi sembra ci sia un po’ di confusione. Sì parla di aliquota fissa, non di tassa fissa. Se la proposta fosse una tassa fissa, “paghiamo tutti 20000 euro di tasse all’anno”, sarebbe estremamente iniqua per i motivi che dici tu: sarebbe una tassa alta per i più poveri e molto bassa per i più ricchi. Ma un aliquota fissa è una tassa progressiva: i ricchi pagano molto più dei poveri, giustamente.
      Quella che difendi tu, la forma attuale, è una tassa esponenziale con tetto. In pratica risponde all’idea, a seconda di come la si voglia vedere, di punire i ricchi perché si dà per scontato che se sono ricchi hanno rubato o sfruttato, e quindi con le tasse devono ridare, o di chiedere ai ricchi un apporto maggiore come forma di solidarietà. In ogni caso ne viene fuori una certa stortura: grazie al tetto i super ricchi possono teoricamente avere ricchezza che tende a infinito, mentre i ceti medi sono più colpiti, as usual.
      La tassa ad aliquota fissa secondo me riporterebbe un po’ di respiro al ceto medio e un po’ di movimento di denaro in più, forse spingerebbe qualcuno in più a pagare le tasse (perché il costo del rischio sarebbe in proporzione più alto). Per i super ricchi bon cambierebbe poi molto: non le pagano nemmeno ora, magari qualcuno inizierebbe. Non vorrei essere talebano sulla cosa, capisco i ŕischi, ma credo se ne potrebbe parlare con serenità e non farne una bandiera. Tra l’altro dive è stata introdotta sembra funzioni per rilanciare l’economia.

      1. In questo caso non ci sono equivoci: aliquota fissa, naturalmente, e unica, se davvero la intendiamo piatta. Riguarderebbe, più esplicitamente, l’IRPEF – imposta sul reddito delle persone fisiche – al momento progressiva, mentre esistono molte altre forme di tassazione che sono già flat: IVA, IRES, IRAP, ecc. La nostra Costituzione recita, all’articolo 53: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. I padri costituenti desideravano davvero, all’epoca, punire i ricchi? Mi sembra una considerazione non solo semplicistica e demagogica ma decisamente sbagliata. Un’aliquota fissa NON è progressiva per sua stessa definizione, lo diventa solo quando aumenta all’aumentare del reddito.

        Ribadisco che trovo il principio sacrosanto e condivisibile proprio perché rientra in quell’obiettivo primario di ridistribuzione della ricchezza – in termini di contributo ai servizi primari a tutti indispensabili, in questo caso – e non esiste nessun Paese occidentale che abbia, attualmente, derogato al fondamento della progressività. La “flat tax” è presente, invece, in molte nazioni di provenienza dall’ex impero dell’URSS, per motivi strettamente legati al passaggio dell’economia dallo statalismo al libero mercato. E non vi è dubbio che, in tali Nazioni, sia stata e sia determinante per la creazione di insopportabili ed ingiustificate oligarchie. Definire l’attuale regime di tassazione addirittura esponenziale, sia pure con tetto, lo prendo come un evidente paradosso matematico. Non confondiamo la riduzione dell’imposizione fiscale – auspicabile, senza dubbio – con la “flat tax”: non è questo ciò serve per dare “un po’ di respiro al ceto medio e un po’ di movimento di denaro in più”. Lo stesso obiettivo si potrebbe raggiungere, molto più facilmente e con corretti criteri di giustizia sociale, tramite una rimodulazione delle varie aliquote e, prima ancora, con una vera, efficace lotta all’evasione che mai nessuno ha voluto, in Italia, per i più svariati motivi. Sostenere che con la “flat tax” si indurrebbe qualche evasore, totale o parziale, a pagare finalmente il dovuto è opinione non dimostrata da alcuna prova certa e, a parità di leggi, non è affatto realistico che “il costo del rischio sarebbe in proporzione più alto”: quanti evasori corrono un vero pericolo se scoperti, dato che i condoni – pardon, le paci fiscali – sono all’ordine del giorno?

  3. Ma non capita anche a voi di dire: “Basta! Non ne posso più di questi squallidi personaggi e delle loro beghe!”?

    Sorry blogger per la mia latitanza. Ho trascurato per un po’ di visitare il tuo blog ed ora …faccio fatica ad inserirmi nella discussione, peraltro già ben delineata ed ottimamente argomentata tra te e il tuo vecchio amico P.G.. Certo, potrei almeno schierarmi tra queste due posizioni appunto già definite, ma penso di avere proprio un problema di fondo: oscillo a pendolo tra una visione di “sinistra” (per alcuni imprescindibili “valori”) ed una di “destra” (per altri pragmatici aspetti).
    È anche vero che… dopo Gaber, non c’è più la Destra e la Sinistra, quindi più propriamente si dovrebbe scegliere tra opposizione o governo (come del resto questi ultimi si premurano di ricordarci).
    Allora è anche peggio: barcollo paurosamente tra il sano interesse per la politica=benecomune e il disgustato distacco per i politici=castadiladrieincompetenti.
    Ecco il senso della mia domanda/provocazione dell’incipit.

    Rileggendo gli ultimi vostri scambi postati qui direi che in generale mi ritrovo più sulle tue posizioni, blogger, nel senso di guardare con la dovuta serenità al risultato elettorale, capire più che gridare al-lupo, imparare dalle sconfitte più che indignarsi e basta.
    D’altra parte (ecco il pendolo) avverto una vocina che mi dice che non si può passare sopra qualunque cosa, che un piccolo residuo set di “valori non negoziabili” bisognerà pure difenderlo, e …forse ci stiamo pericolosamente avvicinando a quel limite, anche inconsapevolmente, come il buon P.G. ci avverte. Per non rischiare di fare la fine della “rana bollita”.

    Il mio vero problema è che non sono abbastanza Zen come te, e non sono abbastanza pasionario come P.G.
    …e rischio di finire per allargare le fila degli Indignati Antipolitici.
    (ahi! Ho detto anti- !!! 😂)

    Insomma, non avevo nulla di particolarmente furbo e costruttivo da aggiungere alla discussione, ecco perché non avevo scritto nessun commento agli ultimi tuoi articoli.
    Ciao!😉

    1. Interessante l’oscillare tra valori e pragmatismo. Sarei curioso di sentire quali sono gli aspetti pragmatici che spingono a destra. A proposito di Gaber, conosci quella canzone il cui ritornello fa “I borghesi son tutti dei porci” ? Dà un’altra visione dell’oscillare tra sinistra e destra: sembra dire che si è tendenzialmente di sinistra da giovani e di destra da anziani, quindi forse c’entra anche l’età. I valori non negoziabili mi spaventano, credo che le ideologie, i pensieri preconfezionati, le semplificazioni, debbano essere mappe grossolane, servono a darti più o meno l’idea di dove andare, ma alla fine quello che vince è il territorio, la realtà. E milioni di persone che votano in un modo che non ti aspetti sono realtà, non li puoi liquidare con un “sono tutti cretini”. Se non ti spingono a cercare di capire è veramente triste. Insomma, non è questione di essere Zen, ma di tenere in conto tutti gli elementi della realtà, se no facciamo esperimenti scartando quelli che “non ci vengono” … sarebbe cattiva scienza.

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