Muscoli, Cervello e Cuore

I muscoli

Votare credo sia una versione raffinata della guerra.

Photo by Valentin Salja on Unsplash

Anzichè scannarci di brutto ci contiamo, decidiamo che, più o meno, i più numerosi avrebbero vinto, ed evitiamo spargimenti di sangue ed energia fingendo che la guerra l’abbiano vinta gli uni o gli altri. Una bella conquista, dopo tutto.

Personalmente avrei preferito la soluzione Orazi e Curiazi. Spargimento di sangue vero, ma minimo. Qualità contro quantità. E poi lo spettacolo! Vuoi mettere col calcio? Ma tant’è, oggi il sangue ci fa orrore. I talk-show penso siano ispirati da quest’altra modalità. Purtroppo, in genere, si fermano alle invettive.

Comunque muscoli, sublimati o no. La politica di oggi è estremamente muscolare, e quando risolvi i problemi con la forza viene il dubbio, più che lecito, ovviamente, che l’oggetto del contendere siano interessi di parte e non idee, checchè poi se ne dica.

Il cervello

No, c’è di meglio.

Da grillino della prima ora (subito deluso, tengo a dire, dalla faccenda con Bersani, e ancora più deluso in seguito dalla pochezza e arroganza dei rappresentanti eletti) ho avuto modo di dare un’occhiata alla piattaforma Rousseau. Se ne son dette tante a riguardo, e penso che i sospetti di scarsa integrità e sicurezza fossero più che giustificati. Quello che ho notato, però, e che nessuno sottolinea, è il fatto che non si tratta semplicemente di un meccanismo digitale di supporto al voto. Gli stessi 5S ne stanno dando questa immagine, ricorrendo pubblicamente al verdetto dell’oracolo a fronte di ogni decisione che non hanno il coraggio di prendere. Ma Rousseau è, secondo me, principalmente un posto in cui le idee, le proposte, nascono, si mescolano, si raffinano, emergono. Su Rousseau ogni iscritto può presentare soluzioni che vengono lette, commentate e, infine sì, votate, ma l’importante è quello che è successo prima del voto.

Ho l’impressione che il PD stia pensando di replicare la parte muscolare e non cerebrale dell’idea. Le primarie in fondo sono questo: “scegli A o b” (notare la A maiuscola). Negli altri partiti encefalogramma piatto, direi, non credo che le varie sedi locali ospitino di meglio in termini di democrazia interna. Forse i Radicali sono un’eccezione, lì ci sono posti per dire la propria (ho l’impressione che in quei contesti si parli molto più di quanto si ascolti, ma è un’impressione dall’esterno).

Comunque questo è il cervello. La politica deve essere confronto di idee, dialogo, elaborazione, generazione di soluzioni possibili, soprattutto nel senso di abbastanza condivise. Il voto, alla fine, deve diventare quasi una formalità.

Il nostro ordinamento prevede, almeno sulla carta, questo bellissimo metodo di prendere le decisioni collettive. Eleggiamo dei rappresentanti che in parlamento, in teoria, sono chiamati a fare esattamente questo: fare proposte (a nome nostro), ascoltare le proposte degli altri, capire se ci sono punti di convergenza e creare leggi che rappresentino compromessi accettabili per gli elettori. Forse nelle commissioni parlamentari avviene davvero questo, non so. Ascoltando i lavori del parlamento su Radio Radicale l’impressione che ne ho ricavato è più disarmante: parlamentari che fanno i loro interventi più a beneficio dei media che dei loro colleghi, schieramenti preconfezionati su ogni tema, voto finale che ha inevitabilmente l’esito pre-deciso dalla maggioranza. Insomma, il dialogo non si vede, quel “Ah sì, in effetti, considerando questo, magari hai ragione tu”, quel “Oh, bella idea! Mette d’accordo tutti” non si vedono. Spero di sbagliarmi, almeno un po’.

Questo degrado è l’inevitabile conseguenza dell’esistenza dei partiti, diceva bene Simone Weil nel suo Appunti sulla soppressione dei partiti politici. L’opinione di bandiera è essenziale alla definizione stessa del partito. Noi siamo quelli che votano così. Spesso non è chiaro in anticipo cos’è quel “così”. L’unica cosa chiara è che le decisioni sono prese altrove, non in parlamento.

Potrebbe andare bene comunque, potremmo farcene una ragione. Siamo troppi: non è possibile un dialogo tra 50 milioni di persone, forse neanche tra 900 (600 adesso, ma il problema peggiora, direi, se questi rappresentano i pensieri dei 50 milioni). Quei 600 rappresentano idee troppo diverse per essere fuse, e soprattutto non hanno un collegamento serio all’indietro, verso la loro base, per avere un feedback sulla disponibilità dei 50 milioni ad accettare le nuove proposte. L’unico feedback esistente sono i media, e il risultato è un continuo buttare lì proposte e guardare le reazioni sui social, sui sondaggi. È la nostra nuova democrazia, facciamocene una ragione. E forse è meglio di niente.

Ma si potrebbe fare molto meglio. La tecnologia potrebbe aiutare di più. Non tanto per fornire piattaforme digitali di voto, quanto per fornire uno spazio di discussione che permetta a numeri sempre maggiori di persone di esprimersi, di manifestare i propri bisogni anzitutto (non servono particolari competenze per raccontare il proprio disagio) e anche le proprie proposte. Il contenitore, lo spazio per questo dialogo digitale potrebbero essere i partiti stessi, che dovrebbero dotarsi di forme di democrazia interna più al passo coi tempi (e, diciamocelo, con tutte le loro contraddizioni i 5S qualche passo in questo senso l’hanno fatto) o, io preferirei, un’arena globale in cui si discute di temi concreti e serve come base per conoscere/scegliere singoli rappresentanti non pre-coalizzati in partiti.

Se escludiamo la difesa di interessi di casta e di ideologie, entrambi fattori che considero deleteri e/o sorpassati, non c’è davvero più nessun motivo serio di esistenza di formazioni politiche. Sono solo il parto (e la premessa) di una politica muscolare e non intelligente.

Il cuore

Photo by Tim Marshall on Unsplash

Se questo era il cervello, mi piace pensare che ci sia anche un cuore. Il cervello, la razionalità, servono per condividere le proposte, per esprimerci e dialogare, raffinare. Le idee, quello che ognuno di noi porta in questo dialogo bisogna pescarle altrove, altrimenti questa elaborazione si riduce a ribadire i concetti già espressi da altri, si riduce a una serie di mi piace. Il cuore è individuale, non collettivo, le idee, anche quelle politiche, arrivano da un profondo non esprimibile a cui ognuno di noi è in grado di accedere. Un profondo che etichettiamo di volta in volta con termini come spiritualità, filosofia, arte, amore per la conoscenza, per la natura.

In definitiva, credo debba partire tutto da qui, dal cuore. Senza di questo il resto è un vuoto blaterare. E al cuore devono arrivarci tutti. Oggi relativamente poche persone, gli esperti, i saggi, sono in grado di partorire pensieri originali, un gruppo più ampio discrimina, veicola queste idee e la massa non può che subirle. Purtroppo il cuore, soprattutto l’amore per il cuore, non si insegna granchè a scuola. Siamo impregnati di razionalità, di ricerca dell’efficienza e nascondiamo i tesori alle nuove generazioni. Formiamo greggi di schiavi/consumatori e, in politica, li illudiamo di poter “condividere la sovranità”. Quello che abbiamo di fatto realizzato è un’elite che manovra eserciti di consensi, e ci accorgiamo che non funziona, che le leggi non sono che traballanti stampelle se l’humus che ha partorito le idee alla base di quelle leggi non è condiviso da tutti. Se no non lamentiamoci ci dover poi votare Lapo.

5 risposte a “Muscoli, Cervello e Cuore”

  1. Grazie delle condivisione. Penso che hai colto alcuni fattori caratterizzanti il nostro tempo. Altri quali l’invecchiamento e la precarietà forse andrebbero considerati di più nell analizzare la mescola di chi e fatta questa nostra italica società post post romantico-industriale e pre pre cinico-digitale.

  2. Vincenzo per me potresti fondare un partito e avresti il mio voto! Ciò detto per come vanno le cose, molti dei nostri rappresentanti sono diffidenti nei confronti del web. Forse perché viene visto come una forma di controllo sul loro operato più che uno strumento per proporre nuove idee. E poi c’è sempre la scusa dei fake…

  3. Ormai il web sta diventando seconda natura al punto che tra pochi anni sembrerà strano persino essersi posto il problema: la politica sarà principalmente via web, difficile immaginarne ora le forme.

  4. Due brevi pensieri scaturiti da questa lettura.
    Prima una cosetta leggera: la guerra simbolica del voto o quella leggermente cruenta degli Orazi vs Curiazi, mi han fatto pensare ad una simpatica disputa territoriale tra due Stati, peraltro non particolarmente bellicosi, Danimarca e Canada, per un’isola artica. Si tratta di poco più di uno scoglio, disabitato e spoglio in mezzo al nulla dell’Artico. La cosa simpatica è che la contesa si concretizza in una periodica riconquista da parte dell’una o dell’altra Forza Armata, che si limita a sostituire la bandiera “nemica” con la propria. Ma in più lasciando come omaggio cortese (o forse beffardo) agli avversari una bottiglia del proprio liquore nazionale, brandy e whiskey, rispettivamente.
    Mi pare che sia ricordata come la Guerra delle Bottiglie, che in inglese rende molto meglio: Bottle battle.😁

  5. Secondo pensiero, più pertinente con il tuo articolo.
    Come ho già avuto modo di dirti in altre occasioni, io non mi fido di una troppo spinta democrazia diretta in mano al web.
    Tu sei un inguaribile idealista, un “fanciullino” che crede ancora alle favole, …tipo quella che davvero ti lasceranno andare in pensione fra un mese!😁
    Io invece diffido dall’affidare completamente le nostre vite ad una Piattaforma web.
    Il buon Franco ha citato prima la “scusa” dei fakeusers o fakenews da parte dei politici per non voler essere controllati.
    Vero. Ma piuttosto io temo che i controllati siamo noi. E non parlo di privacy (chè non ho nulla da nascondere) ma di controllo e manipolazione dei miei metadati, al fine di indirizzare la massa proprio verso lì dove si illude di scegliere di andare.

    In sintesi, preferisco come male minore essere governato da un branco di scalcagnati votati nell’urna (dei quali spero sempre in una fondamentale buona fede, e che se ora sono 300 in meno, meglio!), piuttosto che da una eminenza grigia impalpabile che mette i miei sondaggi, i miei post e i miei voti nell’algoritmo da lui creato che sputa fuori la “soluzione” giusta ai miei problemi (secondo lui!).

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